tag:blogger.com,1999:blog-9703867251600416622024-02-24T21:46:55.533+01:00Bevendo caffèlibri&chiacchiere davanti a una tazzinaCristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.comBlogger60125tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-48451501919685552522016-01-14T18:10:00.001+01:002016-01-14T18:10:14.537+01:00Il delitto si addice ad Eva <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJ6nhvJlmYM8E6vPG4JQsw3f8aLocN4CSDfzrji-roWxc_rCHHM-FzeWZMGiktNNtETv-45m8vSlIu1sSM_RQ8egbNE4ARUDCerzU6gyV7MS9GkxOgzzNB7X7xQxQFTeUJmXnnwOvvXd0/s1600/bsfm-lea_cover.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJ6nhvJlmYM8E6vPG4JQsw3f8aLocN4CSDfzrji-roWxc_rCHHM-FzeWZMGiktNNtETv-45m8vSlIu1sSM_RQ8egbNE4ARUDCerzU6gyV7MS9GkxOgzzNB7X7xQxQFTeUJmXnnwOvvXd0/s1600/bsfm-lea_cover.gif" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Su "LEA" rivista online dell'Università degli Studi di Firenze, Elisabetta Bacchereti nel saggio "Il delitto si addice ad Eva" parla dei miei scritti. Di seguito, l'estratto, e in fondo il link per scaricare in pdf l'interessante articolo. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Scrittura a quattro mani anche per Breva di morte (2015), poliziesco classico, firmato da Emiliano Bezzon, comandante della Polizia locale di Varese, al suo primo romanzo, e Cristina Preti, nata a Empoli (Firenze) che conta al suo attivo una raccolta di racconti, Pomeriggio alle Antiche Terme (2015); un romanzo, La donna che morì bevendo caffé (2011), storia di ordinaria quotidianità che si colora di mistero e assume progressivamente il carattere, il tono, la suspence di una vera indagine; un accattivante trittico di racconti lunghi a formare quasi un romanzo, per i rimandi e i richiami interni e per l’unicità del cronotopo, l’annuale Festival pucciniano di Torre del Lago, Ma per fortuna è una notte di luna. Trilogia pucciniana con delitto (2012). Intrigante per la rappresentazione vivace e divertita del backstage degli allestimenti teatrali in cartellone, che Cristina conosce per frequentazione diretta (collabora come corista), la Trilogia culmina appunto con l’assassinio, nella scena finale della fucilazione in Tosca, del tenore che interpreta Mario Cavaradossi, e l’indagine risolutiva del commissario di Pubblica Sicurezza Antonio Magro, poco sensibile verso il melodramma, ma fine interprete, come un Maigret provinciale, delle segrete tensioni dell’animo umano. Con Breva di morte ci si allontana invece dalla Toscana e dai luoghi familiari a Cristina, ben noti al suo co-autore, anche se ancora di un lago si tratta: è il lago di Lugano, sulla sponda italiana della Valsolda, increspato dalla “breva”, ricco di bellezze naturali e di suggestioni letterarie (vi si affaccia Villa Fogazzaro) ma contaminato dalla morte violenta di una giovane donna, restituita cadavere dalle acque del lago proprio dove, in Piccolo mondo antico (1895), si era consumata la morte per acqua della piccola Ombretta, figlia dei protagonisti. Al centro del classico modello inquirente del whodunit, con un ben orchestrato giuoco di impasse, depistaggi, incertezze, una delle rare figure di detective istituzionale al femminile, la giovane tenente dei Carabinieri, Daria Mastrangelo, fresca di Scuola, al suo primo incarico di responsabilità, alle prese, oltre che con il difficile caso, con l’ansia di superare le celate ma percepibili diffidenze dei colleghi maschi, e dimostrare affidabilità e competenza. Un personaggio a tutto tondo, in cui si coniugano sensibilità, intuito, logica e, perché no, femminilità, destinato, crediamo, a ripresentarsi sulla scena, non solo in pubblico come detective, ma con la propria storia personale ed intima, come una Grazia Negro o una Petra Delicado.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<a href="http://www.fupress.net/index.php/bsfm-lea/article/view/17710/16584">Articolo completo "Il delitto si addice ad Eva" di Elisabetta Bacchereti </a>Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-61906473552793459162015-12-29T10:23:00.002+01:002015-12-29T10:25:25.681+01:00Rinascimento privato <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhREa61_18uO9cujl-C-35ZUQTgQVhyphenhyphenZwxNgNFN_fWU4a-kJ8cbwqC2cYyoyCiF_iHgk1QS1qT_Nkfh3UkHHQWSLPyYPm7ntc34dO5DmeIeBCLAhRG9cmkZfgCVTgArcrwn7mZlqONLDLI/s1600/libro_218.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhREa61_18uO9cujl-C-35ZUQTgQVhyphenhyphenZwxNgNFN_fWU4a-kJ8cbwqC2cYyoyCiF_iHgk1QS1qT_Nkfh3UkHHQWSLPyYPm7ntc34dO5DmeIeBCLAhRG9cmkZfgCVTgArcrwn7mZlqONLDLI/s320/libro_218.jpg" width="210" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" lang="" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Finisco il 2015
leggendo Rinascimento privato, di Maria Bellonci. Un libro che da
moltissimi anni mi ripromettevo di leggere: lo avevo in casa da
ragazzina, lo prestai, non mi è mai stato restituito... il desiderio
di leggerlo era rimasto intatto, ma era come se aspettassi il suo
ritorno sulla mia libreria. Alla fine mi sono rassegnata
all’evidenza, ho smesso di aspettarlo, e l'ho preso in prestito in
biblioteca. Un libro che all'inizio mi ha creato qualche difficoltà;
ammetto di non ricordare molto della storia del cinquecento e nelle
prime pagine ho faticato un po' ad orientarmi. Ma la lettura si è
rivelata da subito affascinante, prima di tutto per la lingua
utilizzata. La Bellonci usa un linguaggio punteggiato di parole
desuete e forme arcaiche che conferiscono alla narrazione una
seducente patina di antico. Ammaliata da questo stile particolare mi
sono lasciata conquistare dalla narrazione e adesso che l'ho finito
non posso fare a meno di esprimere un giudizio entusiasta! Si tratta
di una autobiografia immaginaria di Isabella d'Este, figlia di Ercole
Duca di Ferrara e Marchesa di Mantova in seguito al matrimonio con
Francesco II Gonzaga. Sua madre era la figlia del Re di Napoli; sua
sorella la moglie di Ludovico il Moro; suo fratello sposò in seconde
nozze Lucrezia Borgia, figlia di Papa Alessandro VI e sorella del
famigerato Valentino. La nostra Isabella curava attivamente gli
interessi della famiglia e del suo Marchesato destreggiandosi tra
Francia, Venezia, Papato, Impero; non meno importanti erano i suoi
contatti intellettuali e artistici. Giovinetta alla corte di Ferrara
ebbe a che fare con Pico della Mirandola, a Mantova incontrò tra gli
altri Niccolò Machiavelli e Ludovico Ariosto, suo ambasciatore era
Baldassarre Castiglione, suo pittore di corte Andrea Mantegna; e tra
gli artisti con cui fu in relazione</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitAPRYPAP_w1t9WUdWT4EhLvD91uo43s8R9XZ0k_8OtQs3iJbqTCAanIr9QU1uhz8gk6v5cyDU6Pp0u2fIpqVQmpDf10OIz9iVqahLE2GxOUFqoOY5VxK6tRflwnJmTqDx39YGoJjL7eA/s1600/220px-Isabella_d%2527este.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitAPRYPAP_w1t9WUdWT4EhLvD91uo43s8R9XZ0k_8OtQs3iJbqTCAanIr9QU1uhz8gk6v5cyDU6Pp0u2fIpqVQmpDf10OIz9iVqahLE2GxOUFqoOY5VxK6tRflwnJmTqDx39YGoJjL7eA/s1600/220px-Isabella_d%2527este.jpg" /></a></div>
figurano Tiziano, Perugino,
Leonardo da Vinci, il Correggio; alla sua corte lavorarono i
compositori Bartolomeo Tromboncino e Marchetto Cara. Insomma era in
contatto con tutti i grandi del tempo. I libri di storia ce la
restituiscono come una donna colta, appassionata di arte e di musica,
abile diplomatica e assai capace in politica, tanto da essere
definita la "Primadonna del Rinascimento". Alla morte del
marito governò Mantova come reggente del figlio Federico e si
adoperò con successo per aumentare il prestigio del suo marchesato.
Infatti Mantova divenne un ducato, e per il figlio minore Ercole
Isabella riuscì ad ottenere il titolo di cardinale. Nel libro della
Bellonci questi e molti altri avvenimenti vengono descritti dal punto
di vista privato della Marchesa che nel 1533, nella sua Stanza degli
orologi, ripercorre la sua vita narrandone i fatti salienti e
intervallando il filo dei ricordi con le lettere a lei spedite da un
prelato inglese (“anglico”, come lo definisce lei) che ha
incontrato una sola volta e con il quale si è instaurato un rapporto
intenso ancorché espresso soltanto attraverso queste lettere che le
giungono a distanza di anni, e alle quali lei non risponde mai.<br />
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">
</span>
<div align="JUSTIFY" lang="" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Tanti sono gli
aspetti che mi hanno colpito di questa narrazione. Non si può
resistere al fascino di questa donna, vera stratega e abilissima
diplomatica, capace di destreggiarsi nel complicato intrigo di
rapporti tra le potenze del tempo e di uscirne vittoriosa. Mi è
piaciuto molto il modo in cui la Bellonci dipinge questo personaggio,
umanissimo ed estremamente femminile. Una donna di potere e di
governo che aveva una vera passione per gli abiti, i gioielli, la
cosmesi, la bellezza in generale. Una donna che viveva intensamente
la sua condizione di madre; ebbe nove figli, tra i quali tre maschi
destinati a vite importanti, per i quali palpitava e si adoperava
senza risparmiarsi. “Avevo dedicato venticinque anni di meditate
invenzioni a favoleggiare e a crescere, col figlio delle mie viscere,
il figlio del mio spirito.” La vita di corte viene descritta in
modo mirabile, e davvero sembra di vederlo il gruppo di donne che fa
compagnia alla Marchesa e segue le sue indicazioni in merito a
pettinature elaborate, abiti raffinatissimi, musica, poesia e
passatempi vari, e che naturalmente ha un suo ruolo nelle politiche
del marchesato dei Gonzaga. Una dama di Isabella, detta la Brognina,
spicca per bellezza e intelligenza, e coglie clamorosi successi a
Milano, dove si è recata al seguito di Isabella, che è stata
chiamata a conferire fasto e splendore alla corte ducale degli
Sforza. Durante quel soggiorno, fitto di cene, di balli e di tornei,
le vittime della bellezza della Brognina e del suo brillante gioco
seduttivo furono molteplici e importanti: il rappresentante imperiale
a Milano, Matteo Lang, vescovo di Gurk, il viceré di Napoli Raimondo
de Cardona, e il Duca di Milano in persona.
</span></div>
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">
</span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="" style="margin-bottom: 0cm;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJDyma5AEDdU1a9QQYppyXntCOAzZRKmByxKos42yaYpNEfXfbv7GtV4zD9ZYhsb222aQNeh-uzN8SYyHax9gWs4oQ54LBnTdSgQtyP5hFuYej2PBCROQgrVxCA2VpZS246x1xpffGUoE/s1600/Lucrezia_Borgia_1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJDyma5AEDdU1a9QQYppyXntCOAzZRKmByxKos42yaYpNEfXfbv7GtV4zD9ZYhsb222aQNeh-uzN8SYyHax9gWs4oQ54LBnTdSgQtyP5hFuYej2PBCROQgrVxCA2VpZS246x1xpffGUoE/s320/Lucrezia_Borgia_1.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Tra i tanti
episodi narrati in questo romanzo, memorabile l’incontro tra
Isabella e Lucrezia Borgia, sua cognata, e ben presto anche sua
rivale in quanto diverrà amante del marito. L’incontro avviene a
Mantova; la marchesa, nel predisporre l’accoglienza per l’illustre
ospite, fa si che non venga disposta una sedia per lei, la quale è
costretta a non trattenersi e a togliere presto il disturbo; e
ricambia la scortesia andandosene senza salutare.
</span></div>
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">
</span>
<div align="JUSTIFY" lang="" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">L’aspetto che
mi ha più avvinta in questa lettura è stata, comunque, la bravura
della scrittrice nel creare uno stile narrativo “antico” del
tutto plausibile, fondamentale per immergere il lettore nel clima
cinquecentesco e accompagnarlo in una sorta di viaggio nel tempo. Ho
amato in particolare l’uso di termini antichi e desueti, capaci da
soli di evocare una certa atmosfera, un’ ambientazione, la “tinta”
di un’intera epoca. Affascinanti i termini che definiscono i
colori: tané per castano, berrettino per bigio, carnicino per roseo,
lionato per fulvo…così come tante altre parole, le costruzioni
dei periodi, la sintassi in generale, che mi hanno fatto apprezzare
ed amare non solo il grande personaggio storico di Isabella d’Este,
ma anche la grande scrittrice Maria Bellonci! Che è stata capace di
rendere la complessità psicologica e la grandezza storica della sua
eroina punteggiando il testo di frasi icastiche e memorabili. Una su
tutte: “La mia natura è tale che preferisco una calda angoscia ad
una frigida pace.” Un motto che, tutto sommato, sento di poter
adottare anche per me.
</span></div>
Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-59567942037078329392015-12-09T12:34:00.003+01:002015-12-09T12:35:19.226+01:00<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
venerdì 18 dicembre alle ore 21,30</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
all'Evolution Jazz Cafè</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
a Empoli, Piazza Ristori 18</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
Presentazione di Pomeriggio alle Antiche Terme</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
Con gli Avicenne Jazz project </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
... un libro in cui non si parla né di terme, né di antichità, e nemmeno di jazz...</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
un libro in cui si parla di DONNE ! </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
Letture a cura di </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
Cinzia Giuntoli</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
Carla Benedetti</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
Loredana D'Ermiliis </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwK_g-13qTD1zoe_FJuO782G4DpE66xsFkq_R5qtb2ebYojEPA28Kc_2ix8FRxEGCQOLohGiSgUtyrUa-brs9ePkwdm_-Tlxa2sDm-5oqAA4PpqiXPO-bnpYjRD0uXwPOz7xjzpZrwEs0/s1600/Locandina+HD.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwK_g-13qTD1zoe_FJuO782G4DpE66xsFkq_R5qtb2ebYojEPA28Kc_2ix8FRxEGCQOLohGiSgUtyrUa-brs9ePkwdm_-Tlxa2sDm-5oqAA4PpqiXPO-bnpYjRD0uXwPOz7xjzpZrwEs0/s640/Locandina+HD.jpg" width="452" /></a></div>
<br />Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-19818038828383691422015-09-05T18:43:00.004+02:002015-09-05T18:43:47.346+02:00Io & la Biblioteca Fucini, un amore al di là del tempo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1JK2tRM4NoBxOg4VwU0KEB4C1MZrpJwc19aIgRFUYmACSslT-xNyC4wNXHJ26GzWIUMfBuZpAHv60_UZYhNzAWJ9dm_q3xxZ7Jj-fESHEezK2GaBydapHwpDcF7tCzBSlvn-j6LCctug/s1600/manifesto_nottissima_2015-450x640.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1JK2tRM4NoBxOg4VwU0KEB4C1MZrpJwc19aIgRFUYmACSslT-xNyC4wNXHJ26GzWIUMfBuZpAHv60_UZYhNzAWJ9dm_q3xxZ7Jj-fESHEezK2GaBydapHwpDcF7tCzBSlvn-j6LCctug/s320/manifesto_nottissima_2015-450x640.jpg" width="225" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Si avvicina Nottissima, “la notte bianca in Biblioteca”. Apertura
della “Renato Fucini” dalle 18.30 alle 2.00, una kermesse sparsa in tutta la
città e fatta di teatro, musica, artisti di strada, mercatini, di tutt’un po’. <st1:personname productid="La Biblioteca" w:st="on">La Biblioteca</st1:personname> comunale,
com’è giusto, si adegua alle esigenze dei tempi e si spettacolarizza. Rispetto
l’evento e mi fa piacere che al centro di tanta creatività e dinamismo ci sia
questa istituzione empolese cui sono affezionatissima. Mi accorgo di avere
ormai una certa età e provo a ricordare quand’è stata la prima volta che sono
entrata alla Fucini. Credo di non sbagliarmi; anni a cavallo tra i ‘70 e gli ’80,
facevo le scuole medie, e dovevo svolgere una ricerca su Giacomo Puccini. Altri
tempi, senza internet, con in casa certe enciclopedie seriose con le pagine in
bianco e nero e poche immagini, che facevano passare la voglia di documentarsi invece di invogliarti a
leggere. Andai in Biblioteca, se non ricordo male, con una amica. La memoria mi
rimanda immagini che interpreto a fatica, una geografia tutta diversa
dall’attuale; d’istinto, mi verrebbe da dire che l’ingresso era da Via Leonardo
Da Vinci; mi sembra di ricordare una scala esterna, e poi l’accesso alla grande
sala lettura del primo piano. La memoria sovrappone i piani temporali e se
penso a quel mio primo ingresso vedo la sala così come l’ho vista in seguito,
così come la vedo adesso: lo spazio suddiviso dalle scaffalature inframezzate a
grandi tavoli. Magari, chissà, all’epoca gli spazi erano organizzati diversamente, ma io li ricordo così. Ne fui
subito conquistata. Sentii immediatamente il fascino di quel luogo arcano e
silenzioso in cui si respirava il clima importante della cultura documentata,
fatta di libri letti e da leggere, studiati e da studiare. Non l’ ho più abbandonata,
alternando periodi di intensa frequentazione a momenti di minor assiduità,
determinati dalle varie vicende della vita. Tra i ricordi della mia giovinezza,
con piacere rivedo un pomeriggio in cui con una amica mi recai in Biblioteca
alla caccia di giornali successivi al primo maggio 1976, giorno della morte di
Alekos Panagulis. Avevamo letto “Un uomo” di Oriana Fallaci e ci eravamo
innamorate del rivoluzionario greco protagonista del libro. Volevamo </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCtBr3Va3bhWdO1b9TjhcpbartMADfehQ-B-h1OF6FkcJjANhtf1N-Qnub05QQhLqt4HbZL1mqWmJcK601p5yl5qUn1d8pWmGh4Mf_zjZZgf9B9-eHqgDSJBgiHi6_h3n8J0d2IOt6qqM/s1600/empoli_biblioteca_comunale_renato_fucini02.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="273" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCtBr3Va3bhWdO1b9TjhcpbartMADfehQ-B-h1OF6FkcJjANhtf1N-Qnub05QQhLqt4HbZL1mqWmJcK601p5yl5qUn1d8pWmGh4Mf_zjZZgf9B9-eHqgDSJBgiHi6_h3n8J0d2IOt6qqM/s320/empoli_biblioteca_comunale_renato_fucini02.jpg" width="320" /></a></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">vederlo in
faccia e contavamo di trovare qualche foto a corredo degli articoli relativi
alla sua morte; e i giornali del 1976 potevamo trovarli solo in Biblioteca. All’epoca
anche i quotidiani si consultavano al primo piano, nell’unica grande sala di
lettura, e rivedo la fibrillazione con cui io e la mia amica sfogliavamo le
pagine dei vecchi quotidiani alla ricerca di fotografie di Panagulis. E quando
le trovammo…che delusione. Chissà cosa ci aspettavamo; un attore, un modello,
un calciatore. Erano gli anni di Cabrini, magari ci immaginavamo un tipo atletico
e muscoloso, dalla fronte alta e gli zigomi scolpiti. Invece ci trovammo di
fronte alle immagini di un uomo fisicamente assai normale, con i capelli scuri
e folti e due enormi baffi che lo facevano somigliare a un funzionario statale,
a un poliziotto imbolsito, altro che l’intrepido eroe raccontato dalla Fallaci. </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">E andando in Biblioteca tutti i giorni trascorsi le
memorabili vacanze di Natale in cui dovetti dedicarmi alla lettura del
“Niccolo’ de’ Lapi” di Massimo d’Azeglio, con stesura di relativa relazione.
Avevo iniziato la lettura di malavoglia, deprecando il fatto di dover spendere
gran parte delle mie vacanze su quel testo antiquato e barboso invece di andare
a divertirmi, eppure quanto mi appassionai… i Palleschi e i Piagnoni, Francesco
Ferrucci, Gavinana, …</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Vile, tu uccidi un
uomo morto</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">! E quanto tempo trascorso in Biblioteca negli anni di
Università, una Biblioteca rinnovata e ampliata, con le sale al pian terreno e
l’ingresso da Via Cavour; ore, giorni, settimane per gli esami, per la stesura
della tesi, e ancora, dopo la laurea, ore, giorni e settimane per prepararmi
per i concorsi… ed essendo in seguito diventata mamma, ho a lungo frequentato anche
la sezione ragazzi nel frattempo allestita, accoccolata sulla mia brava
seggiolina accanto a Raffaele che voleva leggere e rileggere e ri-rileggere
sempre gli stessi libri… e così sono </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">passati altri anni e mi ritrovo al giorno
d’oggi. Non ho più ricerche da fare, esami da preparare e nemmeno </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">bambini da
accompagnare, ma in Biblioteca vado ancora; nella </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtZViGY3IjnW6Pq7gwqJKWS8Pf5EHibijh6OHKCsVrFF8dT8yUcIqxHftJO0T-AfWEGC5UPp5D8GDbjN4olWv2j6ccMX-70AShz0QkLhRfA-ypnIDtxWUR5MyUdH7AY9mF8pzk141i9sI/s1600/download.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtZViGY3IjnW6Pq7gwqJKWS8Pf5EHibijh6OHKCsVrFF8dT8yUcIqxHftJO0T-AfWEGC5UPp5D8GDbjN4olWv2j6ccMX-70AShz0QkLhRfA-ypnIDtxWUR5MyUdH7AY9mF8pzk141i9sI/s1600/download.jpg" /></a></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">sezione ricavata nel
corridoio coperto del primo piano che circonda il chiostro ci sono i tavoli con
le prese di corrente per i computer, quanto di più adatto per rifugiarsi a
scrivere in un luogo protetto in cui non
mi può accadere nulla di sgradevole. Ricordo, qualche tempo fa, una settimana
intera di ferie che mi sono regalata e che ho trascorso a scrivere in Biblioteca.
