venerdì 22 maggio 2015

Scrivere a quattro mani

Sarà perchè ho iniziato con lettere e diari, ma il mio approccio alla scrittura è sempre stato molto personale, intimo, solitario; e quando con Emiliano Bezzon è venuta fuori l'idea di scrivere qualcosa insieme mi sono chiesta se potesse funzionare. Il progetto, poi, prevedeva di dedicarsi a un romanzo, niente di tecnico che potesse prestarsi a una facile distribuzione e suddivisione di compiti. Scrivere insieme un'opera di fantasia, e per di più a distanza... come ci siamo divertiti a calcolare, abitiamo a 272.7 Km di distanza in linea d'aria, che diventano ben 364.8 se calcolati come distanza di guida. Che sistema avremmo
adottato? Come avremmo proceduto? Chi avrebbe fatto cosa? Oltretutto, non potevamo contare né su una qualche forma di collaborazione pregressa né su un'amicizia di lunga data né su una significativa condivisione di esperienze... ci conoscevamo appena! Eppure quei pochi elementi che erano emersi da una breve conversazione a margine di un incontro di lavoro erano stati sufficienti a far sì che prendesse forma il nostro temerario progetto di scrittura a distanza e a quattro mani: la comune passione per la letteratura, la predilezione per il genere giallo, e, nello specifico, per il giallo classico, poliziesco, d'investigazione, la diffidenza per certi stereotipi di investigatori oggi di moda - cinquantenni sfigati con problemi familiari – e la voglia di creare un personaggio nuovo, positivo e diverso. Da lì siamo partiti, senza farsi nemmeno troppe domande. E così è nato "Breva di morte", scritto con un fitto scambio di e-mail... spesso durante le presentazioni del libro ci chiedono qual è il nostro modo di procedere, ma le nostre risposte non sono mai sistematiche, perché nemmeno il nostro metodo lo è. Talvolta inizia Emiliano e finisco io, talvolta il contrario, entrambi rileggiamo il testo per modifiche e integrazioni; le idee ce le mettiamo entrambi, magari discutendone un po'; certo nel nostro romanzo le parti più sbirresche sono di Emiliano mentre quelle più narrative sono mie, ma non è una regola assoluta nemmeno questa. Forse la cosa più sorprendente è stata che a dispetto dei nostri rispettivi caratteri alquanto coriacei ci siamo rivelati abbastanza malleabili nel prendere in considerazione le reciproche osservazioni e le reciproche critiche, che pure non sono mancate. Alla fine il romanzo è nato in pochi mesi, lasciandoci entrambi più che soddisfatti! Con un dubbio, però; abbiamo detto fin da subito che l'avremmo scritto "a quattro mani", ma è corretta questa dizione? In realtà la scrittura nel senso tradizionale del termine
si fa con una mano sola, la destra (o la sinistra se si è mancini), opportunamente dotata di penna... ma evidentemente "a quattro mani" ci è venuto spontaneo a causa dell'evidente abitudine, comune a entrambi, di scrivere al computer... utilizzando sulla tastiera entrambe le mani! Per quanto mi riguarda, poi, nell'adozione quasi automatica di questa definizione ha sicuramente giocato un ruolo significativo il sotteso rimando al pianoforte a quattro mani...e su questo posso ben dire di essere sola, nel senso che mai e poi mai Emiliano potrebbe sopportare la mia maniacale fissazione con l'ascolto della classica, preferibilmente a tutto volume...e già lo immagino che ringrazia Iddio per quei trecento e passa chilometri di distanza che ci separano!