Era un periodo piovoso, ogni tanto alzavo gli occhi dal computer e guardavo al
di là del finestra, nel chiostro. L’acqua che scendeva giù implacabile e
monotona portava con sé tutti gli anni e i ricordi del passato. Intorno a me,
ragazzi chini sui libri o intenti a scrivere al pc, circondati da fogli, penne
e quaderni, e io mi sentivo, in fondo, una di loro…forse è per questo che la
Biblioteca mi piace tanto tutt’ora, perché per me funziona un po’ come macchina
del tempo… </span></div>
<o:p></o:p>Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-61328640646497748492015-08-27T19:07:00.004+02:002015-08-27T19:07:46.323+02:00La camera azzurra - Georges Simenon<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxwJrKi0CM-MT4VY5noFISqIVKlJPtXvz_n3idRdW6dZfO-IP6qPzByDG7fqSrbYPtrtLCfYp63-V9b9fQjF_gGDbAIjSovO1Sa1bd7ssM2jh_uqxdBWfxwFvspdxqtI8xlReenqrua8c/s1600/la+camera+azzurra.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxwJrKi0CM-MT4VY5noFISqIVKlJPtXvz_n3idRdW6dZfO-IP6qPzByDG7fqSrbYPtrtLCfYp63-V9b9fQjF_gGDbAIjSovO1Sa1bd7ssM2jh_uqxdBWfxwFvspdxqtI8xlReenqrua8c/s320/la+camera+azzurra.jpg" width="201" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: 12pt;">Di
Simenon ho letto, come molti, i romanzi con protagonista Maigret raffigurandomi
mentalmente il commissario parigino con il volto e le fattezze di Gino Cervi.
Per motivi d'età non ho visto lo sceneggiato quando fu trasmesso in TV la prima
volta, ma ho visto qualche replica e tante foto di scena. Credo che la triade
Simenon – Maigret – Cervi sia ben radicata nell'immaginario collettivo di
lettori e spettatori italiani di ogni età. Ma se devo essere sincera il Simenon
migliore, o almeno quello che a me piace di più, mi sembra quello lontano da Maigret.
Ho letto con grande piacere, negli anni scorsi, "La neve era sporca",
"L'uomo che guardava passare i treni" e "Tre camere a
Manhattan", romanzi senza il famoso commissario che ho trovato uno più
bello dell'altro. Ma l'ultimo che ho letto, quest'estate, sotto l'ombrellone,
mi ha proprio conquistata. Parlo de "La camera azzurra", pubblicato
da Simenon nel 1964. Un romanzo in cui è presente l'elemento poliziesco e giallo,
ma in cui sono altri gli aspetti più rilevanti. La storia, di per sé, non è
originalissima, ma è proprio la costruzione narrativa che affascina e rende
questo romanzo un vero capolavoro, tanto che è stato definito "quasi
insopportabile per quanto è bello". La prima scena, ambientata nella
camera azzurra del titolo, ci presenta i due protagonisti, gli amanti Antoine e
Andreé, che si riposano dopo un pomeriggio di sfrenata passione. Una scena
vivida, che immette subito al cuore della storia, con una descrizione precisa e
efficace che lungi dal fermarsi all'aspetto esteriore di quanto tratteggiato
introduce psicologia dei personaggi e importanti elementi che poi ritroveremo
nel prosieguo della narrazione. La quale si sviluppa su livelli temporali
diversi; al momento in cui il fatto si svolge si affiancano i successivi
interrogatori attraverso i quali i protagonisti chiariscono i particolari della
loro esistenza; parallelamente a tutto ciò, la ricostruzione del passato.
Insomma un intreccio piuttosto complesso, ma condotto con una maestria tale che
non si perde mai l'orientamento, tanto che, ripensandoci, sembra di ricordare
una narrazione assolutamente lineare e convenzionale. Ma non è affatto così. La
storia di Antoine, sposato con Gisele e padre della piccola Marianne, e di
Andreé, moglie del malaticcio Nicolas, si svolge nel microcosmo piccolo borghese di Saint
Justin du Loup, anonimo luogo della provincia francese, e la vicenda è classicamente incentrata sull'intreccio </span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12pt;">tra adulterio e delitti. Al di là del
plot e della costruzione narrativa utilizzata, altra notevole caratteristica
del romanzo</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12pt;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjtnU10y3S2wbXcfiP1CNgaxC0-rEuKjvWCmnwbBJr5mQNPWZdo3SMrumuQJDIOYGjh3nJb73w48-ITxdtjOoqTy53XnDjuetz8m5KXw9NquAqmKqVTkw9_8SQ0TLa-Qymfo5QXJn5sCY/s1600/GSimenon1.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="243" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjtnU10y3S2wbXcfiP1CNgaxC0-rEuKjvWCmnwbBJr5mQNPWZdo3SMrumuQJDIOYGjh3nJb73w48-ITxdtjOoqTy53XnDjuetz8m5KXw9NquAqmKqVTkw9_8SQ0TLa-Qymfo5QXJn5sCY/s320/GSimenon1.jpg" width="320" /></a></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12pt;"> l'efficacia della descrizione dell'ambiente provinciale in cui il
tutto si svolge e della psicologia dei personaggi, infelici e come imprigionati
all'interno delle loro vite modeste e routinarie, cui solo la passione può
portare un fremito di vitalità. Ma la passione e la vitalità possono essere
travolgenti e pericolose... fino a diventare devastanti. Di tutte queste
magistrali pagine alcuni elementi mi sono rimasti più impressi di altri. Ho
trovato davvero ineguagliabile la capacità di Simenon di descrivere la vita
familiare e domestica nella sua feroce ambivalenza, da una parte piatta e
ripetitiva, e perciò esecrabile, ma dall'altra estremamente rassicurante, e
quindi desiderabile, soprattutto nei momenti in cui si ha paura di qualcosa.
Una descrizione che non ricorre a fiumi di parole o riflessioni o
elucubrazioni, ma che si limita a tratteggiare situazioni, e a farlo con le
parole giuste, poche e giuste. A un certo punto Antoine, spaventato per le
possibili conseguenze della sua storia adulterina, nel cercare un rifugio
sicuro ai propri malesseri se ne va in vacanza al mare con la famiglia, e si
presta ai giochi della figlioletta lasciandosi tiranneggiare dalle sue continue
richieste. "Non avrebbe saputo dire se lo facesse con la sensazione di
compiere un dovere, per farsi perdonare una debolezza, per riscattare una
colpa. Sapeva solo che quella passeggiata sotto il sole, accompagnata dalla
vocetta di sua figlia, era dolce e malinconica al tempo stesso. Si sentiva
felice e triste. Ma non a causa di Andreé né di Nicolas. Non ricordava di
averci pensato. Felice e triste come la vita, così avrebbe voluto dire."
Grande Simenon!</span><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12pt;"> </span></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-3738423116170914302015-08-20T16:00:00.001+02:002015-08-20T16:00:43.724+02:00Follia - di Patrick McGrath<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgsjmrEwHRikUdOXmn34mQoCRaNaql1M00klh0EMRJFrHfxphO-3QnrjPrBsr1aaFaTON3Yjaxjq6AE5IVoeVGTARuRtRFqKco_abWAlahyphenhyphenEgDTj6nQH6bW7RyYRwH2xv_ZOODQwqVlsfs/s1600/follia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgsjmrEwHRikUdOXmn34mQoCRaNaql1M00klh0EMRJFrHfxphO-3QnrjPrBsr1aaFaTON3Yjaxjq6AE5IVoeVGTARuRtRFqKco_abWAlahyphenhyphenEgDTj6nQH6bW7RyYRwH2xv_ZOODQwqVlsfs/s1600/follia.jpg" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Da tanto tempo volevo
leggere questo libro. Lo ricordo appoggiato sul coperchio chiuso di
un pianoforte verticale in casa di qualche amico, almeno quindici
anni fa. Lo presi, scorsi velocemente la quarta di copertina, mi
ripromisi di leggerlo. Poi rimandai, perchè stavo leggendo altro. Di
rinvio in rinvio, di libro in libro, di anno in anno, finalmente
quest'estate l'ho comprato e l'ho letto, con una aspettativa
proporzionale al tempo trascorso da quella mia prima intenzione, e
quindi, forse, un po' esagerata. La storia è nota. Siamo in
Inghilterra, alla fine degli anni '50. Stella, moglie di Max Raphael,
vicedirettore di un manicomio criminale, e madre di Charlie,
descritta come una donna molto bella e sensuale, si innamora di un
paziente recluso nell'istituto per aver ucciso (e decapitato) la
moglie. Il sentimento è ricambiato e i due vivono una sorta di
ossessione amorosa fino alle estreme conseguenze; lui scappa
dall'istituto, lei lo segue, e per un periodo convivono in un
sobborgo di Londra degradato e fatiscente. Edgar è un artista, uno
scultore, che, lontano dal manicomio, cerca di riprendere la sua
attività creativa plasmando una testa dell'amata, ma è anche un
uomo ammalato, geloso e violento, che inizia a maltrattare e
malmenare Stella, che si rifugia sempre più nell'acool. Le cose
precipitano, i due vengono riacciuffati e ricondotti all'istituto,
Stella deve seguire il marito che dopo lo scandalo viene trasferito a
lavorare in un' altra struttura... nell'ultima parte del romanzo la
vicenda vira decisamente al drammatico, come a sottolineare che la
follia amorosa non può portare a nulla di buono se non al male e
alla perdizione. La narrazione è condotta da Peter Cleave,
psichiatra collega del Dr. Raphael, con il tono distaccato e freddo
di chi ha dimestichezza più con le anamnesi e le diagnosi che con il
racconto e l'analisi dei sentimenti. Tanti temi, tante suggestioni,
tante riflessioni, che ruotano tutte attorno a un unico
interrogativo, se l'amore possa - e debba - avere un senso o no.</span></div>
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">
</span>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">La prima cosa cui questo
romanzo mi ha fatto pensare è stata una frase di </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLSJvFHVZAQGFuw8Yb764Fy8cwV_aWvSOMdd8yPpJEsjKME4Uo6oPL-Xw9qkh75hR6VFu-EcZo88SbpusVzQ6ZO4X3gpqNT6AKVy6GZYHhRYRb4s5cMmBFi6tksYYai52nMZhOgBkQPT4/s1600/brano.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLSJvFHVZAQGFuw8Yb764Fy8cwV_aWvSOMdd8yPpJEsjKME4Uo6oPL-Xw9qkh75hR6VFu-EcZo88SbpusVzQ6ZO4X3gpqNT6AKVy6GZYHhRYRb4s5cMmBFi6tksYYai52nMZhOgBkQPT4/s1600/brano.jpg" /></a></div>
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Cesare Pavese
tratta dal Mestiere di vivere: "Una donna che non sia una
stupida, presto o tardi, incontra un rottame umano e si prova a
salvarlo. Qualche volta ci riesce. Ma una donna che non sia una
stupida, presto o tardi trova un uomo sano e lo riduce a rottame. Ci
riesce sempre." La frase a dire il vero non si adatta
esattamente a quanto narrato in Follia, perchè Stella non è certo
spinta verso Edgar dalla volontà di salvarlo né lo percepisce come
un "rottame". Però - e la seconda parte della frase di
Pavese va comunque declinata invertendo i sessi - in questo libro un
uomo non stupido trova una donna sana e la riduce a rottame. In nome
appunto di quell' amore che forse è solo una follia... Le domande di
questo libro restano senza risposta, o piuttosto con l'unica risposta
possibile che è il titolo del romanzo stesso (che nell'originale è
"Asylum", manicomio): amore come passione obnubilante, come
voragine irrazionale, come pazzia ingovernabile.
</span><br />
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">
</span>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">L'aspetto di questo
romanzo meno convincente, per me, è stato il tono narrativo.
Probabilmente con la volontà di rendere una narrazione che fosse
quasi un resoconto, una cronaca, un referto medico, lo stile resta
piuttosto algido dall'inizio alla fine, ci sono pochissimi dialoghi,
la materia non sembra mai "partecipata" ma, appunto,
"relazionata". La vicenda è appassionante e i personaggi
interessanti, ma non li ho mai sentiti vivi né mi sono affezionata a
loro, cosa che di solito mi succede. Da qui il mio giudizio
ambivalente su questo libro, che ho letto volentieri, ma che non
rileggerei.
</span></div>
Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-27155100107612379062015-08-05T23:01:00.000+02:002015-08-05T23:06:22.586+02:00Shining, di Stephen King <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPsj7QmjngeTQKisVSAPG0aUhj-Fcu3RUP_Q450Wiz4hvE-aC8k81zHbNn8klvxQqAxIXCYbPQNtqCUXyjXHN2u_tifuOnD8T6q1ZSdLa-G-NqHl4RrcHkUsmyvf6WMbT3_Nb9vnQme74/s1600/king.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPsj7QmjngeTQKisVSAPG0aUhj-Fcu3RUP_Q450Wiz4hvE-aC8k81zHbNn8klvxQqAxIXCYbPQNtqCUXyjXHN2u_tifuOnD8T6q1ZSdLa-G-NqHl4RrcHkUsmyvf6WMbT3_Nb9vnQme74/s200/king.jpg" width="163" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Non avevo mai letto nulla di Stephen
King, eccezion fatta per “On writing”, una sorta di autobiografia del mestiere,
in cui lo scrittore americano parla dell’arte dello scrivere pur senza comporre
un manuale di scrittura. Quel libro mi era piaciuto molto; stile piacevole,
formula originale - un po’ diario, un
po’ confessione, un po’ chiacchierata – e poi tanti consigli utili sulla
scrittura, semplici, diretti, veri, tipo: <i>Se volete fare gli scrittori, ci
sono due esercizi fondamentali: leggere molto e scrivere molto. Non conosco
stratagemmi per aggirare questa realtà, non conosco scorciatoie</i>. Però non
avevo letto nemmeno un suo romanzo. Le sue tematiche non mi attraggono,
l’horror non mi ha mai interessato né in letteratura né al cinema, il soprannaturale
proprio non rientra tra le mie preferenze saldamente ancorate alla realtà delle
cose, dei fatti e delle persone. Però mi sembrava brutto non aver letto nulla
di un autore così prolifico e di successo, molto amato, tra l’altro, da mio
fratello e da mio figlio… e così mi sono decisa, e ho scelto di leggere “Shining”.
Sono sicura che la visione del film non la reggerei – i film <i>di paura</i> mi fanno, appunto, <i>troppa paura</i>
– ma pensavo che la lettura del libro avrebbe potuto appassionarmi. Però devo
ammettere che così non è stato. Non so perché, credo molto abbia a che vedere
col fatto che la mia è una natura estremamente realista e se mi vengono a
raccontare che uno ha le visioni e riesce a rivivere le cose del passato o a
vedere quel che succederà nel futuro la cosa mi lascia indifferente; a pensarci
bene, sono gli aspetti propriamente fantastici delle narrazioni che proprio non
mi attirano, per esempio quando nei romanzi succede che i personaggi raccontino
i loro sogni, in genere scorro velocemente il passo, o addirittura lo salto del
tutto. E così non ho simpatizzato con questo bambino dotato di potere
extrasensoriale, lo “shine”, così come l’intera vicenda dell’entità sinistra
che possiede l’Overlook Hotel e che finisce per </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcvUFI5rOK85anYn9tTvpk8cdS1jt-I6wPkZiab_2MfrsbYmnXntKDXeSlFkgUIct5oeDD52fF03O5feGjBgpTCqHbGXaDt3y2sVzMiX4HYwPdlGUlt_18MqiOMeVGd2zzgM84Yq9bIbE/s1600/shining.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcvUFI5rOK85anYn9tTvpk8cdS1jt-I6wPkZiab_2MfrsbYmnXntKDXeSlFkgUIct5oeDD52fF03O5feGjBgpTCqHbGXaDt3y2sVzMiX4HYwPdlGUlt_18MqiOMeVGd2zzgM84Yq9bIbE/s320/shining.jpg" width="204" /></span></a></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">sopraffare il suo guardiano invernale
impadronendosi di lui e portandolo alla morte non mi ha poi molto appassionato;
insomma ho letto questo libro con un po’ di fatica. Il fatto è che mentre
leggevo non riuscivo a immaginarmi le visioni, i morti che tornano, le voci che
riecheggiano nei corridoi, i cigolii sinistri, proprio perché il mio cervello è
refrattario alla dimensione fantastica e quindi non riesce a elaborare scene
irreali. Riconosco che il libro è scritto bene e dal punto di vista letterario
è un prodotto che non fa una grinza. Ma io non ne sono rimasta colpita, non mi ha coinvolta. Quando ho finito
l’ultima pagina e, come faccio solitamente al termine di una lettura, mi sono
chiesta quale fosse, per me, il nucleo centrale del romanzo, il tema fondamentale,
insomma il messaggio che il testo mi ha fatto arrivare, ho creduto di scorgerlo
nella riflessione sull’immortale tema del rapporto padre-figlio. Nel romanzo le
forze del male cercano di impossessarsi sia del padre - e alla fine ci riescono – che del figlio –
il piccolo Danny, di soli cinque anni; ma quest’ultimo, che teoricamente
dovrebbe essere il soggetto più debole e quindi più facilmente conquistabile,
riesce ad opporsi all’attacco delle “presenze” fronteggiando, nel drammatico finale, il
proprio padre ormai posseduto, e riuscendo ad avere la meglio su di lui. Il quale
morirà tra le fiamme dell’Overlook Hotel mentre Danny si metterà in salvo con
la mamma. Per crescere bisogna uccidere il proprio padre, o farlo
perire tra le fiamme, insomma inventarsi qualcosa per liberarsene... il tutto metaforicamente, s’intende… </span>Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-66308289386843366692015-06-24T14:35:00.003+02:002015-06-24T14:38:01.459+02:00La tentazione del rosa <a href="http://leggendoromancebooksblog.blogspot.it/2015/06/pensieri-dautore-13-cristina-preti.html" style="font-family: Verdana, sans-serif;">Non sono mai stata un tipo romantico, e anche la mia scrittura non lo è... ma... come dire? Il "rosa" mi ha sempre un po' tentato. Sul blog "Leggendo Romance" un mio articolo dal titolo emblematico: "La tentazione del rosa", in occasione dell'uscita del mio ultimo libro, "Pomeriggio alle antiche terme", raccolta di racconti "al femminile". Clicca su questo testo per il link. Buona lettura! </a><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjS9Pu3g9K15ymhBjOpGbSLtG_73gN5qn2NqzXEwo53mG7InB8EcsrFQxnI1bdhxlzomgG6NG3yoqYQexPuk3e3MUmXdhnF8FA3xbmzuRhuqAPOgCBH_u73g4W0eIsZSqLWCgxvPHftJaw/s1600/pomeriggio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjS9Pu3g9K15ymhBjOpGbSLtG_73gN5qn2NqzXEwo53mG7InB8EcsrFQxnI1bdhxlzomgG6NG3yoqYQexPuk3e3MUmXdhnF8FA3xbmzuRhuqAPOgCBH_u73g4W0eIsZSqLWCgxvPHftJaw/s1600/pomeriggio.jpg" /></a></div>
<br />Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-44605497147725040072015-05-22T14:27:00.000+02:002015-05-22T14:33:32.143+02:00Scrivere a quattro mani <div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Sarà perchè ho iniziato con lettere e
diari, ma il mio approccio alla scrittura è sempre stato molto
personale, intimo, solitario; e quando con Emiliano Bezzon è venuta
fuori l'idea di scrivere qualcosa insieme mi sono chiesta se potesse
funzionare. Il progetto, poi, prevedeva di dedicarsi a un romanzo,
niente di tecnico che potesse prestarsi a una facile distribuzione e
suddivisione di compiti. Scrivere insieme un'opera di fantasia, e per
di più a distanza... come ci siamo divertiti a calcolare, abitiamo a 272.7 Km di distanza in linea d'aria, che diventano ben 364.8 se calcolati come distanza di guida. <span style="color: black;"></span>Che
sistema avremmo </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEir2ci3WySCI4CJPt49EuavqAcyPYktr49slv9mn1BnwoO13-KQ0lgtzq63cR1hwy-ZWMx8dvEprmw-l5mM9TjXTbKtq4l3S85Uvonn351SOMRfGShhlVVy1QPoSEtLxjdVcAYuE9_tjPQ/s1600/Mani+che+disegnano.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="167" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEir2ci3WySCI4CJPt49EuavqAcyPYktr49slv9mn1BnwoO13-KQ0lgtzq63cR1hwy-ZWMx8dvEprmw-l5mM9TjXTbKtq4l3S85Uvonn351SOMRfGShhlVVy1QPoSEtLxjdVcAYuE9_tjPQ/s200/Mani+che+disegnano.jpg" width="200" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">adottato? Come avremmo proceduto? Chi avrebbe fatto
cosa? Oltretutto, non potevamo contare né su una qualche forma di
collaborazione pregressa né su un'amicizia di lunga data né su una
significativa condivisione di esperienze... ci conoscevamo appena!
Eppure quei pochi elementi che erano emersi da una breve
conversazione a margine di un incontro di lavoro erano stati
sufficienti a far sì che prendesse forma il nostro temerario
progetto di scrittura a distanza e a quattro mani: la comune
passione per la letteratura, la predilezione per il genere giallo, e,
nello specifico, per il giallo classico, poliziesco,
d'investigazione, la diffidenza per certi stereotipi di investigatori
oggi di moda - cinquantenni sfigati con problemi familiari – e la
voglia di creare un personaggio nuovo, positivo e diverso. Da lì
siamo partiti, senza farsi nemmeno troppe domande. E così è nato
"Breva di morte", scritto con un fitto scambio di e-mail...
spesso durante le presentazioni del libro ci chiedono qual è il
nostro modo di procedere, ma le nostre risposte non sono mai
sistematiche, perché nemmeno il nostro metodo lo è. Talvolta
inizia Emiliano e finisco io, talvolta il contrario, entrambi
rileggiamo il testo per modifiche e integrazioni; le idee ce le
mettiamo entrambi, magari discutendone un po'; certo nel nostro
romanzo le parti più sbirresche sono di Emiliano mentre quelle più
narrative sono mie, ma non è una regola assoluta nemmeno questa.
Forse la cosa più sorprendente è stata che a dispetto dei nostri
rispettivi caratteri alquanto coriacei ci siamo rivelati abbastanza
malleabili nel prendere in considerazione le reciproche osservazioni
e le reciproche critiche, che pure non sono mancate. Alla fine il
romanzo è nato in pochi mesi, lasciandoci entrambi più che
soddisfatti! Con un dubbio, però; abbiamo detto fin da subito che
l'avremmo scritto "a quattro mani", ma è corretta questa
dizione? In realtà la scrittura nel senso tradizionale del termine
</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsPLwzYWu6pXAPzTs_X1wh57MqTqvKZv1nbV8FYZEjMv6B7fAjMggwjSGss7YUDCchRBs8gRBJQiSZvVJXSxOCmLl5oWRd_mbjtxMG4qaLjlvDdT8f0wzGfONYAgb73Wrpx4JKVSGiUaw/s1600/a+quattro+mani.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsPLwzYWu6pXAPzTs_X1wh57MqTqvKZv1nbV8FYZEjMv6B7fAjMggwjSGss7YUDCchRBs8gRBJQiSZvVJXSxOCmLl5oWRd_mbjtxMG4qaLjlvDdT8f0wzGfONYAgb73Wrpx4JKVSGiUaw/s320/a+quattro+mani.jpg" width="212" /></a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">si fa con una mano sola, la destra (o la sinistra se si è mancini),
opportunamente dotata di penna... ma evidentemente "a quattro
mani" ci è venuto spontaneo a causa dell'evidente abitudine,
comune a entrambi, di scrivere al computer... utilizzando sulla
tastiera entrambe le mani! Per quanto mi riguarda, poi, nell'adozione
quasi automatica di questa definizione ha sicuramente giocato un
ruolo significativo il sotteso rimando al pianoforte a quattro
mani...e su questo posso ben dire di essere sola, nel senso che mai e
poi mai Emiliano potrebbe sopportare la mia maniacale fissazione con
l'ascolto della classica, preferibilmente a tutto volume...e già lo
immagino che ringrazia Iddio per quei trecento e passa chilometri di
distanza che ci separano!
</span></div>
Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-7889170789848873962014-10-14T18:49:00.000+02:002014-10-14T18:49:52.499+02:00A casa del Boia<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Per lavoro organizzo una iniziativa a Lucca. Si tratta di un Seminario sulla formazione della Polizia Locale, e quando mi dicono che la sede convegnistica che ci è stata assegnata è la Casa del Boia mi suona un tantino di presa di giro. I vigili urbani alla Casa del Boia, non c'è male. Chiedo informazioni a un amico architetto lucchese; mi rassicura, dicendo che la struttura è molto bella, inaugurata da poco dopo un restauro seguito a un lunghissimo periodo in cui la costruzione ha versato in uno stato di totale abbandono e fatiscenza. Collocata proprio sulle mura di Lucca, in prossimità di Porta Elisa, diventerà un centro multimediale dedicato alla Via Francigena. Mi tranquillizzo; vabbè, qualcuno farà dell'ironia, però, a dispetto del nome, il contesto mi sembra sufficientemente nobile. Mi metto l'animo in pace e vado avanti. Il giorno del seminario il tempo è splendido, in questo autunno che fa il verso all'estate e che si presenta con giornate che se ne fregano del calendario. Arrivo alla Casa del Boia </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwkHsKAnVraIkYMGlPo05WSxnlw-Whrxz1YR7oeQ3-XG3Cy4A2Uepg4Qoxfc2jL_9FGW1DwOf6xe_gpnUexSGKz6bw0JyFQGJBXBW9kKwOuSVtCDo6IpG2wWMGZa5HTVo1GBYpCp0uucU/s1600/10492581_605534372895663_3298537787892458513_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwkHsKAnVraIkYMGlPo05WSxnlw-Whrxz1YR7oeQ3-XG3Cy4A2Uepg4Qoxfc2jL_9FGW1DwOf6xe_gpnUexSGKz6bw0JyFQGJBXBW9kKwOuSVtCDo6IpG2wWMGZa5HTVo1GBYpCp0uucU/s1600/10492581_605534372895663_3298537787892458513_n.jpg" height="213" width="320" /></a></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">passeggiando sulle mura, il primo ad accogliermi è un ragazzone dall'aspetto poco rassicurante, calvo ma con lunghi boccoli grigi ai lati della testa, che mi pare in perfetta sintonia con la denominazione del luogo. Invece è il tecnico, che inizia subito a occuparsi dei classici problemi di schermo, videoproiettore e computer che tanto complicano la vita di chi organizza questo tipo di iniziative. Io, intanto, dò un'occhiata intorno. Me l'ero immaginata come un antro spaventoso, una specie di caverna da orco feroce, e in effetti la sala principale della costruzione, una sala a volte dall'architettura monumentale e suggestiva, grazie a una illuminazione che fa l'occhiolino agli effetti cinematografici, può risultare un tantino inquietante. Ma non c'è nulla da temere, nella sala principale si attende oggi l'arrivo di un sottosegretario per una iniziativa che riguarda la nuova legge di stabilità; nulla a che vedere con gli affari del Boia. La cui storia, però, mi incuriosisce. Mi documento un po'. (www.lemuradilucca.it) </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Nella tranquilla Lucca repubblicana tra il 1629 e il 1783 si erano contate in tutto ottantadue esecuzioni capitali, eseguite secondo i classici sistemi dell'impiccagione o con la decapitazione con una mannaia. Con il Principato di Elisa Baciocchi fu introdotto il Codice penale napoleonico, particolarmente severe nel definire le pene capitali, ma per le esecuzioni fu adottata la più moderna ghigliottina. Quando serviva, veniva affittata dalla vicina Pisa, con esecutore compreso. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Con il Ducato borbonico (1817 - 1847), restato in vigore il Codice napoleonico nella sua forma più severa, si decise di far costruire una ghigliottina lucchese, copiando il modello utilizzato a Firenze; a realizzarla furono gli artigiani Giuseppe Ripari e Sante Maggini. Fu inoltre assunto un esecutore di giustizia fisso, il romano Tommaso Jona, che non trovando ospitalità da nessuno fu sistemato in questo edificio isolato ai margini della città. Il 17 maggio 1825, alle ore 16, si giustiziò, sul prato di Porta San Donato, Francesco Ramacciotti, colpevole d'omicidio, il quale "ebbe luogo di incignare la ghigliottina nuova." nel 1831 fu giustiziato Pietro Pagano, un girovago napoletano che aveva ucciso e derubato un compagno di viaggio mentre, nel percorrere la strada tra Pisa e Genova, si trovavano nella macchia di Viareggio. Nel 1834 Jona dovette</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTpGkqA79cbbI48aEh3qPWXGCim03QzCK7a1qEoIHdfM7xpsXfe2gkJEdGJDh7PiIzLPq7NtAWgDfU1C0NHHxJbQ6ngwEW-DEu1sq9Sc6ylR5EE_q8MaNfFaFStj7nDk2_EyoMu7d_BRM/s1600/10550939_605535816228852_9036437160972066768_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTpGkqA79cbbI48aEh3qPWXGCim03QzCK7a1qEoIHdfM7xpsXfe2gkJEdGJDh7PiIzLPq7NtAWgDfU1C0NHHxJbQ6ngwEW-DEu1sq9Sc6ylR5EE_q8MaNfFaFStj7nDk2_EyoMu7d_BRM/s1600/10550939_605535816228852_9036437160972066768_n.jpg" height="213" width="320" /></a></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> giustiziare l'autore di un atroce misfatto, Michele Petroni, di Colognora di Valdiroggio. Aveva avvelenato il padre e il fratello, facendo strazio del cadavere di quest'ultimo con una roncola e precipitandolo in un burrone. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ma nel 1845, quando fu pronunciata la condanna a morte di ben cinque imputati rei di furti violenti e sacrileghi, il settantaduenne Jona, vista l'età, fu dispensato da quell'incarico. L'uomo, evidentemente molto affezionato al suo lavoro, se ne ebbe talmente a male che rassegnò le dimissioni. A eseguire le cinque decapitazioni con la ghigliottina sistemata sul prato di Porta San Donato fu chiamato il boia di Parma, aiutato da tre figli. Nell'autunno 1846 fu poi assunto Benedetto Paltoni, di Reggio di Modena. L'annessione di Lucca alla Toscana e l'abolizione della pena di morte provocarono l'assalto popolare al carcere di San Giorgio, dove la ghigliottina era conservata. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">"Il 10 ottobre, mentre nel Palazzo Ducale il marchese Rinuccini prendeva possesso di Lucca a nome di Leopoldo II, il popolo percorreva la città gridando "evviva" ed abbattendo gli stemmi borbonici. Uno dei motivi per i quali il Granduca di Toscana meritatamente si acclamava era l'abolizione della pena di morte da lui decretata il 4 ottobre. Al grido popolare di "abbasso la pena di morte", un altro ne seguì: "fuori la guigliottina". A quella parola d'ordine la massa dei dimostranti si precipita verso le carceri di San Giorgio ed esige la consegna della guigliottina e del palco. Sulla piazza si fa un monte di tutti i materiali, poi vi si appicca il fuoco. Mentre il fumo e le fiamme di quella pira si allungano verso il cielo il popolo applaude e le campane di Sant'Anna suonano a stormo. Dirigeva quelle operazioni Don Alisio Giambastiani, un tipo di prete assai strano, temperamento sovreccitabile che terminò la vita in manicomio. Il Giambastiani s'intitolava "cappellano del popolo" ed era sempre l'auriga di ogni dimostrazione popolare. (Cesare Sardi nel volume "Esecuzioni capitali a Lucca nel secolo XIX", stampato dalla tipografia G.Giusti, Lucca 1911). </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Quando le fiamme si spensero rimase intatta solo la lama della ghigliottina ed allora il Giambastiani gridò che ne prendeva consegna in nome del popolo e che ne avrebbe curato la distruzione. Stando al racconto di Cesare Sardi, "nei giorni che seguirono il Giambastiani andò con alcuni amici a Viareggio portando seco la lama della guigliottina. Noleggiata una barca prese il largo e gittò quella lama negli abissi del mare". </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Pare che il boia Paltoni, rimasto senza stipendio, si dedicasse a fabbricare e vendere certi impiastri di erbe, che venivano utilizzati nientemeno che per curare il mal di testa...</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Torno al presente. I miei vigili discutono di degrado urbano e di contrasto all'evasione fiscale...tutt'altra storia... per fortuna.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="http://www.regioni.it/it/show-scuola_di_polizia_locale_a_lucca_sui_corsi_formativi_della_interregionale/news.php?id=367384">Link alla notizia dell'iniziativa </a> </span></div>
Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-15031237709390803492014-05-08T18:37:00.002+02:002014-05-08T18:41:06.541+02:00Storie di altri passeggeri<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Per lavoro sono entrata in contatto con l' ONDS,
Osservatorio nazionale sul disagio e la solidarietà nelle Stazioni italiane, che
affronta il fenomeno dell'emarginazione sociale e delle povertà estreme nelle
aree ferroviarie. L'ONDS, con la cooperativa sociale Europeconsulting, si
occupa, tra l’altro, dell'Help Center presente al binario 1 della Stazione Roma
Termini, del Centro Diurno “Binario 95” presente nella medesima Stazione, e del
giornale “Shaker - pensieri senza
dimora” che ha recentemente curato e dato alle stampe “Storie di altri
passeggeri”, una interessante raccolta di interviste. Interviste a </span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpgsgbILcf3rJfUlB0EVgFkPvCXFQ-VaEYU2rCPKMV03zgm6UD1rDt1JE9my5AfrDlqVkjoJhueoeZS7ySjyziXIlhgmgq1uNBNKXy8XDynsMEkCVVWCc-doZnswejjKt_CKuLIjfxFsU/s1600/index.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpgsgbILcf3rJfUlB0EVgFkPvCXFQ-VaEYU2rCPKMV03zgm6UD1rDt1JE9my5AfrDlqVkjoJhueoeZS7ySjyziXIlhgmgq1uNBNKXy8XDynsMEkCVVWCc-doZnswejjKt_CKuLIjfxFsU/s1600/index.jpg" /></a></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">chi?
Personaggi famosi, vip, calciatori, veline? Ovviamente, no, niente di tutto
questo. Gli intervistati sono gli esponenti di quella umanità marginale,
miserabile e scomoda che gravita attorno alle stazioni; nello specifico, che
gravita attorno alla stazione di Roma Termini. Sono pendolare e il treno lo
prendo tutti i giorni, due volte al giorno; per lavoro mi capita spesso di
spostarmi in treno in altre città, toscane e non toscane, e quindi di stazioni
ne vedo e ne frequento tante, e spesso. Di conseguenza, ho ben presente di cosa
si parli. O meglio, conosco per esperienza diretta gli aspetti esteriori del
fenomeno; che, se devo basarmi sulla mia personale percezione, mi pare
aumentato in questi ultimi anni, con la presenza di tanti stranieri tra cui
molti giovani. Nelle stazioni di Firenze, che frequento in assoluto di più, col
tempo ho individuato anche alcune di queste persone che evidentemente sono
diventate stanziali e che, per così dire, fanno ormai parte del paesaggio. C’è
in particolare un uomo che incontro immancabilmente ogni volta che transito per
Santa Maria Novella, e che mi ha sempre incuriosito. Pur essendo senza ombra di
dubbio un homeless, deve essersi in qualche modo organizzato; non l’ho mai
visto elemosinare, né vagare frastornato con bottiglie in mano, e, pur
nell’evidente abbigliamento di recupero, è a suo modo sempre in ordine. Deve
essere un frequentatore attento e organizzato dei vari servizi assistenziali e
caritativi. Se mi è capitato qualche volta di vederlo sofferente, sudato e
sporco, è stato soltanto in estate, forse perché in quel periodo i servizi funzionano
peggio, o forse perché, più semplicemente, è una stagione che ama di meno. Anche gli homeless avranno i loro gusti…</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Mi sono chiesta spessissimo che storia ci sia dietro
quell’uomo, quell’homeless, quel barbone. Ecco che le interviste raccolte in
“Storie di altri passeggeri” rispondono in qualche modo, per quanto
indirettamente, alla mia curiosità.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Si tratta di storie comuni, a tratti banali, che a un
certo punto hanno più o meno bruscamente sterzato in quella terra di nessuno
che è il vivere per strada. Che si è presentata, tutt’a un tratto, come l’unica
alternativa possibile.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Non possiamo sempre affermare che si tratti di persone
“come noi”, per dirla banalmente. In alcuni soggetti i caratteri sono
decisamente sopra le righe, le vicende non sono propriamente di quelle che
capitano a tutti, certo c’è modo e modo di reagire agli imprevisti della vita e
non è detto che le difficoltà riducano sempre, matematicamente, per strada…
però, talvolta, quando le circostanze, le concomitanze, le congiunture… Insomma
è come se ciascuno di questi personaggi ci guardasse negli occhi, facesse
spallucce e dicesse: “E’ andata così…”</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Certo che da queste pagine emergono ritratti molto
vividi; in questo, sì, si</span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4W5LeSLjhsaEuK7S2u4PgRtugT3qiYKiELR7-9WHor6rIEKQCahtp3JhkZ0QS_3wOZbbWz1HSpA7UPCPQPuTXNqKA0lS2u58PRpWpBILkiXA0TzeiAoHPCyStmh05cDpCZ7ho0qB7_w0/s1600/index_.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4W5LeSLjhsaEuK7S2u4PgRtugT3qiYKiELR7-9WHor6rIEKQCahtp3JhkZ0QS_3wOZbbWz1HSpA7UPCPQPuTXNqKA0lS2u58PRpWpBILkiXA0TzeiAoHPCyStmh05cDpCZ7ho0qB7_w0/s1600/index_.jpg" /></a></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">tratta di persone assolutamente come noi, con il
proprio bagaglio di esperienze e ricordi, con la propria personalità, le
proprie sensibilità, antipatie e simpatie, desideri e speranze. Alessandro
Radicchi, curatore del volume, intelligentemente non chiede agli homeless
soltanto di raccontare la loro storia, ma li fa parlare anche di altro;
sentimenti, ideali, progetti, sogni, restituendo loro quella dignità di persone
che lo stare per strada rischia di far loro perdere. Non si può restare
indifferenti di fronte a questi personaggi, e mi è tornato in mente un passo di
un libro di Natalia Ginzburg che ho letto anni fa, “Caro Michele”, pubblicato
nel 1973. La voce narrante si rivolge a
Mara, una giovane scombinatissima ragazza madre, dicendole: “Così penso che
cercheremo ogni tanto di mandarti dei soldi. Non è che i soldi ti risolvano
niente essendo tu sola, sbandata, vagabonda e balorda. Ma ognuno di noi è
sbandato e balordo in una zona di sé e qualche volta fortemente attratto dal
vagabondare e dal respirare niente altro che la propria solitudine, e allora in
questa zona ognuno di noi può trasferirsi per capirti.”</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Finisco la lettura delle interviste con la sensazione di
aver imparato qualcosa; che nella zona in cui io stessa sono un po’ vagabonda e
balorda abitano gli “altri passeggeri” incontrati da Radicchi… e che non mi è
difficile entrare in sintonia con loro, che in fondo condividono con me molto
di più di quanto la mia vita normale e “borghese” potrebbe far sospettare. Come
se a loro fosse toccata in sorte quella parte rovesciata di vita che non è
toccata a me, per una diversa alchimia e combinazione delle variabili
ambientali e caratteriali.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">E non mi spiace pensare che quell’homeless della stazione
di Firenze si sia accorto di me, e che mi osservi così come io osservo lui,
notando il mio arrivo e pensando:</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">“Rieccola!”</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Magari si chiederà se mi piacciono davvero i miei vestiti
e le mie scarpe almeno apparentemente così scomode, cosa ci sarà mai nella
pesante borsa portadocumenti che pende dalla mia mano sinistra, come mai ho
spesso quell’espressione tirata sul viso e se tutti gli impegni che mi
aspettano nella giornata siano di mio gradimento; probabilmente non mi invidia,
e chissà che qualche volta non gli scappi addirittura un “Poveretta!”. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Storie di altri passeggeri, a cura di Alessandro Radicchi, ec edizioni, Roma 2014. Il ricavato del libro è interamente devoluto a progetti di inserimento sociale delle persone emarginate nella stazione di Roma Termini. per l'acquisto e maggiori informazioni:</span></span></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><br /></span></span>
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Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-67492154586598880902014-01-27T17:55:00.001+01:002014-01-27T17:58:05.000+01:00Festival del Giallo di Pistoia - 2014<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Partecipo,
quest’anno, alla quarta edizione del Festival del Giallo che si svolgerà a
Pistoia dal 31 gennaio al 2 febbraio. Tema del Festival: Gocce scarlatte sul
giallo. Storie di passioni, di tradimenti, di delitti, di amori maledetti. E il
mio intervento, manco a dirlo, riguarderà il mondo del melodramma, che di
passioni, tradimenti e delitti trabocca decisamente…</span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Opera
buffa a parte, nelle opere i cadaveri abbondano; spesso alla fine della serata
se ne contano più d’uno. E a parte l’esito “luttuoso” delle storie, spesso
intricate, a base di scambi di persone, inseguimenti e raggiri, le trame del
melodramma trasudano di passioni straordinarie e violente, cui i personaggi si
abbandonano fino alle estreme conseguenze. “Io seguo il mio destino”, canta
soavemente Cio cio san poco prima di diventare Madama Butterfly; la sua storia
non è particolarmente intricata – anzi la trama dell’opera è di una linearità
esemplare – però la sua enunciazione potrebbe davvero essere adottata come
sintesi riassuntiva dell’agire di tanti personaggi del melodramma, se non di
tutti. E la parola “destino” rimanda immediatamente ad una delle opere più
rocambolesche della produzione </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWMeRPKxulhFqT31cpkmmIlVPrAlAEhOhHK7o6iGhis9QF8LuD3hUihB-Qnnbj3pqQ5yXpBmxFSAEA3Gin4stPCWXxGI7b6MUYiVJH9fvMsW6gp26wyJ1l4ZeKPlLk2JybwNGPEQ58ETw/s1600/forza+del+destino.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWMeRPKxulhFqT31cpkmmIlVPrAlAEhOhHK7o6iGhis9QF8LuD3hUihB-Qnnbj3pqQ5yXpBmxFSAEA3Gin4stPCWXxGI7b6MUYiVJH9fvMsW6gp26wyJ1l4ZeKPlLk2JybwNGPEQ58ETw/s1600/forza+del+destino.jpg" /></a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">verdiana, “La forza del destino”, appunto, in
cui il motore della vicenda è rappresentato da un fatto insolito: un colpo
d’arma da fuoco partito accidentalmente! A Don Alvaro, discendente della stirpe
reale degli Incas, fidanzato di Leonora, parte per caso un colpo di pistola,
che colpisce a morte il marchese di Calatrava, padre dell’amata! Don Carlo,
figlio del morto e fratello della ragazza, giura vendetta e insegue Don Alvaro
e la sorella per ogni dove, ma dopo tutta una serie di ricerche, travestimenti,
imboscate e peripezie, nello scontro decisivo con l’uccisore di suo padre ha la
peggio. Prima di esalare l’ultimo respiro si toglie però la soddisfazione di
ammazzare la sorella privandola così della possibilità di godersi finalmente il
suo bel fidanzato meticcio. Tre morti su quattro personaggi, un bilancio niente
male…Bilancio altrettanto sanguinoso per Tosca, opera pucciniana che tra l’
altro è al centro delle vicende gialle del mio romanzo “Ma per fortuna è una
notte di luna – trilogia pucciniana con delitto”, per il quale, appunto, sono
stata invitata a questo Festival. In Tosca, quattro sono i morti che si contano</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJkrQxFbSgqP2Lf54fQerIBB7SDAAHe8p_SkvOC1J-KhfVvQBqXbj1TMkdP4OcLeam500-xsqxXfIo9K8HqH88uek8Zv_Xn7Zm9kuv77rPi1HFGeeyU1DBKBFzU_Y2XhQfEI2YLriAOxU/s1600/Tosca.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJkrQxFbSgqP2Lf54fQerIBB7SDAAHe8p_SkvOC1J-KhfVvQBqXbj1TMkdP4OcLeam500-xsqxXfIo9K8HqH88uek8Zv_Xn7Zm9kuv77rPi1HFGeeyU1DBKBFzU_Y2XhQfEI2YLriAOxU/s1600/Tosca.jpg" height="216" width="320" /></a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">alla fine dell’opera, tre protagonisti (su tre) e un comprimario. Queste le
vittime, in ordine di sparizione: Angelotti; Scarpia; Mario Cavaradossi; Tosca.
Senza dubbio la morte più spettacolare è quella di Cavaradossi, che, come si
sa, pensa di essere sottoposto ad una falsa fucilazione. Ma il perfido capo
della Polizia, Scarpia, appunto, che giace già cadavere per mano di Tosca,
aveva dato ordine ai suoi uomini che la fucilazione fosse vera più del vero,
altro che simulata. E così il povero Cavaradossi va tranquillo incontro a
quella che crede una recita e si ritrova nientemeno che nell’aldilà, con Tosca
che intanto strepita<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>per il tradimento
atroce subito da Scarpia e che per risolvere definitivamente la questione si
getta dai bastioni di castel Sant’Angelo, sperando di raggiungere quanto prima
il suo Mario, nell’aldilà, appunto... nel mio romanzo ho immaginato che la
finzione si trasformi in realtà, e che il tenore interprete del pittore Mario
Cavaradossi cada realmente ucciso dalla scarica del plotone d’esecuzione, tutto
composto da ignare comparse…ma saranno davvero ignare? Chi ha esploso il colpo
fatale? Chi ha caricato sul serio i fucili generalmente caricati a salve? Ma
questa, rispetto alla Tosca di Puccini, è un’altra storia…</span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiq2e5xkxm9mnQEkQJaTgyeTC86TzWb6g6HaCmMFBivVje2-DQLaMXNwnEKwkRrb9KFpPESX8ifu9P-YqXqSs6EhprQdKQMWNwCS6R5_GYQBS8SBnAkivscs4-eAOc9u3tlut6CNtZtvJU/s1600/GILDA+muore.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiq2e5xkxm9mnQEkQJaTgyeTC86TzWb6g6HaCmMFBivVje2-DQLaMXNwnEKwkRrb9KFpPESX8ifu9P-YqXqSs6EhprQdKQMWNwCS6R5_GYQBS8SBnAkivscs4-eAOc9u3tlut6CNtZtvJU/s1600/GILDA+muore.jpg" height="213" width="320" /></a></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Così
come è un’altra storia quella di Rigoletto, che quanto ad atmosfere noir non ha
nulla da invidiare ai granguignoleschi intrighi di certa letteratura (e d’altra
parte il soggetto del Rigoletto è tratto da Hugo). La storia si svolge a Mantova,
città brumosa dalle atmosfere rarefatte; il Duca, quello per cui “Questa o
quella ecc ecc”, quello per cui “La donna è mobile ecc ecc”, insomma il
libertino dell’opera per antonomasia (anche Don Giovanni è libertino, a dire il
vero, e le ama tutte, purché portino la gonnella; ma come personaggio è più
fine; il suo libertinaggio è più elegante di quello del Duca di Mantova. Ma è
un parere personale), insomma il Duca si è finto povero studente e ha fatto
innamorare si sé l’ignara Gilda, figlia del buffone di corte Rigoletto; i
cortigiani, volendo giocare un perfido tiro a quest’ultimo, rapiscono Gilda
credendola la sua amante, e la consegnano dritta dritta nelle mani del Duca. Il
quale, ovviamente, approfitta delle circostanze. Rigoletto, divorato dalla sete
di vendetta,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>si rivolge al sicario
Sparafucile (che nome! felicissima intuizione!) che, aiutato dalla sorella
meretrice Maddalena, in una notte di tempesta attira nella sua locanda il Duca
per farlo fuori. Ma, ma, ma… Maddalena convince suo fratello a non uccidere il
Duca che è giovane e bello e ha conquistato anche lei… gli propone di uccidere
al suo posto il primo viandante che bussi alla loro porta… Gilda si traveste da
viandante, bussa alla loro porta… e il gioco è fatto! Quando Rigoletto si rivolge
a Sparafucile perché gli consegni il cavadere del Duca, nel sacco che il
sicario gli dà non c’è affatto quel che Rigoletto si aspetta, ma c’è sua
figlia, agonizzante… che muore così sulle rive del Mincio, tra le braccia di
suo padre, in una notte di tempesta… più noir di così…</span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">E
quante altre trame truculente caratterizzano le opere, dalle più famose alle
meno popolari…</span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Nel
Tabarro, Michele uccide l’amante della moglie e ne nasconde il cadavere nel
proprio mantello, avvolgendovi poi anche l’ignara consorte, che si troverà
faccia a faccia col morto…nei Pagliacci, opera ambientata nel mondo dei</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvnZOSOHFyMY10gpam4KXGPCVcESgoUEQzlmtyBS8JLtK22ywG_Cw7Zz4XL9ZrlHK6e4P4LcUS-iSV_Ec8-XI88vn2cNo2UMx6ZqxUXWOLuIKfITR3RJZHgIEeW2tPDNYQ-SUUZu13J7M/s1600/pagliacci.gif" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvnZOSOHFyMY10gpam4KXGPCVcESgoUEQzlmtyBS8JLtK22ywG_Cw7Zz4XL9ZrlHK6e4P4LcUS-iSV_Ec8-XI88vn2cNo2UMx6ZqxUXWOLuIKfITR3RJZHgIEeW2tPDNYQ-SUUZu13J7M/s1600/pagliacci.gif" /></a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">saltimbanchi, Canio, che ha scoperto che la moglie Nedda lo tradisce, nel corso
di uno spettacolo smette di recitare e inizia a incalzare sul serio la moglie
per scoprire il nome dell’amante, e travolto dall’ira la uccide davvero, sul
palcoscenico, per poi uccidere anche l’amante accorso per soccorrere la donna; “La
commedia è finita”, chiude laconicamente l’assassino, rivolto al pubblico
terrorizzato. E vogliamo parlare di “Lady Macbeth del distretto di Mcensk” di
Sostakovic, che uccide il suocero mettendo veleno per topi nei funghi che gli
ha cucinato per cena e poi, aiutata dall’amante, uccide anche il marito e ne
nasconde il cadavere in cantina…<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: 12pt;">Insomma… come dire? Nell’opera lirica non si muore soltanto di tisi…</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: 12pt;"><a href="http://www.sangiorgio.comune.pistoia.it/festival-del-giallo-2014/#.UuaO0_td6zc">Link alla pagina dedicata al Festival del Giallo 2014 sul sito della Biblioteca San Giorgio di Pistoia </a> </span></span></div>
<br />Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-23877329954282888172013-12-14T12:18:00.000+01:002013-12-14T12:20:16.533+01:00Le donne non la danno<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif";">Mario Spinella</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif";">Le donne non la danno</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif";">Ma come si fa a intitolare così un
libro? C’è da vergognarsi<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>a portarlo in
giro. E infatti, leggendo io prevalentemente sul treno, e non reggendo
l’imbarazzo di esibire in pubblico un libro così bizzarramente intitolato, ne
ho nascosto la copertina con una delle mie solite sovraccoperte fatte con una
pagina di </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2Y_8WhCPo-vmUqRUg5M04w3PSuePLSfSlI-sghUb6xZXqA_unDOV6F7KxMy0nnCQxZ6XeDt-xnTlVWpRRUGWl3miygqBgoxX-y1knwc4dmsHo_ghAZ5GcHSkYzGDSm6mxrtgZtGwNqPw/s1600/ledonnenonladanno.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2Y_8WhCPo-vmUqRUg5M04w3PSuePLSfSlI-sghUb6xZXqA_unDOV6F7KxMy0nnCQxZ6XeDt-xnTlVWpRRUGWl3miygqBgoxX-y1knwc4dmsHo_ghAZ5GcHSkYzGDSm6mxrtgZtGwNqPw/s320/ledonnenonladanno.jpg" width="208" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">giornale, che applico ai libri che mi porto in spiaggia per
proteggerli dalla sabbia. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Mi sono
accorta, una volta terminata la lettura e rimesso il libro sullo scaffale, che
la pagina di giornale che avevo utilizzato per la sovraccoperta era
evidentemente uno speciale dedicato alla salute e l’articolo che finiva per
spiccare sulla copertina del mio libro, scritto tra l’altro a grandi caratteri
in grassetto, era dedicato all’incontinenza maschile… “L’incontinenza da
urgenza. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Nota anche come vescica
iperattiva, è il tipo d’incontinenza più diffuso tra gli uomini…” Cioè, era
meglio se i miei compagni di viaggio sul treno avessero letto il vero titolo
del libro… chissà che risate si sono fatti, mentre io, concentratissima sulla
lettura, macinavo pagina dopo pagina. Ho pensato però che forse questa curiosa
circostanza non avrebbe irritato l’autore Spinella, che, a giudicare da questo
romanzo, doveva avere un debole per il grottesco…</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif";"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Il personaggio che funge da voce
narrante</span> della storia è un tapiro ospite dello zoo di Milano. Un tapiro
marxista, per la precisione. Gli animali, in questo stravagante libro, formano
una sorta di società segreta che osserva gli umani, ne registra comportamenti,
pensieri e vicende varie. E il nostro tapiro segue da vicino quel che avviene
al signor Mario Spinella, detto Signor Spinella o, per brevità, dalle iniziali
di quest’ultima denominazione, SS. Questa è soltanto una delle numerose bizzarrie
nomenclatorie del romanzo, che accanto al Tapiro <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>-<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>di
nome Rikki - e a SS ci presenta la signorina Alatiel Bescapè detta Lalieta
nonché Lalli, un pretore che si chiama Vincenzo De Pretore, la gallerista vedova
Gliozzi… e poi gatti, farfalle e insetti che spiano gli umani, il tutto in un
profluvio inarrestabile di citazioni, divagazioni, divertissement, incisi,
condotti da una narrazione a tratti didascalica, a tratti saccente, un po' compiaciuta, talvolta delirante. L’esilissima trama che a fatica si fa strada
tra pagine e pagine di ragionamenti più o meno pretestuosi e paradossali prevede
che la graziosa signorina Lalli Bescapè, sonnambula e impiegata in una azienda che
produce computer, si trovi a fungere da anello di congiunzione tra la dimensione
ultraterrena da lei abitata quando è in trance e le misteriose e inquietanti
potenzialità dei calcolatori elettronici. Il tutto per arrivare a sancire una
connessione tra donne e computer e a delineare in chiusura di racconto un mondo
pacificato in cui le donne comandano e dove vi è cibo, pace e pane per tutti. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif";">Ma cosa c’entra lo strano titolo con
tutto ciò? C’entra, o meglio c’entra con quello che le donne, appunto, non
danno, che, al di là dell’ammiccamento malizioso, è in realtà tutt’altra cosa
rispetto a quella cui l’allusione potrebbe far pensare. E che viene rivelata
soltanto nell’ultimissima pagina del romanzo, lasciando il lettore, a dire il
vero, a bocca aperta, e facendo venire la voglia di rileggere tutto da capo,
alla luce dell’ultima rivelazione. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXDDFsk-JH6hexJYaObLvLkwT3gm4T7b1aGxb7TtyWd0dsf5_N4e_jKXqwGK-8hnFEQJXw-KUj4H5J0wSTvXlGCW1fNB8y5WGwdbcLGrWyOV9Ly9Gld0_XKak8rQBFJ9MF0kadEArEaW8/s1600/spienllafoto.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXDDFsk-JH6hexJYaObLvLkwT3gm4T7b1aGxb7TtyWd0dsf5_N4e_jKXqwGK-8hnFEQJXw-KUj4H5J0wSTvXlGCW1fNB8y5WGwdbcLGrWyOV9Ly9Gld0_XKak8rQBFJ9MF0kadEArEaW8/s1600/spienllafoto.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif";">Leggo che Mario Spinella, scomparso
nel 1994, ha avuto una vita davvero<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>densa. Poco dopo la laurea (in lettere, alla Normale di Pisa) è stato
lettore di italiano all’Università di Heidelberg, quindi soldato in Russia con
l’ARMIR, poi partigiano in Toscana, poi giornalista per “Vie nuove”, “Società”,
“Rinascita”; fu chiamato dai Padri Gesuiti a tenere corsi sul marxismo
all’Aloisianum. Infaticabile promotore culturale, fu direttore responsabile
della rivista “Utopia”, quindi redattore per “Il piccolo Hans” e “Alfabeta”,
curatore e traduttore di testi letterari e scientifici, nonché narratore e
romanziere. Un particolare che mi è rimasto molto impresso delle note
biografiche che ho letto è che aveva una passione per l’Orlando Furioso di
Ariosto, al punto da essersi in pratica innamorato del personaggio di
Bradamante; e il predominio di quest’ultima nel cuore di Spinella era insidiato
soltanto dalla Gilberte di Proust. Un intellettuale talmente ispirato da
innamorarsi di personaggi letterari… non credo ne esistano ancora. Mi sarebbe
piaciuto conoscerlo!<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif";">PRIMA FRASE</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif";">Il fatto, indubitabile, che io sia
un tapiro non toglie credibilità alle osservazioni e deduzioni che, nel corso
di una pluriennale esistenza, mi è stato dato di compiere a proposito delle
donne.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif";"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-19340271550405362612013-11-25T20:00:00.000+01:002013-11-25T20:00:45.444+01:00La nota segreta di Marta Morazzoni<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">La
nota segreta</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Marta
Morazzoni</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjP9I9_7U881hUzx3nATCn3vT_-glysZjI91VqHo1ykzFCO5alXBOEimICGB5mgW3VcnVQ2M8T5qnTY3WfkTx5Lta3xiSfXcZUhqC41-O-XJc_BAF7lERYVVDWIKa1O7RarswaIaehfvw/s1600/la_nota_segreta_marta_morazzoni_longanesi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjP9I9_7U881hUzx3nATCn3vT_-glysZjI91VqHo1ykzFCO5alXBOEimICGB5mgW3VcnVQ2M8T5qnTY3WfkTx5Lta3xiSfXcZUhqC41-O-XJc_BAF7lERYVVDWIKa1O7RarswaIaehfvw/s200/la_nota_segreta_marta_morazzoni_longanesi.jpg" width="135" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Ho
avuto l’impressione che questo libro mi aspettasse, aspettasse proprio me. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">“La
nota segreta” è la storia di un amore assolutamente<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>- apparentemente - impossibile tra una suora
e un diplomatico inglese. Tra l’altro, storia realmente accaduta, nel 1736, a
Milano, dove avviene l’incontro fatale, nella chiesa del monastero di Santa
Radegonda. Il particolare che mi ha reso cara questa storia, e che ne è, poi,
il tratto distintivo, è che, date le circostanze, l’incontro non avviene tra i
due protagonisti, ma tra il protagonista maschile e la voce della protagonista
femminile. Infatti il diplomatico inglese John Breval si innamora della voce
della giovanissima Suor Paola ancor prima che di lei, udendola dalla chiesa
mentre dietro la grata che separa le monache dal mondo intona, assieme a
un’altra suora più anziana, anch’essa cantante e dotata di un raro talento
musicale, lo Stabat mater di Pergolesi. Pergolesi morì proprio nel 1736, a Pozzuoli,
appena ventiseienne, e lo Stabat mater è la sua ultima<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>- sublime – composizione. Suor Paola e la
suora più anziana, Suor Rosalba, ne sarebbero state, quindi, tra le primissime
interpreti. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Suor
Paola ha voce di contralto, e a questa voce lo Stabat mater pergolesiano affida
pagine di commovente bellezza, con una linea di canto che sovente si colloca nelle
zone basse della tessitura e che valorizza i toni cupi e brumosi del registro
grave della voce femminile. John Breval, tipico gentiluomo inglese, diplomatico
per di più, elegante e compito, frequentatore di salotti e fine conversatore, viene
attratto, fino ad innamorarsene, non dalla voce cristallina e svettante del
soprano, ma dall’altra, quella che sonda gli abissi del dolore e della
desolazione. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Egli sente che quella voce
– e soltanto quella – risuona nelle parti più recondite e forse insoddisfatte
del proprio animo; e di quella si innamora, tanto da trovare il coraggio di concepire
un ardito piano di fuga per strappare l’amata voce al convento e portarla via
con sé, e disegnare così un nuovo futuro per entrambi – lui, che in Inghilterra ha
moglie e figli, dovrà rinunciare alla sicurezza della famiglia e del suo
prestigioso lavoro. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Ma
non tutto va come dovrebbe andare, e i due innamorati affrontano varie
traversie; anche se poi, come nelle più romantiche delle storie, il quadro si
ricompone, e alla fine Paola ottiene persino lo scioglimento dai voti dalla
sacra penitenzieria di Roma. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">E’
un romanzo fatto di silenzi, dato il carattere assai riservato dei due
</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6K6i988ZApFR9jMFiCVRFUMhTZbtzGzUBHYygulaT-u_r_GT5jHtXFiuu-WuFu6hmM03U9sofS_J5eIlUtBwVHpOy5hUPL3f6ETBZR4z5VqZg6XgBkC8N3E846LkLZvP6ysAlmwdkaic/s1600/Stabat+Mater.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6K6i988ZApFR9jMFiCVRFUMhTZbtzGzUBHYygulaT-u_r_GT5jHtXFiuu-WuFu6hmM03U9sofS_J5eIlUtBwVHpOy5hUPL3f6ETBZR4z5VqZg6XgBkC8N3E846LkLZvP6ysAlmwdkaic/s200/Stabat+Mater.jpg" width="138" /></a></div>
protagonisti; silenzi che restano predominanti e che nemmeno il canto delle
monache riesce a scalfire. In tali silenzi si inserisce spesso la voce della scrittrice,
che non esita a intervenire in prima persona nella narrazione con commenti e
osservazioni<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che spesso servono anche a
risolvere snodi narrativi complicati. A dire il vero, il finale del romanzo è
un po’ in tono minore; gli eventi iniziano a rarefarsi ancor prima di giungere
alla conclusione, che è tracciata quasi per accenni. Insomma, come succede
spesso nei romanzi d’amore, il narratore accompagna i due protagonisti fino
all’altare; quel che succede dopo non lo sappiamo… Ma non per questo il romanzo
non mi è piaciuto, anzi. La storia è troppo suggestiva per non affascinarmi e i
due protagonisti sono troppo innamorati a dispetto di tutto e di tutti per non
guadagnarsi le simpatie dei lettori, me compresa ovviamente.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Mi
dicono che il Monastero di Santa Radegonda non esiste più, anche se è rimasta
in piedi la Chiesa. Non
escludo di recarmi in visita a tale chiesa, prima o poi, per omaggiare la
memoria di due persone che per amore seppero rompere i sigilli delle rispettive
clausure, reali o metaforiche che fossero. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">PRIMA
FRASE</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Nel
monastero di Santa Radegonda in Milano visse e operò, all’incirca dalla prima
metà del 1700, tale Rosalba Guenzani, monaca benedettina. Suor Rosalba fu per
un certo tempo il vanto del monastero, nota in tutta Milano e forse anche fuori
dal confine della città e dello stato che era già nelle mani degli Asburgo. Era
nota, la monaca, per avere una dote, la voce, e un talento musicale raro. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">ULTIMA
FRASE</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">“E’
vero, eminenza. Oggi abbiamo avuto, a portata delle nosre orecchie, le due più
belle voci che si conoscano in Italia e non solo, e non ne abbiamo goduto che
per cenni di parole. Che spreco! Anche per loro. Non canteranno mai più
insieme. E forse non canteranno più, né a maggior gloria di Dio né per il bene
degli uomini”, e il cardinal Petra scosse la testa. Era sinceramente
dispiaciuto. </span></div>
Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-5602855510008358192013-11-03T21:17:00.000+01:002013-11-03T21:17:38.158+01:00N. di Ernesto Ferrero<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Ernesto
Ferrero</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">N.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCnrPo2N2NEldlfY64_B27iYISwHJJVSzMw1oqykS0p0n5iMsqwBxa23fKqsNLhtnpbKvwxFpEB3-Du7nwr33VBdZlju3Z5dnPXpU_aSxIto23T2wOazE7VHMS_ZinOroB7u_dGlly4u8/s1600/N.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCnrPo2N2NEldlfY64_B27iYISwHJJVSzMw1oqykS0p0n5iMsqwBxa23fKqsNLhtnpbKvwxFpEB3-Du7nwr33VBdZlju3Z5dnPXpU_aSxIto23T2wOazE7VHMS_ZinOroB7u_dGlly4u8/s200/N.jpg" width="130" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Ho
sempre amato Napoleone, di quell’amore che si concepisce sui banchi di scuola
quando ci si imbatte in queste personalità storiche eccezionali. Perché? Non
so. Sicuramente personaggi come lui destano ammirazione per le capacità strategiche,
intellettuali e politiche dimostrate sul palcoscenico della storia, soprattutto
a distanza di secoli, quando certi particolari, per esempio il numero esorbitante
dei morti delle loro molte battaglie, tendono a passare in secondo piano
rispetto ai loro disegni, ai loro progetti, e alle loro realizzazioni.
Sicuramente ho amato la sua volontà di pensare in grande, di confrontarsi con la Storia, di agire al di là
del giudizio sul proprio operato. Sospetto anche che alla base della mia
predilezione per il Corso abbia avuto un certo ruolo la visione, da ragazzina,
del film “Désirée”, in cui Napoleone è interpretato da Marlon Brando, attore
che adoro da sempre. Infatti se mi devo raffigurare l’immagine di Bonaparte non
è tanto ai quadri di David che penso, ma alle inquadrature del bel Marlon con virgolina
di capelli sulla fronte e cosce strette in attillati pantaloni bianchi. Il film
è del 1954 e a quell’epoca Brando aveva trent’anni, era al culmine della fama –
dopo “Il selvaggio” e “Fronte del porto” - e della bellezza… <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Ma
non divaghiamo. Lasciamo l’attore e torniamo al personaggio storico, e più</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRNasoTqTxOhUt3qHBhrn1QIiCDVkt2liZ4ATZ9KEoWOduBwMLkR7lAFG453evxvFLM0eIRFqw7H3rfbNE6q5h-lLqMERisGdrTtbGUQtT-91vLaTFSosyvrTOZZshhDcz_I_NfDCDBr4/s1600/brando+napoleone.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRNasoTqTxOhUt3qHBhrn1QIiCDVkt2liZ4ATZ9KEoWOduBwMLkR7lAFG453evxvFLM0eIRFqw7H3rfbNE6q5h-lLqMERisGdrTtbGUQtT-91vLaTFSosyvrTOZZshhDcz_I_NfDCDBr4/s320/brando+napoleone.jpg" width="192" /></a></div>
precisamente al romanzo <i>N.</i>, scritto da Ernesto Ferrero e dedicato,
appunto, a Napoleone. Il romanzo narra dei dieci mesi (maggio 1814 – febbraio
1815) che Napoleone trascorse all’Isola d’Elba, dopo che, sconfitto, ebbe
abdicato a favore del figlio. Il trattato di Fontainebleau gli garantiva la
sovranità sull’isola, e così poteva continuare a fregiarsi del titolo di Imperatore,
anche se di un piccolo paese, con tanti abitanti quanti furono i morti in una
soltanto delle sue battaglie (12.000, i francesi caduti a Essling del 1809),
lui che aveva regnato su un territorio che si estendeva da Cadice a Mosca. <br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Nel
romanzo si immagina che un notabile erudito dell’isola, Martino Acquabona, sia
assunto come bibliotecario dall’Imperatore. Da mite umanista inorridito dagli
orrori della guerra, Acquabona considera Bonaparte un mostro sanguinario, e ha
concepito nei suoi confronti un odio profondissimo e viscerale. Odio che lo ha portato,
nei quindici anni antecedenti l’arrivo di N. sull’isola, a collezionare
ossessivamente tutto il collezionabile sull’eccezionale personaggio; volumi,
stampe, oggetti recanti il suo ritratto, proclami, memoriali, libelli pro e
contro, racconti e pettegolezzi di viaggiatori di passaggio. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Ma
adesso che l’Orco – così chiamato dai suoi detrattori per via dell'enorme
numero di “enfants” francesi che si era “divorato” nelle sue guerre - è
sbarcato sull’isola e ha chiamato Acquabona accanto a sé, quella che era
soltanto una figura odiata da lontano diventa protagonista della vita<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>quotidiana del bonario, ancorché tormentato, bibliotecario,
un uomo da osservare da vicino e con cui confrontarsi continuamente.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Napoleone
ha sempre vissuto all’insegna della forza e del potere, mentre per il nostro
bibliotecario, al contrario, uomo di lettere dedito allo studio speculativo, la
vita è sempre trascorsa placidamente, come occasione di introspezione e
meditazione, assolutamente scevra da eccessivi volontarismi. Non si potrebbero
insomma immaginare due caratteri, due uomini e due destini più diversi e
opposti; l’uomo pacato e quello aggressivo, il debole di fronte al forte,
l’uomo di lettere e l’uomo d’azione, l’intelligenza e la sensibilità introversa
dell’intelletto contrapposta all’intelligenza e alla perspicacia esuberante dello
stratega. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">I
due sono attratti l’uno dall’altro, anche se ciascuno a suo modo; Napoleone è
soltanto incuriosito da questa figura di erudito taciturno, Acquabona viene lentamente,
e suo malgrado, conquistato dall’Imperatore, forse per gli stessi motivi per
cui ne sono rimasta conquistata io.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>In
particolare, sembra colpito dalla “normalità” che risiede nella
“eccezionalità”; Napoleone è per molti aspetti un uomo come tutti gli altri, e
in fondo è proprio questo che in genere conquista nei personaggi eccellenti, la
scoperta del loro essere praticamente come noi; con la conseguenza che anche
noi, quindi, potremmo aspirare ad essere eccezionali come loro. E questo ci
piace, perché appaga il nostro amor proprio. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhne5gkLo_2eorD8hSsn2Q-HPeH5QaOEjtFdoSE1hDTRjv-gBSBCBsA9FSjQztY7PE30TGtDx4CopkmyS9EFa55StrumI2NpbHIp1D8Fod4fpnvSd42PR94iEpnLdzRaHr1x5wLpu9pe7Y/s1600/desiree3.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhne5gkLo_2eorD8hSsn2Q-HPeH5QaOEjtFdoSE1hDTRjv-gBSBCBsA9FSjQztY7PE30TGtDx4CopkmyS9EFa55StrumI2NpbHIp1D8Fod4fpnvSd42PR94iEpnLdzRaHr1x5wLpu9pe7Y/s320/desiree3.jpg" width="263" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">A
un certo punto, però, la nascente simpatia del bibliotecario nei confronti
dell’Imperatore subisce un duro colpo e Martino Acquabona, tornato al suo
precedente sentimento di odio, ancor più esacerbato dalle circostanze,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>giunge a progettare di ucciderlo. L’elemento
attorno al quale ruota tutta la vicenda del rianimarsi del contrasto e della
meditata vendetta di Acquabona è l’unico particolare che di questo romanzo mi è
piaciuto poco, perché<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>si tratta di una
donna – con cui il bibliotecario ha una sofferta relazione e che l’Imperatore,
che presumibilmente non ne sa nulla, si porta a letto senza alcuna difficoltà.
In un romanzo così bello e colto, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>così
stimolante da un punto di vista intellettuale, che ti fa venire voglia di
riprendere i libri e di rimetterti a studiare, che ti fa meditare sui destini
degli uomini e sul loro incrociarsi con i piani della Storia, avrei preferito
che il contrasto tra i due protagonisti si mantenesse esclusivamente sul piano
politico e cerebrale, senza che si andassero a scomodare sfere intime come
quelle dei rapporti amorosi. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Non
vorrei con questo sembrare troppo severa; il romanzo è davvero notevole.
Martino non riuscirà ad attuare il suo proposito, e Napoleone scapperà
dall’Isola dell’ Elba per andare incontro alla definitiva sconfitta di
Waterloo. Resta da chiedersi se per Bonaparte non sarebbe stato meglio, e in
certo senso più nobile, morire per mano di un bibliotecario geloso, piuttosto
che consumarsi nell’esilio di Sant’Elena… ma dato che il personaggio di Martino
Acquabona è di fantasia, l’interrogativo non si pone, e non ci resta che
pensare che Napoleone è andato incontro all’unico destino per lui possibile. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">PRIMA
FRASE:</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Stava
seduto al tavolo dello studiolo, di traverso. Sprimacciava con irritazione le
carte che il generale Drouot gli aveva passato, il budget del 1815, come se tra
quelle si fosse nascosto uno scarabeo o un cerambice, entrato per caso dalla
finestra in cerca di tepore.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">ULTIMA
FRASE:</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Mentre
nuotavo felice con la mia preda mi è venuta in mente una frase dello zio:
“Penso con sgomento che le isole non hanno altro domani che la partenza.”</span></div>
Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-81263059498888652182013-10-20T19:20:00.002+02:002013-10-20T19:20:29.975+02:00Lettori in viaggio / 11<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Martedì
7 febbraio 2012 </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana;">LA
BIMBA</span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Treno
delle 7.04 per Firenze</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Sale
con me e mi si siede davanti una ragazzina, minuta, con un pesante cappotto e
una serie di sciarpe a difendersi dal freddo inaudito di questi giorni. Ha
sulla testa un pesante berretto di lana nera, dal quale spunta una folta
capigliatura liscia e lunga, tinta di un artificiale rosso acceso. Ha il volto
levigato delle ventenni, una bella bocca rosa, un velo di ombretto grigio scuro
sulle palpebre, le mani leggermente paffute che ancora non hanno perso il
candore e la morbidezza rosata delle mani dei bimbi. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Prende
un libro dal suo grande zaino blu: “Se questo è un uomo”, di Primo Levi,
nell’edizione Einaudi abbinata a “La tregua”. E’ un volume piuttosto vissuto,
ha il segnalibro di una biblioteca con lo stemma del Comune in cima e la data
della restituzione stampata sotto con un datario a inchiostro. Lo apre alle
prime pagine. Mentre legge, fa il broncio.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Lunedì
20 febbraio 2012</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana;">LE
SPIE</span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Treno
per Pisa delle 17.53</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Di
fianco a me, un signore tra i sessanta e i sessantacinque, coppola nera in
testa dalla quale spuntano folti capelli bianco/grigi, e barba anch’essa folta
e grigiastra, con grandi baffi; occhiali dalla montatura in metallo passata di
moda, rettangolare. Aria sinistra. Non si è tolto né giaccone, né sciarpa.
Legge “Il violinista delle danze scozzesi”, di Thomas Hardy.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Davanti
a me, una giovane donna dai lineamenti anni quaranta, tipo Luisa Ferida, mi
immagino la sua faccia in bianco e nero. Ha i capelli lunghi castani, con
riga laterale, le sopracciglia di un colore diverso, più scuro, arcuate ad ala
di rondine. Parla al cellulare e mi sembra di capire che parli in russo.
Termina una conversazione, ne inizia un’altra, in una lingua piena di
consonanti e di “sc”. Smette di parlare al telefonino e tira fuori un libro
dalla borsa: Judith Michael, “Un certo sorriso”.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Il
signore barbuto chiude il suo libro, si toglie la coppola e se la mette su un
ginocchio; getta una rapida occhiata a Luisa Ferida; quindi si addormenta, a
mani giunte, sembra che preghi. Luisa Ferida ripone furtivamente il libro in
borsa e scende anche lei a Empoli, guardandosi intorno, circospetta.</span></div>
Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-25384990379364282052013-09-20T21:57:00.001+02:002013-09-20T21:59:56.569+02:00L.A.Confidential<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">James Ellroy</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">L.A. Confidential </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Alcune
notazioni preliminari:</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-family: Verdana; mso-fareast-font-family: Verdana;"><span style="mso-list: Ignore;">1) </span></span>Faccio parte
di un circolo di lettura dedicato a Jane Austen</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-family: Verdana; mso-fareast-font-family: Verdana;"><span style="mso-list: Ignore;">2) </span></span>I miei
scrittori preferiti sono i grandi romanzieri russi dell’ottocento</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-family: Verdana; mso-fareast-font-family: Verdana;"><span style="mso-list: Ignore;">3) </span></span>Quest’inverno
mi sono entusiasmata rileggendo Il piacere di D’Annunzio e Le affinità elettive
di Goethe. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Facile
dedurre da queste premesse come L.A.Confidential, a quanto pare uno dei
migliori romanzi noir in circolazione, non rientri esattamente tra le mie
letture consuete, anzi; non ho simpatia per la letteratura americana in
generale, il noir non mi ha mai eccessivamente attratto e anche per la
letteratura gialla d’intrattenimento trovo che un morto ammazzato a romanzo sia
più che sufficiente (mentre nei noir abbondano, o almeno credo). Ho letto </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFnkRdxBhb6_QRISXTMfUsXMGqgEJA0XWt3eGhwHJ81fB9Di_GtJTb_a38oIvAhfL-0w_IpGImsFLDbUN9AkASTHcHn_ixRtwzllnbVTDSBPyqnVBLahOXi0Ay_E0qpdpM70E8Y0Qz0pc/s1600/LA+confidential.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFnkRdxBhb6_QRISXTMfUsXMGqgEJA0XWt3eGhwHJ81fB9Di_GtJTb_a38oIvAhfL-0w_IpGImsFLDbUN9AkASTHcHn_ixRtwzllnbVTDSBPyqnVBLahOXi0Ay_E0qpdpM70E8Y0Qz0pc/s320/LA+confidential.jpg" width="251" /></a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">L.A.
Confidential perché da tempo stazionava in casa tra i libri da leggere e perché
per la sua notevole mole mi sembrava adatto come lettura estiva, da ombrellone.
L’approccio è stato difficile. Nella pagina iniziale un personaggio armato fino
ai denti che si presenta sulla scena con dieci chili di eroina e diecimila
dollari di dubbia provenienza viene brutalmente ammazzato non senza avere a sua
volta trucidato almeno cinque o sei persone. La trama si snoda di morto in
morto in un tripudio di schizzi di sangue, pedinamenti, turpiloquio, torture e
violenze di vario tipo, inanellando una serie infinita di personaggi tra minori
e maggiori il cui proliferare ha seriamente rischiato di farmi desistere dalla
lettura, tanto ero confusa. Credo di aver resistito essenzialmente perché i
protagonisti della storia sono poliziotti e la descrizione dell’agire della
polizia americana negli anni cinquanta mi ha molto interessata, oltre che
stupita. In questa storia la differenza tra poliziotti e criminali è davvero
poca, per non dire nulla, e ci sono innumerevoli episodi che mi hanno fatto
seriamente meditare sull’attendibilità di quanto viene narrato. I poliziotti
sono corrotti, violenti, alcolizzati, drogati, frequentano prostitute,
ammazzano e torturano esattamente come i criminali. Se vengono intentati
processi o promosse azioni disciplinari nei confronti di un poliziotto che si è
reso colpevole di qualche reato, spesso è perché un superiore gerarchico arrivista
se non addirittura corrotto approfitta dell’occasione per far fuori chi può in
qualche modo ostacolare la sua ascesa professionale. I poliziotti più che
dall’ideale di garantire la giustizia sembrano animati dalla voglia di menare
le mani contro chiunque turbi il loro concetto di equilibrio sociale e di
ammazzare chi ha commesso qualche delitto particolarmente esecrabile. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Perché
uomini con queste propensioni hanno scelto di lavorare al servizio della legge?
E’ stato solo un caso? E’ forse l’abitudine alla frequentazione di un certo
mondo che finisce per facilitare, per osmosi, l’assimilazione di determinati
comportamenti, in base al famoso detto <i>chi pratica lo zoppo impara a
zoppicare</i>? <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Certo, dobbiamo anche
pensare al servizio di <i>quale</i> legge si sono posti questi individui. In
una città violenta, in un’epoca violenta e in uno stato violento, in cui vige
la pena di morte, non ci si può certo aspettare una mentalità garantista; resto
comunque stupita dal fatto che un poliziotto che uccide tre evasi – imputati in
attesa di processo, colti di sorpresa e disarmati – sia guardato come un eroe e
venga addirittura promosso!<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Questa è Los
Angeles, baby, mi risponderebbe probabilmente Ellroy gettando a terra l’ultima
cicca. E dunque non mi è rimasto che accantonare le sdegnate riserve</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4AEs9-F4SRi_x8TkXT7jOmvirlYC4wKB8u0on2bVkAvkm57ZbySK4DrBmzdtqPMCYfUAYeZKVQ00Ke4CjoQlpGb4FtokAjO3iIx5z-_-XH61rh94UVBSj23GunS-zQI-AiTmC5jXUuwk/s1600/James-Ellroy-002.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="192" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4AEs9-F4SRi_x8TkXT7jOmvirlYC4wKB8u0on2bVkAvkm57ZbySK4DrBmzdtqPMCYfUAYeZKVQ00Ke4CjoQlpGb4FtokAjO3iIx5z-_-XH61rh94UVBSj23GunS-zQI-AiTmC5jXUuwk/s320/James-Ellroy-002.jpg" width="320" /></a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">dettate dalla
mia sensibilità - io così orgogliosa che la pena di morte sia stata abolita in
Toscana fin dal 1786! – e portare in fondo le 500 pagine di questo noir, che,
alla fine, mi ha, a suo modo, appassionata. Sono belli i tre personaggi
protagonisti, poliziotti diversi per indole, storia e motivazioni, che si
trovano a lavorare assieme alla risoluzione di un caso che se ne porta dietro
almeno altri due, in una costruzione logica da giallo classico. E’notevole
anche lo stile, così paratattico, sintetico, efficace. Avvincente la storia, al
centro della quale sta il solito assassino seriale maniaco degenerato così
ricorrente nell’immaginario dei narratori americani -<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e si spera un po’ meno nella realtà. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Ci
sono comunque varie cose che non mi sono piaciute, oltre alla violenza degli
uomini di legge. Mi è spiaciuto un po’ che il mestiere in assoluto più
ricorrente per le donne che compaiono nel romanzo sia quello di prostituta; e
poi, che dalla storia non venga ricavato, in fondo, nessun messaggio positivo. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Ma,
come forse mi direbbe Ellroy, questa è Los Angeles, baby… <span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">PRIMA
FRASE:</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">21
febbraio 1950. Un motel abbandonato ai piedi delle colline di San Berdoo. Quando
Buzz Meeks arrivò, aveva con sé novantaquattromila dollari, nove chili d’eroina
pura, un fucile a pompa calibro 12, una 38 special, una 45 automatica e un
coltello a serramanico.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">ULTIMA
FRASE:</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Ed
le baciò le guance. Lynn salì in auto, alzò i finestrini. Bud appoggiò una mano
sul vetro. Ed vi appoggiò contro la sua dall’altra parte: il suo palmo era la
metà. L’auto si mosse. E si mosse anche lui, di corsa, palmo contro palmo. Una
svolta nel traffico, un colpetto di clacson di saluto.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Stelle
d’oro. Solo con i suoi morti.</span></div>
Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-37987738046734164562013-09-05T21:24:00.000+02:002013-09-05T21:24:17.204+02:00La maga delle spezie <!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Chitra
Banerjee Divakaruni</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">LA MAGA</span><span style="font-family: Verdana;"> DELLE</span><span style="font-family: Verdana;"> SPEZIE</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEik0YqDRYGQF1BALC83E-lzLYz0t4LwQ5mVchTf7Y9OSwWUZDbZgpqsFWLZNShf3qVUrcZWmZwSrl-VUzGGLbgNKATBvCjrHu2v_mTJBd3m7dOQgdl_oh4WsVt9W9NxbGTKMahGiFGc_qg/s1600/lamagadellespezie.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEik0YqDRYGQF1BALC83E-lzLYz0t4LwQ5mVchTf7Y9OSwWUZDbZgpqsFWLZNShf3qVUrcZWmZwSrl-VUzGGLbgNKATBvCjrHu2v_mTJBd3m7dOQgdl_oh4WsVt9W9NxbGTKMahGiFGc_qg/s320/lamagadellespezie.jpg" width="207" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Tilo
è una vecchia signora indiana che gestisce una bottega di spezie a Oakland, in
California. Tilo è l’abbreviazione di Tilottama, da <i>til</i>, sesamo, che è
il nome che ella stessa si è data; nata in uno sperduto villaggio indiano con
il nome di Nayan Tara, segnata fin dalla nascita dal possesso di doti magiche e
miracolose, ha passato una giovinezza avventurosa prima in compagnia dei
pirati, poi in un’isola misteriosa dominata dall’Antica, o Prima Madre, una ineffabile
creatura che trasforma le ragazze che si recano da lei in maghe delle spezie
per poi inviarle nelle città del mondo a esercitare speciali arti magiche.
Appresa dall’Antica l’arte di mettere a frutto i poteri delle spezie, Tilo si è
gettata nel fuoco di Shampati e, trasformata in vecchia rugosa, si è
risvegliata in America, a Oakland, all’interno del Bazar delle spezie, il suo magico
regno. Qui Tilo vende la cannella per chi ha bisogno di essere preso per mano,
seme di coriandolo per chi vuol vedere chiaro, trigonella contro la discordia,
zenzero per infondere il coraggio necessario a dire no. Davanti al suo bancone
si srotolano le storie di chi si è lasciato l’India alle spalle: Lalita, che
avrebbe voluto fare la sarta ma che è obbligata a fare solo la moglie di Ahuja;
Haroun, con le mani rovinate dal martello pneumatico e dal catrame, che vuol
conoscere quale sarà la sua sorte; Jagiit, il bambino canzonato da tutti i
compagni per la sua mitezza; il nonno di Geeta, arrabbiato con la nipote troppo
americanizzata, che rifiuta l’offerta di matrimonio arrivata dall’India per
fidanzarsi con Juan Cordero, un messicano. E poi Manu, Daksha, Vinod, Kwesi, tutte
anime in pena che cercano di orientarsi nella vita e nel mondo, e cui Tilo
consiglia le spezie più adatte alla loro ricerca. E lei, Maga potente ma un po’ribelle,
cosa sta cercando?<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Le
premesse di questo romanzo erano così buone… ma devo confessare che la sua
lettura non mi ha affatto appassionata. Già l’inizio è piuttosto confuso,
indulgendo la narrazione a uno stile puramente evocativo che lascia intuire gli
snodi della trama più che descriverli; e questo, al di là di un mio personale
scarso entusiasmo, può essere anche giusto, trattandosi comunque di una storia
di ambientazione sostanzialmente fantastica. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;"></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTQ5C0Ib6H7Pe7XCr09OznsEXXjS72mn2PJktmZGtI80rDP_3dSQckpcZAMd8azUH3oTsr6E6jUnYWZtApvlp_okqhJUARsARnDvIRa30Myi4ycD_9uDsxiJXH3yoGhobGitbAZhSKnSA/s1600/images.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTQ5C0Ib6H7Pe7XCr09OznsEXXjS72mn2PJktmZGtI80rDP_3dSQckpcZAMd8azUH3oTsr6E6jUnYWZtApvlp_okqhJUARsARnDvIRa30Myi4ycD_9uDsxiJXH3yoGhobGitbAZhSKnSA/s1600/images.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTQ5C0Ib6H7Pe7XCr09OznsEXXjS72mn2PJktmZGtI80rDP_3dSQckpcZAMd8azUH3oTsr6E6jUnYWZtApvlp_okqhJUARsARnDvIRa30Myi4ycD_9uDsxiJXH3yoGhobGitbAZhSKnSA/s1600/images.jpg" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Poi, però, dopo che la nostra Maga
è </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">approdata in America, nelle pagine irrompe un deciso realismo, che
alternandosi alla dimensione favolosa dovrebbe probabilmente suggerire il
confronto tra realtà e magia, mondo terreno e sensibilità soprannaturali cui
l’essenza stessa del personaggio della Maga allude. Ma il rapporto tra le due
dimensioni non è reso in modo armonioso, e lo squilibrio pende talvolta da un
lato, talvolta dall’altro, con il risultato che, se l’intento era quello di
evidenziare quanto di magico c’è nella vita di tutti i giorni, lo scopo è del
tutto fallito. I personaggi introdotti hanno destini più che prevedibili e le
loro vicende vanno tutte a finire bene, ma questo è forse dovuto al fatto che
l’uso delle spezie viene associato alla positività e quindi non ci si poteva
certo aspettare che i rimedi della Maga non sortissero gli effetti sperati.
Quanto alla protagonista del racconto, tutte le sue energie si concentrano sulla
storia d’amore con un misterioso americano capitato nel suo negozio e rimasto
ammaliato dal suo sguardo, unica sua caratteristica fisica interessante, dato
che esternamente Tilo è una vecchia rugosa. Questo potrebbe essere un elemento
originale e insolito, ma l’autrice trova il verso di banalizzare anche questo
particolare, dato che la Maga
si trasforma, giusto in tempo, in una donna fisicamente normale, non senza
essersi tolta la soddisfazione di essere, per una notte almeno, assolutamente
bellissima. Tra parentesi, anche del bell’americano, di cui viene puntigliosamente
raccontata la storia dell’infanzia e del rapporto con la madre, non ho capito
molto, non ho capito, cioè, se debba considerarsi una creatura soprannaturale o
meno. Ma forse è un limite mio. La storia termina con un terremoto, lasciando
dietro di sé più di un punto interrogativo. Tra l’altro, nella narrazione fa
capolino anche la tematica del razzismo, ma è uno spunto che resta lì,
irrisolto. Così come irrisolto resta per me questo romanzo. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">PRIMA
FRASE: </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Io
sono una Maga delle spezie.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">ULTIMA
FRASE:</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">“Andiamo”,
dico a Raven e mano nella mano ci avviamo verso l’automobile.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-4751893892652502262013-07-30T22:48:00.000+02:002013-07-31T09:06:22.523+02:00La mia opera preferita / 2 "scelta con il cuore" <!--[if gte mso 9]><xml>
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<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;"></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgV7Jw7fQyARBh7kwJ6ag1BQcZDtMtC34FyT_FUg1WiGK6XOnGnVlgbUmOi9Oi3AI0wwlxTTfQpWuXTdUsSEhj2NSXLQydk-E1KeE9JIrMfWVUw0P4cFYjQXBLXgcNEH6uMauXI07NHro8/s1600/puccini-madama-butterfly.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgV7Jw7fQyARBh7kwJ6ag1BQcZDtMtC34FyT_FUg1WiGK6XOnGnVlgbUmOi9Oi3AI0wwlxTTfQpWuXTdUsSEhj2NSXLQydk-E1KeE9JIrMfWVUw0P4cFYjQXBLXgcNEH6uMauXI07NHro8/s400/puccini-madama-butterfly.jpg" width="283" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Soltanto
in tempi molto recenti mi sono rassegnata all’evidenza che, oltre alla
prediletta Turandot, il mio cuore di melomane batte per un’altra opera,
peraltro sempre di Puccini: Madama Butterfly. Non a caso ho parlato di cuore,
mettendo subito in evidenza la diversa origine delle mie predilezioni, dettate
da motivazioni razionali per quanto riguarda la Principessa di gelo,
da impulsi totalmente sentimentali in riferimento alla piccola geisha di
Nagasaki. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Madama
Butterfly non mi ha folgorato, non mi è piaciuta subito. Conosciuta fin da
quando ero ragazzina per le arie famose, che spesso vengono <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>eseguite nei concerti, ascoltata abbastanza
distrattamente in una incisione in vinile che possiedo ancora, protagonisti la Tebaldi e Bergonzi, sono
stata costretta a conoscerla approfonditamente soltanto nei primi anni duemila,
quando ho dovuto studiare la parte del coro e partecipare alla sua messa in
scena. Da allora, rappresentazione dopo rappresentazione, ascolto dopo ascolto,
pianto dopo pianto, quest’opera ha lentamente conquistato un posto di primo
piano tra quelle che prediligo e quando, poco tempo fa, nel prepararmi a una
breve trasferta mi sono chiesta quale opera dovessi portare con me per
ascoltarla in viaggio, dopo aver<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>passato
in rassegna più e più volte tutta la mia discoteca mi sono accorta che la
scelta tornava a cadere puntualmente lì, sulla Madama Butterfly. Perché è un’
opera che ho sempre voglia di ascoltare, in qualunque momento, di qualunque umore
io sia. E perché, in un certo senso, alla piccola geisha di Nagasaki voglio
bene. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Queste
considerazioni mi hanno colta di sorpresa e mi sono chiesta il perché di questo
amore per un personaggio totalmente diverso dalla mia eroina operistica da
sempre preferita, Turandot. Cosa c’entra questa ragazzina giapponese trepidante
e ingenua, e pure ignorante dato che non sa nemmeno cosa significa
“ornitologia”, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>con la Principessa di gelo
che tiene in pugno una nazione intera e manda a morte un pretendente dietro
l’altro? Cio-cio-san è piuttosto simile a tutte quelle eroine dell’opera che
come personaggi mi piacciono poco o punto, perse come sono dietro amori più o
meno impossibili e che per l’uomo amato finiscono quasi sempre per morire.
Eppure.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Certo
in primo luogo l’attrazione è determinata dalla musica pucciniana, struggente e
malinconica come non mai, e che in quest’opera ha momenti particolarmente
felici; l’aria d’ ingresso di Butterfly con il coro delle amiche, il duetto
d’amore del primo atto, il “duetto dei fiori” alla fine del secondo, e tutto il
terzo atto, a partire dal toccante preludio strumentale<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>per proseguire fino allo straziante “Tu, tu
piccolo Iddio”, per il quale ad ogni ascolto verso tutte, ma proprio tutte le
mie lacrime.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ma pur passando in rassegna
i momenti musicali, mi accorgo che il mio legame con quest’opera risiede in
qualche altra suggestione e mi ci è voluto un po’ per mettere a fuoco i termini
della faccenda. Che alla fine mi si è rivelata in tutta la sua verità. C’è una
tematica che permea di sé quest’ opera, da cima a fondo, e costituisce anche
l’essenza stessa del personaggio di Butterfly, una tematica che evidentemente
mi risuona nell’anima e che veicolata in modo mirabile dalla musica pucciniana
mi fa palpitare di commozione e di empatia per la protagonista della
storia.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Questa tematica è l’attesa. Cio-cio-san
è una giovane donna che aspetta. Aspetta il ritorno dell’uomo di cui è
innamorata, aspetta che il destino tenga fede alla sua promessa di felicità e
lo riporti da lei, e in quest’attesa tutto il resto è sospeso, la sua vita non
ha altro scopo che questo, quello di attendere. E mentre Butterfly aspetta il
ritorno dell’amato, anche noi, come lei, aspettiamo qualcosa, piccola o grande
che sia; che passi un brutto periodo, che qualcuno che ci è caro guarisca, che
finisca la scuola, che la nostra vita abbia finalmente una svolta, che un amico
con cui abbiamo litigato torni a sorriderci, che arrivi l’estate, che la
giovinezza duri per sempre, oppure che sopraggiunga finalmente la vecchiaia. E
quest’attesa assorbe le nostre energie, tutte orientate a nutrire la speranza
che il nostro desiderio si realizzi, e proprio come Butterfly ci ostiniamo a
scrutare l’orizzonte, impazienti di vedere quel fil di fumo che ci annuncerà la
fine del nostro stato di ansiosa sospensione. Un’attesa fiduciosa, spavalda
quasi, che ci porta a trattare con sufficienza - se non con sprezzo - quanti
cerchino di ricondurci a un sano realismo, in grado di proteggerci dalla possibile
delusione: “Tienti la tua paura, io, con sicura fede, l’aspetto!” canta
speranzosa Butterfly rintuzzando i timori di Suzuki. E quell’acuto, quel si
bemolle su cui termina “l’aspetto”, è lo slancio ottimista con cui ciascuno di
noi cerca di ipotecare il futuro. “Un bel dì vedremo” tratteggia con minuzia di
particolari il tanto agognato ritorno di Pinkerton, è lo strappo in avanti di
Cio-cio-san, così come il primo atto dell’opera, più che l’inizio della storia,
mi è sempre sembrata una sorta di flash-back, il riandare ossessivo della geisha
ai ricordi di quella memorabile giornata, del primo incontro, della prima notte
di nozze, ripercorsi con maniacale precisione, con l’attardarsi su dettagli
quasi inutili e un po’ noiosi, tutti i piccoli accadimenti della giornata,
passo dopo passo, l’incontro con Lui, e poi l’arrivo dei parenti, i gesti
compiuti durante la cerimonia, quel che ha detto tizio e quel che ha detto
caio, via via fino all’ irrompere sulla scena dello zio Bonzo, ti ricordi com’è
stato terribile, eh sì davvero un brutto momento, mi hanno rinnegata, e Lui, Pinkerton,
mio marito, lui ha saputo consolarmi, mi ha detto “ i bonzi tutti del Giappone
non valgono il pianto di quegli occhi cari e belli”… </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqiWgNdlcPOr-Kd_dDthqJgGHBmOD3ggF4ooxX22dLUwjU0AV8ITq3kM9r1XaAnjC4igiydmJb5q9Czw76RnsCCVBuIWbmpOOyRclQfX7e2is3GkpObyVkKOY9ynkpSj3UEmTFeXHSA7g/s1600/butterfly.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="203" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqiWgNdlcPOr-Kd_dDthqJgGHBmOD3ggF4ooxX22dLUwjU0AV8ITq3kM9r1XaAnjC4igiydmJb5q9Czw76RnsCCVBuIWbmpOOyRclQfX7e2is3GkpObyVkKOY9ynkpSj3UEmTFeXHSA7g/s320/butterfly.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">L’attesa
di Butterfly dura tre anni… alterna momenti di sconforto e di ottimismo, finché
gli eventi registrano la contrazione finale e sembra proprio che il sogno della
geisha stia per realizzarsi; dal momento in cui ella scorge la nave da guerra
che attracca nel porto, l’ inquietudine imbocca il suo ultimo tratto e diventa
uno spasmo ingovernabile, che ella cerca di domare cogliendo tutti i fiori del
giardino per adornare e profumare la casa che accoglierà l’uomo tanto atteso.
Ma la smania è talmente forte che non ci sono gesti o parole che possano
addomesticarla, e gli spasmi della lunga ultima notte di attesa si
concretizzano nel mormorio di un coro a bocca chiusa, esemplificazione dello
stadio estremo della tensione emotiva che non trova modo di esprimersi se non
attraverso un malinconico mugolìo. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">L’attesa
di Butterfly si rivela del tutto inutile. Per quanto Pinkerton abbia fatto
ritorno a Nagasaki e si sia persino recato nella casetta che aveva occupato in
occasione del suo matrimonio giapponese, Butterfly neppure lo incontra. Saputo
per certo che la felicità le sarà negata, ella si uccide; e con lei muoiono
anche le nostre aspettative non soddisfatte, le speranze deluse, i sogni
mancati.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">E
l’unica consolazione resta quella di riandare con la memoria ai particolari del
nostro sogno bello, nonché riascoltare all’infinito la musica che più di ogni
altra sa esprimere lo stato sospeso dell’anima che attende. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;"><a href="http://www.youtube.com/watch?v=Xvq9BlWI3jU">Montserrat Caballe canta "Tu, tu piccolo Iddio"</a></span></div>
Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-41034257050007515412013-06-19T14:58:00.000+02:002013-06-19T14:59:47.148+02:00Chi ha paura di Lady Macbeth? <!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-o2iEu06Ke_k1E7WeuZajJ2yWms3Jbn2gVfjyUc75CmhGEn61k-RkOG-bt9siuVkWYn-pWRwVK0D1kzmPrhVsg7nWhmBP715yQO9m7TlJDvanGz0coeQ6qZFqe9fhHruxTThwbYUJqYY/s1600/giuseppe_verdi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-o2iEu06Ke_k1E7WeuZajJ2yWms3Jbn2gVfjyUc75CmhGEn61k-RkOG-bt9siuVkWYn-pWRwVK0D1kzmPrhVsg7nWhmBP715yQO9m7TlJDvanGz0coeQ6qZFqe9fhHruxTThwbYUJqYY/s320/giuseppe_verdi.jpg" width="243" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Tra
pochi giorni assisterò al Macbeth di Verdi nell’ambito della stagione del
Maggio Musicale Fiorentino. Lo mettono in scena alla Pergola, per ricordare che
qui fu presentato la prima volta, il 14 marzo 1847, con Giuseppe Verdi
trentaquattrenne sul podio. Protagonisti di quel memorabile debutto furono due
cantanti singolari, Felice Varesi, che col suo fisico tarchiato e un po’ sbilenco
sarebbe stato pochi anni dopo il primo Rigoletto, e Marianna Barbieri Nini,
soprano fiorentino, cantante temperamentosa di leggendaria bruttezza, preferita
da Verdi ad altre cantanti dalla voce armoniosa e risonante perché per la sua
Lady Macbeth lui voleva “una voce aspra, soffocata, cupa”. La tinta cupa
caratterizza tutta l’opera, gli unici squarci di colore sono rappresentati dal
rosso del sangue che si sparge sul percorso dei due malefici coniugi Macbeth
via via che si accumulano i cadaveri. E’ un’opera anomala, che non tratta dei
classici intrecci amorosi ma illustra la corsa ineluttabile e sanguinaria di
Macbeth e della moglie dietro la loro smania di potere; corsa che anziché al
potere li condurrà alla morte. Che, in senso <span style="mso-bidi-font-style: italic;">ampio e filosofico, forse sono la stessa cosa</span>… </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Macbeth
mi piace moltissimo, è un’opera cui mi sono accostata da adulta, ascoltandola
al Maggio Musicale Fiorentino per la prima volta nel 1995, poi nel 2002, in
questa seconda occasione con la suggestiva regia di Marius Nekrosius. Ne possiedo
un’incisione della DECCA, direttore Riccardo Chailly, protagonisti Leo Nucci e
Shirley Verret; si tratta in realtà della “colonna sonora” di<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>un film del regista francese Claude D’Anna, un
film vero e proprio, non la ripresa teatrale di uno spettacolo, ed è tale la
mia devozione a questa incisione, e soprattutto alla impareggiabile interpretazione
della Verret, che ho acquistato anche il dvd del film. Una pellicola angosciante,
scura dall’inizio alla fine, con le streghe – che, com’è noto, con i loro
vaticini sono il motore del dramma - rappresentate come creature immonde, a
metà tra esseri umani e bestie, in una Scozia dell’anno mille desolata e assai
poco attraente. La rappresentazione del banchetto in onore di Macbeth, appena
asceso al trono regio – che immagineremmo fastosa, condizionati come siamo
dalle sontuose messe in scena teatrali – nel film è ambientata in una sala del
palazzo che pare uno scantinato, con un manipolo di invitati uno più brutto
dell’altro, dalle facce e dai vestiti grigiastri,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>senza alcuna traccia del lusso e del fasto
che siamo soliti associare alla nostra moderna idea di ambiente di potere. Una
descrizione realistica, insomma, diametralmente opposta ad altre scelte
registiche che invece optano per un linguaggio più in linea con le convenzioni
del teatro d’opera (penso alla regia di Liliana Cavani per un Macbeth di
qualche anno fa al Regio di Parma, in cui si effettuava una trasposizione della
vicenda in epoca elisabettiana, contemporanea cioè a Shakespeare; ed ecco i
personaggi indossare grandi e candide gorgiere inamidate, e la scena del
banchetto<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>- chiara e brillante<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>- con dame e cavalieri che intrecciano danze
sfoggiando accurate e bellissime <span style="mso-bidi-font-style: italic;">mise</span>
secentesche.)</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinidrNDClE-pw7xd3JyYRiriGzsaSuZtTWBG4mXEXGazDfbmjYE8xjeYilfhW4UxBGwzarqhPPSlUmOE0_ZplCVijsiaVat7U8M1EXXr_aPVZy3nU4rTpbawwGVQi-DonGvvwnavPxGPY/s1600/218_001.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinidrNDClE-pw7xd3JyYRiriGzsaSuZtTWBG4mXEXGazDfbmjYE8xjeYilfhW4UxBGwzarqhPPSlUmOE0_ZplCVijsiaVat7U8M1EXXr_aPVZy3nU4rTpbawwGVQi-DonGvvwnavPxGPY/s320/218_001.jpg" width="219" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">La
regia del Macbeth di Nekrosius vista al Comunale anni fa, fortemente
simbolica,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>era caratterizzata da scelte
minimaliste, con pochi elementi in una scena di due soli colori: bianco e nero.
Il palco era tagliato a metà da una strada, simbolo del destino dei due
protagonisti. E le streghe erano donne scattanti e belle, dotate di
capigliature lunghissime che facevano voluttuosamente volteggiare ad ogni loro
apparizione. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Non
ricordo le interpreti dei Macbeth fiorentini cui ho assistito; la “mia” Lady
resta la Verret, diretta musicalmente da Chailly e registicamente da D’Anna.
Trovo irresistibile la sua scena d’ingresso: Lady legge la lettera in cui il marito
le annuncia che le streghe gli hanno vaticinato il trono, quindi si rivolge
idealmente a Macbeth incitandolo ad affrettarsi a cogliere la sua grande
occasione e finisce per invocare gli spiriti del male perché sostengano il
consorte a non indietreggiare davanti a nulla, omicidio compreso. Nel film di
D’Anna la Verrett, con i capelli tirati indietro a scoprirne il viso angoloso,
nero e bellissimo, grandi pendenti alle orecchie, un sontuoso mantello argenteo
bordato di pelliccia a coprire il corpo imponente, legge la lettera e canta la
sua cavatina scendendo nelle segrete del castello, dove alcune emaciate figure
di prigionieri si affacciano dalle sbarre per ascoltare il suo febbricitante
canto malvagio; simbolica discesa agli inferi e nei recessi più profondi del
male. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Così
come impareggiabile trovo la scena del “sonnambulismo”, cui sappiamo che Verdi
teneva in modo particolare, attribuendo alla sua riuscita il successo o meno di
tutta l’opera. Lady Macbeth soltanto nel sonno, e quindi in una condizione di
incoscienza, cede di fronte alla consapevolezza dei suoi crimini, rivedendo
ossessivamente i delitti perpetrati assieme al marito; la Verrett si aggira per
il suo funereo palazzo con una specie di tonaca grigia, struccata, disadorna,
torcendosi le mani che nel suo delirio vede ancora imbrattate di sangue. Mani
bellissime, dalle dita affusolate e regali, con unghie lunghe che non possono
che rammentare artigli rapaci. Lady Macbeth è travolta e infine uccisa dalla
pur incosciente consapevolezza dei propri misfatti. Ma consapevolmente resta
perfida fino all’ultimo, coerente con la malvagità innata del suo animo. Non
così Macbeth, che fin dall’inizio appare ambizioso ma esitante, smanioso di
affermarsi ma timoroso, e che mostra subito di non poter reggere psicologicamente
l’enorme peso dei delitti commessi; ha visioni e allucinazioni, è ossessionato
dai fantasmi evocati dalle streghe, si sente costantemente minacciato. Pur
cattivo, è un debole. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">E
grazie a questa sua certa forma di “sensibilità”, Macbeth ci regala, nel testo
di Shakespeare, una pagina di inarrivabile pessimismo nichilista.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Gli
annunciano che la regina è morta. Ecco il suo commento: </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">“Via,
consumati, corta candela!</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">La
vita è soltanto un’ombra errante, </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">un
guitto che in scena </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">s’agita
un’ora pavoneggiandosi, e poi</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">tace
per sempre: una storia narrata</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">da
un idiota, colma di suoni e di furia,</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">senza
significato.”</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Che
nell’opera verdiana così viene reso dall’abile librettista Piave: </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">“La
vita, che importa?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">E’
il racconto di un povero idiota</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Vento
e suono che nulla dinota.”</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Come
non pensare a un passo di una lettera scritta da Giuseppe Verdi a Clara Maffei
nel 1883:</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">“Gli
anni cominciano proprio ad essere troppi e penso… penso che la vita è la cosa
più stupida, e quello che è ancor peggio, inutile! Cosa si fa? Cosa abbiam
fatto? Cosa faremo? Stringendo ben tutto la risposta è una… umiliante…
tristissima: NULLA!” </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDQcAT7F8hTxAh5Hr0lMLDLgTUfDZ3asWx49NKksLlIKbXy7C3uy0aGgqcX065-uK4cbrWcxwzLTYDNuHLbOIZr6WJz_AFJNYERMLA_biKLpwNESlc941PsxGIWrr7F-YMbCmimoeYd94/s1600/callas+macbeth.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDQcAT7F8hTxAh5Hr0lMLDLgTUfDZ3asWx49NKksLlIKbXy7C3uy0aGgqcX065-uK4cbrWcxwzLTYDNuHLbOIZr6WJz_AFJNYERMLA_biKLpwNESlc941PsxGIWrr7F-YMbCmimoeYd94/s1600/callas+macbeth.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Insomma
in questi animi maschili si agita il fantasma del dubbio, dell’incertezza,
della crisi; non così nell’animo della ferrea Lady, che, pur rivedendo nel
sonno il susseguirsi dei suoi misfatti, sembra rammaricarsi soltanto di non
riuscire a pulirsi le mani, esponendosi così al rischio di essere scoperta! E
chissà che non sia proprio la paura di non sfangarla a tenere a bada i nostri
istinti peggiori, più di qualunque principio morale? Cosa faremmo se avessimo
la certezza dell’impunità? E’ questo il dubbio atroce che la storia dei due
coniugi criminali evoca potentemente in noi, rinnovando ogni volta il desiderio
di sentirla narrare da capo? Chi ha paura di Lady Macbeth?<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;"><span style="mso-spacerun: yes;"><a href="http://www.youtube.com/watch?v=ULsObnDu6xo">Shirley Verrett canta "Nel dì della vittoria..." - nel film di Claude D'Anna</a> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-70985861334846786342013-06-02T22:32:00.000+02:002013-06-03T14:52:16.259+02:00Lettori in viaggio / 10<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">13
dicembre 2011</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">LA MONOCOLA</span><span style="font-family: Verdana;"> E</span><span style="font-family: Verdana;"> IL FREQUENTATORE DI BIBLIOTECHE </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Treno
per Firenze delle 7.22</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Un
treno che viene da Siena, stracolmo di studenti che escono a decine e decine,
sembrano non finire mai. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Salgo
e trovo subito da sedere. Di fronte<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>a
me, una donna sui tentacinque, con i capelli castano/ramati, lisci, lunghi, con
un ciuffo sulla fronte così compatto che le copre completamente l’occhio
sinistro. Ha un naso importante, niente trucco, vistose borse sotto gli occhi,
o almeno sotto l’occhio visibile, che pare verde chiaro.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ha un corto giubbetto di pelle con un bel
collo di pelliccia, pantaloni sportivi color fango, stivaletti. Legge “L’educazione
delle fanciulle”, di Franca Valeri e Luciana Littizzetto; sul retro di
copertina vedo che ci sono vistosi adesivi con codici a barre, tipici dei libri
acquistati a sconto al supermercato. All’altezza di Montelupo chiude il libro,
lo infila in borsa e si mette a smanettare sul cellulare.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Accanto
a me, un signore distinto sui cinquantacinque, capelli radi e fini castano
chiaro, occhi azzurri, occhiali appesi al collo con una cordicella, un bel
vestito di tessuto operato che forma minuscoli quadrettini bianchi e
grigio/verdi, sotto una camicia azzurro chiaro, cravatta blu, belle scarpe
marroni. Legge un libro dalla copertina di un rosso squillante, ha infilato tra
le pagine a mò di segnalibro una striscia di cartoncino su cui sta scritto
Biblioteca Vallesiana. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Anche
lui più o meno a Montelupo smette di leggere, si mette il libro in grembo (“Ratti
rossi”, Xiaolong Qiu) , appoggia la testa e dorme.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">22
dicembre 2011 </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">PRECIPITOSA
RICERCA DELLA FELICITA’</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Treno
da Firenze delle 16.28 </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Una
volta partiti, dato che accanto a me non c’è nessuno, appoggio sul sedile vicino
al mio borsa e portacomputer. A Rifredi una ragazza appena salita mi fa: “Posso?”
e non appena libero il posto si siede precipitosa, quasi gettandosi. Indossa un
piumino imbottito lungo color verde, con il cappuccio contornato di pelliccia,
anch’essa verde. La sbircio di profilo, ha i capelli corti e lisci sul
castano/rossiccio, porta occhiali dalla montatura verde. Estrae da una borsa un
libro, un volumetto sottile, piegato su se stesso: “Felicità in questo mondo.
Un percorso alla scoperta del buddismo e della Soka Gakkai”. Si mette a
leggerlo scorrendo le righe con il dito, ha le unghie curate, laccate di smalto
trasparente. Quando il treno arriva a Lastra a Signa,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>non più di dieci minuti da quando è salita,
alza la testa dal libro e si accorge che è la sua fermata, scatta su e si
precipita all’uscita. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">23
dicembre 2011</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">LA
GIOVANE CONTADINA RUSSA</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Treno
da Firenze delle 18.10<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Di
fronte a me una donna giovane, ma non giovanissima, fuori moda, fuori tempo;
robusta, faccia larga, tonda, assolutamente priva di trucco, naso a patata,
labbra sottili, capelli castani corti con ciuffo fermato di lato da una
molletta; un maglione marrone a collo alto, pantaloni neri di velluto
sciupacchiati e lisi sui ginocchi, scarpe da ginnastica nere un po’ infangate.
Il maglione è ampio, ha dovuto arrotolare le maniche troppo lunghe; al polso
sinistro, un orologio swatch nero; all’anulare la fede. Sembra una giovane e
robusta contadina russa. Sulle ginocchia tiene ben aperto un libro voluminoso,
dalla copertina cartonata, con la sovraccoperta dai tenui colori pastello. “Ho
un castello nel cuore”, di Dodie Smith. Legge composta, senza muoversi. Le
suona il cellulare, risponde in italiano, ma con un forte accento slavo.
“Arrivo tra dieci minuti”.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-43285363046652642832013-05-19T17:04:00.000+02:002013-05-19T17:04:39.190+02:00La vita secondo Jane Austen<!--[if gte mso 9]><xml>
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<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal;">Il nostro club <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>- Il club di Jane Austen - si è riunito a
distanza di parecchi mesi dall’ultimo incontro; da quando è stato fondato non
c’era mai stata una pausa così lunga tra una riunione e l’altra. Siamo un
gruppo di donne parecchio indaffarate e stavolta abbiamo rischiato che i
continui rinvii ci facessero demordere dall’impegno preso ormai un paio d’anni
fa, quello di trovarsi assieme nel nome di Jane Austen per discutere dei libri
dell’autrice inglese e non solo.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ma alla
fine ce l’abbiamo fatta, e pur a ranghi ridotti <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>- oltre alla sottoscritta erano presenti
Alessia, Giovanna, Silvia B e Silvia D - ci siamo incontrate un venerdì sera
d’inizio maggio, a casa di Alessia, per discutere del </span></b><b><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal;">libro “</span></b><span style="font-family: Verdana;">La vita secondo Jane Austen”, scritto da <b><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal;">William Deresiewicz,</span></b>
professore associato di inglese all’Università di Yale<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e autore di numerosi articoli e saggi. Il
sottotitolo di questo libro, “Cosa ho imparato dai suoi romanzi sull’amore,
l’amicizia e le cose davvero importanti”, sembra fatto apposta per le nostre
riunioni, che sono sempre state occasione, oltre che di discussioni più o meno
serie sui romanzi della Austen e su altri libri, di innumerevoli divagazioni su
un nucleo centrale di questioni, le eterne tematiche dell’amore, dell’amicizia
e dei sentimenti. Li abbiamo sempre affrontati con un piglio ironico e un po’
dissacrante, che spesso ci ha fatto fare delle solenni risate; ma quest’ultima
serata è stata, come dire, particolarmente intensa dal punto di vista della
elucubrazione intellettuale, e pur avendo chiacchierato, sghignazzato, riso,
fatto fuori una notevole quantità di dolcetti e salatini accompagnati da litri
di tisane, devo dire che, probabilmente, il livello di discussione è stato più
alto di qualsiasi altra volta. Forse perché avevamo a che fare con un saggio… e
forse perché ormai, avendo letto, discusso e sviscerato tutti i romanzi della
Austen, potremmo fare da assistenti a <b><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal;">Deresiewicz durante le sue lezioni a Yale…</span></b><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><b><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal;"></span></b></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcHu29e8RpTlZ38f00dTHQodBhAxB9_7wswrgI1_w2_U1C_EQygpdw9EGYpXArTalTj9jDnCy5WMesdbT5I2B7U_Ky0t09D55gbjutRSu6-uEyDR52yMTs3laF6cE-fv9Ywfh6Z_CBi7o/s1600/deresiewicsz.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcHu29e8RpTlZ38f00dTHQodBhAxB9_7wswrgI1_w2_U1C_EQygpdw9EGYpXArTalTj9jDnCy5WMesdbT5I2B7U_Ky0t09D55gbjutRSu6-uEyDR52yMTs3laF6cE-fv9Ywfh6Z_CBi7o/s1600/deresiewicsz.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal;">Dunque, il libro; è diviso in sei capitoli, ognuno
dei quali affronta un romanzo della nostra Autrice raccontandoci in quali
circostanze Deresiewicz lo ha letto e, appunto, quali insegnamenti ne ha
tratto. Si parte con </span></b><b><span style="font-family: Verdana;">Emma</span></b><b><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal;">; che è universalmente noto come
il romanzo della Austen preferito da Alessia, che per questo personaggio, e il
suo “snobismo”,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ha una assoluta
predilezione. Concordiamo sul fatto che la Austen, descrivendo i minimi accadimenti delle
aristocratiche case di campagna inglese, ci insegna </span></b><span style="font-family: Verdana;">quanto sia importante la quotidianità, di quanto
nella vita contino le azioni minime e ordinarie, dello spazio che occupano
nelle nostre giornate e, pertanto, del valore che hanno. Godersi anche i gesti
apparentemente ordinari, questo è uno dei principali insegnamenti che possiamo
trarre dalle storie di Jane Austen. Nei romanzi si tende a narrare di grandi
accadimenti o di fatti importanti, notevoli, che scardinano la quotidianità,
mentre la Austen
agisce al contrario, trasformando in romanzo la vita ordinaria di tutti i
giorni. <b><span style="font-family: Verdana;"></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal;">Tutte concordi sul fatto che </span></b><b><span style="font-family: Verdana;">Orgoglio e pregiudizio</span></b><b><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal;"> dimostri, come dice l’autore, che
per la Austen
crescere significa sbagliare. E’ quando si dubita di essere nel giusto che si
matura… anche se talvolta può non essere facile ammettere i propri errori di
valutazione. Ci lanciamo in una lunga disamina sull’importanza del dubbio, su
quanto conti sapersi mettere in discussione. C’è chi, fra noi, lo fa con
facilità, chi non lo fa affatto, chi<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>ammette di esprimere con una certa frequenza giudizi anche recisi che
poi però è costretta a rivedere, anche se non ha mai ammesso in pubblico di
avere sbagliato! </span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana;">Northanger
Abbey</span></b><span style="font-family: Verdana;"> a me non è piaciuto
moltissimo, mentre le altre socie del club lo hanno tutte apprezzato, chi più,
chi meno. <b><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal;">Deresiewicz
approfitta della tematica – una ragazzina parecchio ingenua e un po’ ignorantella,
Catherine, che viene in qualche modo educata e corretta da Henry, che poi se la
sposerà – per una lunga dissertazione sull’importanza del rapporto tra
insegnante e allievo, tra educatore e discepolo. Noi del club inseriamo il
discorso nell’ambito dei rapporti sentimentali: come ci poniamo nei confronti
dell’altro, abbiamo la presunzione di insegnargli qualcosa o vogliamo soltanto,
e in modo disinteressato, che l’altro dia il meglio di sé? La questione è
dibattutissima e il discorso prende mille ramificazioni, ma tutte concordiamo
alla fine sul fatto che si può cercare di insegnare qualcosa all’altro, a patto
di rispettarlo profondamente e di non avere la presunzione di cambiarlo.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal;">E </span></b><b><span style="font-family: Verdana;">Mansfield Park</span></b><b><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal;"> cosa ci insegna? Tra le mille considerazioni che facciamo
- <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>l’importanza di essere se stessi, di
mantenersi coerent</span></b><b><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal;">i con la nostra natura a dispetto dell’ambiente che ci
troviamo a frequentare, di non lasciarsi abbacinare da promesse non si sa se
fondate o meno -<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>una sottile differenza
enucleata da Alessia ci da modo di riflettere a lungo, ed è la differenza tra
amore e amare… amore è un sentimento, ma amare implica un’azione e quindi uno
sforzo… per questo l’amore a prima vista è, per Jane Austen, una contraddizione
in termini. Amare implica un lavoro lungo e impegnativo che può essere,
talvolta, anche piuttosto faticoso.</span></b></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Verdana;">Persuasione</span></b><span style="font-family: Verdana;"> è il romanzo della Austen che a me personalmente è piaciuto di</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEW0hV6Z3BHmuNiCkaE1S_eRK7XCIHfRt7fsmnTkowqTQsW2j7jhgCudBytjszJEgmK4OSX2KRz3xLmiYvgwGHQ4iln_ARMVGkvI_En9huLtDycHEtbjDSzjhpCsnNvb2SCavhDHiMbJU/s1600/index.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEW0hV6Z3BHmuNiCkaE1S_eRK7XCIHfRt7fsmnTkowqTQsW2j7jhgCudBytjszJEgmK4OSX2KRz3xLmiYvgwGHQ4iln_ARMVGkvI_En9huLtDycHEtbjDSzjhpCsnNvb2SCavhDHiMbJU/s1600/index.jpg" /></a></div>
più, ma
anche le altre socie concordano nell’apprezzamento; l’autrice lo scrisse che
era, probabilmente, già malata, il tono è assorto, malinconico, autunnale;
proietta un’atmosfera densa di nostalgia e rimpianto introvabile nei lavori
precedenti. Sono pagine dense di solitudine e sconfitta. In questo romanzo ci
sono situazioni di assoluta modernità, per esempio viene descritta l’amicizia
tra uomini e donne – su un rapporto di parità - e l’idea del gruppo di amici
che finisce per rappresentare una sorta di famiglia, la famiglia che ci scegliamo
piuttosto che quella che ci ritroviamo assegnata per sorte.<br />
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">La discussione su <b>Ragione e sentimento</b> si
focalizza sulla differenza tra “vero amore” e “grande amore”. L’ amore è sempre
vero, piccolo o grande che sia: quante volte ci guardiamo alle spalle e ci
chiediamo come è stato possibile aver amato così tanto una persona, ed esserne
state tanto convinte, quando adesso, a distanza di tempo, ci rendiamo conto che
quella storia, con l’amore, aveva poco o nulla a che vedere?<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>L’amore è sempre vero perché risponde alle
tue esigenze del momento. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Quanto
al grande amore, è tutt’altra storia…intanto, non è detto che lo si trovi; ma
come riconoscerlo? Jane Austen ci dà degli indizi proprio in questo romanzo
forse più che in altri. Il grande amore è quello per cui vale la pena
attraversare la distanza che ci divide dall’altro; è l’amore che non colma
nessuna lacuna, non riempie niente, eppure ti fa trovare una motivazione per
andargli incontro, anche se è faticoso. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Chiudiamo
la serata chiedendoci come mai gli uomini non leggono Jane Austen; anche <b><span style="font-family: Verdana; font-weight: normal;">Deresiewicz, “costretto” ad
avvicinarsi alla Austen nel corso dei suoi studi universitari sulla letteratura
inglese,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ammette di essere stato molto
riottoso all’idea di doversi mettere a leggere i suoi romanzi, salvo, poi,
diventarne un ammiratore, tanto da scriverci questo appassionato saggio.
Concordiamo che è </span></b>una questione di sensibilità; agli uomini, in
genere, certi argomenti non interessano. E poi, chissà, forse pensano che venga
intaccata la loro virilità, dato che “i sentimenti indeboliscono”. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Comunque,
non sanno quello che si perdono! </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">La
riunione del club si scioglie a notte fonda, con le ciance che proseguono fin
sulle scale… nella miglior tradizione dei nostri incontri, non smetteremmo mai
di chiacchierare! L’appuntamento è – genericamente – prima dell’estate, con la
lettura del libro <b>Morte a Pemberley</b> di P.D. James., sequel di <b>Orgoglio
e pregiudizio. </b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Non
vedo l’ora!</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;"></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMlIXJcPv-72DPgchOCCQz9tnsMz9YWLL6LjbghtStEh6HRu1v29jigtVp4iAsQdJCpwzJ8Qin9Tf2joCZ80z6Ftu9EwVbpzjMQD_eQSJfa7-zh_JSxvmv8WyAPwJo5HrUYivw6FCfFHs/s1600/menabilly+2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMlIXJcPv-72DPgchOCCQz9tnsMz9YWLL6LjbghtStEh6HRu1v29jigtVp4iAsQdJCpwzJ8Qin9Tf2joCZ80z6Ftu9EwVbpzjMQD_eQSJfa7-zh_JSxvmv8WyAPwJo5HrUYivw6FCfFHs/s320/menabilly+2.jpg" width="275" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">La
mia migliore amica Simonetta nutre un’autentica passione per Daphne Du Maurier,
scrittrice inglese nota soprattutto per il romanzo “Rebecca la prima moglie” e per
il racconto “Gli uccelli”, da cui Hitchcock trasse memorabili film. Tanti anni
fa, alla vigilia di un mio viaggio in Cornovaglia, Simonetta mi prestò il
romanzo “La casa sull’estuario”, che appunto in Cornovaglia fu scritto ed è
ambientato. Il caso volle che mi trovassi ad alloggiare per qualche notte
proprio nella casa di Fowey che aveva ospitato la
Du Maurier durante la stesura di quel
romanzo; questa circostanza mi sembrò piuttosto inquietante. A distanza di
tanti anni, di quella casa ricordo soltanto il bagno, di dimensioni
assolutamente insolite; una stanza enorme e luminosa, dal pavimento giallo
chiaro, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>in cui la parete occupata dai
sanitari era fronteggiata da un vezzoso salottino con poltroncine e tavolinetto
di bambù. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;"></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Per
il mio ultimo compleanno Simonetta mi ha regalato “I parassiti”, scritto dalla
Du Maurier <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>nel 1949. Il volume ha
stazionato per diversi mesi sul mio comodino<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>prima che mi decidessi a leggerlo, forse scoraggiata dalla mole; 345
pagine non sono uno scherzo. Una volta iniziato, però, l’ho terminato in
fretta. Volendo riassumere in estrema sintesi e con formule di rito il perché
questo romanzo mi è piaciuto, potrei dire che la scrittura è scorrevole, la
trama è avvincente e i personaggi sono ben tratteggiati. Si sente che l’autrice
descrive un mondo che conosce bene, quello del teatro; la
Du Maurier proveniva da una famiglia di
impresari teatrali e attori, ed è appunto tra camerini, palchi e platee che
crescono i tre fratelli Delaney, Maria, Niall e Celia, “variamente” figli di
Mamma e Papà Delaney, l’una famosissima danzatrice, l’altro famosissimo
cantante. “Variamente”, poiché ciascuno di loro è frutto di una diversa
combinazione relazionale. Maria è la figlia che Papà ha avuto da una giovane
attrice viennese, Niall è il figlio che Mamma ha avuto da un pianista francese.
Celia è la figlia che Papà e Mamma hanno avuto insieme. I tre crescono nell’Europa
tra le due guerre mondiali, sballottati tra una tournée e l’altra dei famosi
genitori, e sono pestiferi, solidali e insopportabili. Maria e Niall mettono a
frutto il talento che hanno ereditato, e diventano lei una famosa attrice, lui
un famoso compositore di canzonette; Celia, schiacciata dal senso del dovere,
per quanto dotatissima disegnatrice, preferisce dedicare la sua vita all’accudimento
di Papà, rimasto precocemente solo a seguito della tragica morte di Mamma.
Maria sposa Charles Wyndham, giovane rampollo della nobiltà campagnola inglese,
e lo sposa non tanto per amore, ma perché affascinata dalla possibilità di
recitare la parte dell’onorevole signora Wyndham. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;"></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7yrXt0cl7ZvaEX2jFGt1ezYxPyt44hdOmtl6Pvp0otHXcgt74nq3jcHUuOl8s7cr0EtxoBzQgKYaJlrpRjUJLVgFE3l2e1D2ZgMr37Lykoc_fmar6iZ2uJllv9y_uUMI5gWF9t1GR7mA/s1600/NZO.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7yrXt0cl7ZvaEX2jFGt1ezYxPyt44hdOmtl6Pvp0otHXcgt74nq3jcHUuOl8s7cr0EtxoBzQgKYaJlrpRjUJLVgFE3l2e1D2ZgMr37Lykoc_fmar6iZ2uJllv9y_uUMI5gWF9t1GR7mA/s320/NZO.jpg" width="212" /></a><span style="font-family: Verdana;">Ed è Charles, molti anni
dopo, a rivolgersi ai tre fratelli chiamandoli “parassiti”; i tre sono ormai
adulti, anche Papà è morto, e tutti i fine settimana si ritrovano nella casa di
campagna di Maria, continuando ad alimentare il loro sodalizio fraterno e
ambiguo. Ecco le accuse di Charles: “Siete due volte, tre volte parassiti;
primo, perché avete sempre approfittato fin dall’infanzia di quel pizzico di
talento che avete avuto la fortuna di ereditare dai vostri fantastici antenati;
secondo, perché nessuno di voi ha mai lavorato in modo semplice e onesto in
tutta la sua vita, ma vi siete limitati a ingrassare a spese del popolo bue che
vi consente di campare; terzo, perché siete l’uno il parassita dell’altro, e
vivete in un mondo di fantasia che vi siete creati e che non ha alcun rapporto
con la realtà, né in cielo né in terra.” Interessante esemplificazione del modo
sprezzante con cui certa ottusa borghesia considera il mestiere e la vita
dell’artista.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Charles
vede i tre fratelli dall’esterno, ma la narrazione è in genere <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>condotta dal loro punto di vista e non
presenta quindi i tratti dell’oggettività che ci permetterebbe di capire fino
in fondo quanto questi personaggi siano negativi, quanto i loro comportamenti
siano sinceri o dettati da intenzioni particolari. Difficile, alla fine,
giudicarli, difficile capire se ci piacciono o no, se li capiamo o no. Niall e
Maria sono, forse, amanti. Di sicuro sono legatissimi tra loro, chiusi in una
diade strettissima e impenetrabile, in cui a tratti soltanto Celia sembra in
grado di avere accesso.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Al
di là della trama e della riuscita generale del romanzo, mi piace soffermarmi
su un capitolo che ho trovato davvero esilarante e che non mi sarei aspettata
da una scrittrice come la Du Maurier; un
punto del romanzo in cui la narrazione è francamente leggerissima e divertita,
ironica e bozzettistica. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">I
Delaney si recano in visita ai Wyndham, nella loro tenuta di Coldhammer, poco
dopo il matrimonio di Charles e Maria.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Oltre
a Papà, Niall e Celia fa parte del gruppo di ospiti anche Freada, una
eccentrica francese con cui Niall ha una relazione per quanto la donna sia di
molti anni più anziana di lui, tanto da poter essere scambiata per sua
madre.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Il
viaggio nasce subito sotto una cattiva stella: Papà prepara un bagaglio
eccessivo, portando addirittura una valigia piena di medicinali, un bastone di
malacca, una camicia hawaiana, sandali intrecciati, un volume di opere di
Shakespeare e una edizione integrale del Decameron, e rilasciando una
memorabile dichiarazione: “Quando faccio le valigie le faccio per l’eternità.” </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Freada,
al contrario, porta troppo poco. “I suoi averi erano involtati nella carta, e
aveva a tracolla una borsa, genere postino, che conteneva un abito da sera.(…)
Aveva esagerato con il vestito. Il lungo abito di seta nera era a righe, e così
pareva ancora più alta. (…) Il parrucchiere aveva fatto un pessimo lavoro.
L’uomo ci era andato giù pesante con lo schiarente, e adesso la testa era
troppo gialla. Niall non fiatò, ma Freada capì. “Ecco perché mi tocca tenere il
cappello.” “E cosa farai stasera” chiese Niall “Quando andremo a cena?” “Del
tulle” tagliò corto Freada. “me lo avvolgerò attorno alla testa, a Lady Wyndham
dirò che è l’ultima moda parigina”.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Durante
il viaggio, Papà tiene sulle ginocchia una mappa sterminata che non riporta
nessuna delle strade principali, ma in compenso riporta uno per uno i
sentierini più infimi della campagna di Coldhammer. Per le settanta miglia del
viaggio Papà non fa che contestare l’autista nella scelta del percorso, per
niente turbato dal fatto che la sua mappa risalga al diciottesimo secolo. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Agli
ospiti è stato chiesto di arrivare in tempo per il pranzo, all’una e un quarto;
ma per colpa della mappa del diciottesimo secolo, la comitiva giunge a
destinazione alle due passate.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">L’automobile
compie un semicerchio e si ferma davanti all’ingresso principale. Ci sono un
po’ troppi cani, di tutte le razze. Papà esce dall’auto disseminando per terra
stuoie, cuscini, bastoni da passeggio, opere di Shakespeare, mentre i cani
abbaiano all’impazzata. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Mentre
Freada scende dall’auto, il tacco le rimane impigliato e cade lunga distesa ai
piedi del valletto incaricato di accogliere gli ospiti, con le braccia
spalancate come in un tuffo a volo d’angelo. “Notevole” dice Papà. “Vorrei un
bis”. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9kJDlxhBuHD7g9CfYO9dJ6hP-TwGe6jnVS3n_Zf3sUkm7GaYaL997V65VzFkto7hDmyL36pQL5odjIGqbTU7NqGLpBk-JCBVShA3B35Bl-IOzrLmmLaRJskwR7Hnq5kkorgBuCqdnS9c/s1600/dumaurier4602.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="208" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9kJDlxhBuHD7g9CfYO9dJ6hP-TwGe6jnVS3n_Zf3sUkm7GaYaL997V65VzFkto7hDmyL36pQL5odjIGqbTU7NqGLpBk-JCBVShA3B35Bl-IOzrLmmLaRJskwR7Hnq5kkorgBuCqdnS9c/s320/dumaurier4602.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">La
giornata trascorre tra imbarazzi di vario genere, con Lord Wyndham
costantemente impegnato a controllare l’ora, Papà che da un certo momento in
poi inizia ad aver bisogno di “uno stimolante” (è stata portata la fiaschetta
delle grandi emergenze, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ma non si deve
intaccarla troppo presto), Niall che muore dalla voglia di fumarsi una
sigaretta in santa pace e Freada che non trova più la borsa da postino.
Quest’ultima dice: </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">“Ho
voglia di farmi un bagno. Ho una stanza da bagno incredibile, con uno scalino
accanto alla vasca.” (naturalmente ho pensato alla stanza da bagno della casa
di Fowey!) La donna spedisce Niall alla ricerca della sua borsa e nel frattempo
si concede un bagno; e il ragazzo trova il piccolo bagaglio, in un cantuccio,
accanto alle sacche di mazze da golf. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Freada
apre i rubinetti dell’acqua calda e fredda, facendoli scrosciare come fontane.
“La stanza da bagno di Freada era piena di vapore. Lei era in piedi nella vasca
e cantava a squarciagola, insaponandosi. Alla vista della borsa da postino
lanciò un urlo di trionfo”.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Nessuno
dei Delaney è puntuale, a cena. L’ultima ad entrare in sala da pranzo è Freada,
trattenuta a lungo dalle complicate operazioni di sistemazione del tulle
intorno alla testa. “L’effetto era un po’ sconcertante. Sembrava di essere
catapultati nell’antico Egitto. Lord Wyndham non appena lei arrivò tirò fuori
di scatto l’orologio. “Sono le otto, ventitrè minuti e<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>trenta secondi” brontolò.”</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Papà,
lievemente ubriaco per aver attinto alla fiaschetta delle grandi emergenze, non
trova di meglio da fare che comunicare al padrone di casa che il suo champagne
sa di tappo. Dopo cena, Niall percorre il corridoio verso la sua stanza e si
imbatte in Lady<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Wyndham che traffica con
due cameriere armate di secchi e strofinacci.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">“Sua
madre ha lasciato aperti i rubinetti del bagno. L’acqua è traboccata e sta
piovendo nella biblioteca al piano di sotto.”</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Niall
non riesce a dormire. Alle tre del mattino ode uno schianto in corridoio e si
affaccia alla porta. Nemmeno Papà riusciva a dormire, disturbato dall’orologio
che Lord Wyndham aveva piazzato sulle scale. Aveva tentato di fermarlo tirando
indietro a forza le lancette, e ora la lastra di cristallo giaceva in frantumi
ai suoi piedi.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Con
questa memorabile scena termina il capitolo 16, una inaspettata parentesi
comica e ironica nel corso di una narrazione che indaga complicati rapporti
familiari tra personaggi poco piacevoli con cui è difficile simpatizzare. Più
ci penso, più sembra un capitolo tratto da un altro romanzo, un divertissement
che l’autrice si è voluta concedere forse per smorzare la tensione accumulata
negli altri capitoli. O forse soltanto per riposarsi un po’.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-69486964734879755022013-04-13T22:35:00.000+02:002013-04-13T22:36:51.816+02:00La mia opera preferita / 1 "scelta con la testa"<!--[if gte mso 9]><xml>
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<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;"></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi186d5FQLazr-wpYDGzGvtNEQs4ZzyQX7KO-8_E459yN7hlu0I44nSLlEXhtbg1Qs7M2dfKHwXXMx9XYb_QJW0o56tzhhYVA3jD1awWynTm5ofs8WdDuqChgh-HGomj7OIJzf2A_4x8pk/s1600/300px-Poster_Turandot.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi186d5FQLazr-wpYDGzGvtNEQs4ZzyQX7KO-8_E459yN7hlu0I44nSLlEXhtbg1Qs7M2dfKHwXXMx9XYb_QJW0o56tzhhYVA3jD1awWynTm5ofs8WdDuqChgh-HGomj7OIJzf2A_4x8pk/s320/300px-Poster_Turandot.jpg" width="214" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Non
ho mai avuto dubbi nell’indicare in Turandot la mia opera preferita. Fin dai
primi ascolti, da ragazzina, in una incisione in vinile che circolava per casa
– con la Callas
– o in un VHS che aveva per protagonista l’impressionante Dimitrova – la
principessa di gelo mi conquistò. Quando poi l’ascoltai dal vivo, per la prima
volta, nell’estate del 1988, a Torre del Lago, protagonista Olivia Stapp, fu
siglato un patto d’amore imperituro tra me e la divina principessa. E si è
sempre trattato di un amore incondizionato per lei, la protagonista: tutti gli
altri personaggi mi dicono poco, o nulla. Antipatico Calaf, melensa Liù,
semplici macchiette le tre maschere, lamentoso l’Imperatore, vecchio tremebondo
Timur. Su questa pletora di personaggi di mezzatacca, Turandot s’impone altera
e inarrivabile, per statura morale e politica; ferma nella sua volontà di
vendetta della ava Lou-Ling, violentata e uccisa da un principe straniero, ella
riscatta tutte le donne in vario modo stuprate in tutte le epoche dall’eterno
straniero, dal maschio, sovrano e tiranno delle esistenze femminili. E lo fa
senza esitazioni, in base a un ferreo principio, un principio addirittura
cristallizzato in una legge, che, come ben sa il popolo di Pechino, è questa: </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Turandot,
la pura, sposa sarà</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">di
chi di sangue regio </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">spieghi
i tre enigmi</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">ch’ella
proporrà</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">ma
chi affronta il cimento e vinto resta</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">porga
alla scure la superba testa. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Non
ci sono attenuanti, mezze misure, giustificazioni, considerazioni. Sbagli? Ti
decapito. L’uomo fallisce la prova e Turandot ordina al boia di affilare la
scure; e questo è tutto. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Turandot
è cattiva? No, è coerente; e poi, in fondo, si limita ad applicare una norma,
agisce secondo diritto. Tutti conoscono la legge che vige a Pechino, tutti
sanno che Turandot è inflessibile nell’applicarla; quindi i prìncipi che si
sottopongono alla prova dei tre enigmi sono pienamente consapevoli di che cosa
li aspetti se falliscono. Eppure, ci provano lo stesso, pur sapendo che gli indovinelli
sono di una tale difficoltà che le loro probabilità di successo sono ridotte al
minimo; pensano di riuscire a sfangarla in qualche modo, con la tipica
protervia maschile che fa loro pensare di essere in grado di superare qualunque
prova, soprattutto se di mezzo c’è una donna, con la quale l’hanno avuta vinta
dalla notte dei secoli.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Leporello,
nel Don Giovanni di Mozart, nel celeberrimo catalogo “delle belle che amò il
padron mio” elenca le conquiste amorose del burlador di Siviglia, che ammontano
a più di duemila unità. E Ping, Pong e Pang, i tre ministri imperiali, elencano
il numero di prìncipi caduti sotto la scure del boia di Turandot: l’anno del
Topo furon sei, l’anno del Cane furon otto, e nell’anno in corso, il terribile
anno della Tigre, siamo già al tredicesimo con questo che va sotto! Ventisette in
tutto, non male se si pensa che la ragazza è comunque giovane, io la immagino
non più che ventenne. Certo ventisette teste mozzate sono niente in confronto
ai duemila cuori infranti da Don Giovanni; ma il gap è colmato dalla
considerazione che i cuori infranti forse si potranno, un giorno, rimarginare,
non così le teste recise, rotolate via dal corpo dei loro padroni, per sempre
estromessi<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>dall’esperienza della vita. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Turandot,
quindi, assurge al ruolo di riscattatrice delle migliaia di donne sedotte e
abbandonate dai Don Giovanni di tutti i tempi. Per questo si è guadagnata la
mia predilezione, perché è una donna<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>anomala tra tutte quelle che incontriamo nel variegato mondo del teatro
d’opera;<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>una donna di potere, che non
piange e si dispera per amore, ma pensa a governare con mano inflessibile il
suo regno senza lasciarsi distrarre da faccende di cuore e risolvendo in modo
assai razionale la questione dei pretendenti che via via le si parano dinanzi.
Turandot è bellissima, algida, inarrivabile, e dall’alto del suo <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>trono fa quel che può per vendicare la memoria
dell’ava che ha avuto un destino così infelice:</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Pure
nel tempo che ciascun ricorda</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">fu
sgomento, terrore e rombo d’armi</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">il
regno vinto!</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">E
Lou- Ling, la mia ava, trascinata</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">da
un uomo come te,</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">come
te straniero</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">là
nella notte atroce</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">dove
si spense la sua fresca voce</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">E
la voce di Turandot non è fresca, a dispetto della sua giovane età il
personaggio ha una vocalità il più possibile<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>lontana dal bamboleggiante cinguettio delle donne innamorate protagoniste
delle opere e sue colleghe; la sua voce svetta in acuto scura come un grumo di
sangue e tagliente come una lama, quasi per tranciare non solo quelle teste che
poi finiranno realmente mozzate dalla scure del boia, ma anche quelle di tutti
gli ascoltatori.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiQCoBYO6PpmcDA6iw2agAYPn98sF_OgR4oBU_-MnXc7El1uGh-M6x0cD0IfqudwIN5M-LiMSNMq6sC8CDrTwNRlKAjQoP8BSmOHDi9VHQhhRNFwVoMkm7d6PQPOd5X88aI2D31aaOZHU/s1600/turandot_5_800x600_800_800.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiQCoBYO6PpmcDA6iw2agAYPn98sF_OgR4oBU_-MnXc7El1uGh-M6x0cD0IfqudwIN5M-LiMSNMq6sC8CDrTwNRlKAjQoP8BSmOHDi9VHQhhRNFwVoMkm7d6PQPOd5X88aI2D31aaOZHU/s320/turandot_5_800x600_800_800.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Come
ognun sa, Puccini non ha portato a termine la sua ultima opera, stendendola soltanto
fino al suicidio di Liù, personaggio che rappresenta l’esatto opposto di
Turandot: umile schiava, votata al sacrificio, innamorata di Calaf “perché un
dì, nella reggia, m’hai sorriso”, e per quel sorriso disposta a tutto, anche a
morire per salvare la vita di quel principe, innamorato perso di un’altra.
Insomma la più completa personificazione della tradizionale donna remissiva,
che trova il modo di riscattare la propria modesta condizione personale
soltanto immolandosi sull’altare del sacrificio supremo, quello del morire per
un uomo. Puccini è morto mentre si attardava a trovare un finale convincente
per la sua Turandot; si dibatte del perché stentasse tanto a concludere
l’opera. In effetti, rendere in modo plausibile il voltafaccia di Turandot, che
dopo due atti di slogan iperfemministi cede a Calaf soltanto perché egli la
bacia, appare impresa assai ardua. In pratica si tratta di sancire il primato
del richiamo del corpo e della sessualità sulla ragione e sull’adesione ai
princìpi ideali. Ha un bel vociare Turandot, al momento in cui un uomo
l’abbraccia e la possiede non è capace, persino lei, di sottrarsi al destino
che evidentemente pare accomunare tutte le donne, anche quelle che, come lei,
hanno provato seriamente a sottrarvisi.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Ma
Puccini non era convinto di questo finale,<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>e gli girava attorno, indeciso. Per la prima volta aveva dato voce a una
donna dalla personalità unica, così lontana dagli stereotipi, e forse avrebbe
preferito, in nome della coerenza e dell’amore che sicuramente portava per
quella sua ultima eroina, regalarle una fine meno ingloriosa del prevedibile
matrimonio con Calaf, che, solito uomo furbone, in un colpo solo si sposa e
diventa Re, e sicuramente provvederà quanto prima a ingravidare più e più volte
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>la sua sposa, mettendo a repentaglio la
divina bellezza del suo fisico e distogliendola per sempre dagli affari di
governo. Mi piace pensare che Puccini, al di là del libretto, che a quel punto
era già scritto, accarezzasse l’idea di far decapitare dal boia pure
Calaf,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>prevedendo per la sua principessa
di gelo un regno sempiterno, dispotico e asessuato, in cui i prìncipi continuassero
a sottoporsi agli enigmi senza risolverli, mentre Turandot dall’alto degli
spalti del palazzo reale continuasse a gridare per l’eternità, fiera e
inarrivabile, “No, mai nessun m’avrà.”</span></div>
<br />
<br />
<a href="http://www.youtube.com/watch?v=USHRDeBOLdw">Ghena Dimitrova canta "In questa reggia" - La scala 1983</a>Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-970386725160041662.post-73915977581318494402013-04-04T21:48:00.001+02:002013-04-04T21:48:15.101+02:00Liebster award<!--[if !mso]>
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<![endif]--><br />
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;"></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSw4qaEnMk_8AItATtjDpJ4ex64y9xM9eGvuxAQT4-axzSjpoQnlZRciYKUyqQnrb29lifovQUFsHZEhgmZnTL0voXCp1qMRGnRSRGpz2S0Vpg5O65756F7V7Y4hR9-qJPN7YqXCcVvlY/s1600/the-liebster-award.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSw4qaEnMk_8AItATtjDpJ4ex64y9xM9eGvuxAQT4-axzSjpoQnlZRciYKUyqQnrb29lifovQUFsHZEhgmZnTL0voXCp1qMRGnRSRGpz2S0Vpg5O65756F7V7Y4hR9-qJPN7YqXCcVvlY/s1600/the-liebster-award.jpg" /></a></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-DrfZmZkgpgg/UUy3o7qwFhI/AAAAAAAADOE/O-sMfj3xDJs/s1600/premio-Liebster.jpg"><span style="text-decoration: none; text-underline: none;"><br /></span></a><span style="font-family: Verdana;"></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Il
mio blog “Bevendo caffè” ha vinto un premio virtuale… il “Liebster Award”, che
mi è stato assegnato "per l'originalità e la fantasia" da Luca Taddei, curatore di questo vivacissimo blog:</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana;"> teino62.blogspot.com</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Prima di
tutto, dunque, GRAZIE LUCA … per questo premio che mi inorgoglisce, e non poco!
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Il
“Liebster Award” è stato ideato due anni fa in Germania, per sostenere i blog
meritevoli con meno di 200 followers. Rammenta un po’ una catena di
Sant'Antonio…, ma solo un po’. In realtà, è un ottimo modo per allargare la
proprie conoscenze "blogghistiche"! </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Il
premio ha una serie di regole, che io, da blogger scrupolosa, seguirò una per
una. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Eccole
qua: </span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; mso-bidi-font-family: "Courier New";">1
chi riceve il premio deve "ringraziare" chi gliel'ha assegnato
citandolo nel post (in pratica, scrivete un post dove, assegnando i premi,
citate chi ve lo ha assegnato);</span><span style="font-family: Verdana;"></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; mso-bidi-font-family: "Courier New";">2
rispondere alle undici domande poste dal blog che ti ha premiato;</span><span style="font-family: Verdana;"></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; mso-bidi-font-family: "Courier New";">3
scrivere undici cose su di te;</span><span style="font-family: Verdana;"></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; mso-bidi-font-family: "Courier New";">4
premiare undici blog che hanno meno di 200 followers;</span><span style="font-family: Verdana;"></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; mso-bidi-font-family: "Courier New";">5
formulare altre undici domande, a cui gli altri blogger dovranno rispondere;</span><span style="font-family: Verdana;"></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; mso-bidi-font-family: "Courier New";">6
informare i blogger del premio.</span><span style="font-family: Verdana;"></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Alla
prima disposizione ho già ottemperato, ringraziando pubblicamente Luca Taddei,
proprio in apertura di questo post. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Ecco
che applico la seconda regola, rispondendo alle domande (bizzarre) che Luca mi
ha posto… undici domande… tante! Ma adoro le domande, e soprattutto adoro
rispondere, mentendo spudoratamente, s’intende. Ed eccole qua, domande e
risposte: </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">1.
Quanti libri leggi in un anno?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Assai
meno di quelli che vorrei. In realtà, molti li inizio, senza finirli… è che non
tutti i libri riescono ad appassionarmi, perché non tutti i libri sono
meritevoli. Ebbene sì, sono una lettrice assai snob. In media, comunque, in un
anno ne porto a termine una ventina. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">2.
Cosa daresti per vincere lo Strega?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Tutto,
ma non il mio Breil.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">3.
Ed un Campiello?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Beh
per il Campiello darei anche il mio Breil. Sempre che basti.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">4.
Ti propongono una rubrica sul Corsera, che fai?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Accetto
e rilancio, proponendone due: una Posta del Cuore per adulteri tormentati e
pentiti, e una Posta del Cuore per adulteri recidivi. Ovviamente faccio il tifo
per i secondi. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">5.
Che numero porti di scarpe?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Ne
porto due, di solito uguali. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">6.
Quante volte ti lavi i denti al giorno?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Mai,
portando la dentiera. Ogni sera immergo la protesi in un bicchiere di colluttorio.
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">7.
Piove e sei senza ombrello. Ti bagni o passi tra goccia e goccia?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Mi
inzuppo fin nel midollo, essendo dell’opinione che le difficoltà vadano
affrontate temerariamente. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">8.
Estate o inverno?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Estate,
assolutamente. Il mio sogno è abitare in paesi con quaranta gradi all’ombra. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">9.
Mare o montagna?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Mare.
Versilia. Il top della vacanza piccolo-borghese.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">10.
Calcio o fosforo?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Fosforo.
Meglio con le ossa a pezzi ma il cervello vispo che solida come una roccia ma
completamente rimbambita. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">11.
Strada asfaltata o sterrata?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Asfaltata,
onde non rovinare i tacchi delle mie decolleté di vernice nera.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">E
adesso, le undici cose che mi sento di dire su di me:</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">1
Sono caffeina-dipendente. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">2
Non guardo mai la televisione. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">3
Amo sopra ogni altra cosa al mondo ascoltare musica (classica e operistica) a
volume altissimo. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">4<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Il mio sogno (segreto) è scrivere romanzi
rosa</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">5<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>La mia parola preferita è un aggettivo:
ultimo. Adoro i giochi di parole. Ecco l’anagramma del mio nome e cognome:
Spettina-cirri</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">6
Il mio maggior pregio: la leggerezza. Il mio maggior difetto: la leggerezza.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">7
Il mio scrittore preferito: Tolstoj</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">8
Il mio animale preferito: il gatto. Amo il suo spirito indipendente e sornione.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">9
Il mio tabù: i piedi. Parlarne, mostrarli, guardare quelli degli altri.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">10
Sono una cuoca mediocre, e una pessima pasticcera. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">11
Il mio nemico personale, contro il quale inveisco quotidianamente augurandogli
le peggiori sventure: Trenitalia<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Ed
ecco (rullino i tamburi !!!!!!) i blog vincitori da me individuati: </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span lang="EN-GB" style="font-family: Verdana; mso-ansi-language: EN-GB;">incidentiespaventi.blogspot.it</span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana;">per la sua poesia finalmente e fintamente poco
poetica<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span lang="EN-GB" style="font-family: Verdana; mso-ansi-language: EN-GB;">rudr2011.wordpress.com</span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana;">non proprio aggiornato, ma pieno di strane sorprese
</span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana;">“feedback”</span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana;">giannozzo.blogspot.it</span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana;">per l’acume, la sagacia, la coerenza</span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana;">andantecongusto.blogspot.it</span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana;">per l’estro narrativo con cui presenta le ricette</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Per
loro, undici domande (sono curiosissima di leggere le loro risposte!): </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">1
Il romanzo che avresti voluto scrivere</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">2
La canzone che avresti voluto comporre e/o cantare</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">3
L’attrice o l’attore con cui vorresti scappare </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">4
Il tuo ricordo più lontano</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">5
E quello più vicino</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">6
Meglio un uovo oggi o una gallina domani? </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">7
Fuga dell’anima: il viaggio dei tuoi sogni…</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">8
Giù dalla torre: Gad Lerner, Enrico Mentana o Michele Santoro? (non tutti e tre
e nemmeno due, uno soltanto! A proposito, l’Annunziata l’ho già buttata di
sotto io)<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">9
Se potessi tornare indietro, a quale scuola superiore ti iscriveresti? </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">10
Il luogo pubblico che frequenti di più</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">11
Cosa hai letto di Jane Austen? </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">E
adesso vado ad informare i blogger del premio che ho loro assegnato.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana;">Ecco
fatto. Finito. Peccato! Ci avevo preso gusto! Spero di essere premiata di
nuovo!</span></div>
Cristina Pretihttp://www.blogger.com/profile/10222712483599855554noreply@blogger.com3