sabato 14 dicembre 2013

Le donne non la danno



Mario Spinella
Le donne non la danno

Ma come si fa a intitolare così un libro? C’è da vergognarsi  a portarlo in giro. E infatti, leggendo io prevalentemente sul treno, e non reggendo l’imbarazzo di esibire in pubblico un libro così bizzarramente intitolato, ne ho nascosto la copertina con una delle mie solite sovraccoperte fatte con una pagina di
giornale, che applico ai libri che mi porto in spiaggia per proteggerli dalla sabbia.  Mi sono accorta, una volta terminata la lettura e rimesso il libro sullo scaffale, che la pagina di giornale che avevo utilizzato per la sovraccoperta era evidentemente uno speciale dedicato alla salute e l’articolo che finiva per spiccare sulla copertina del mio libro, scritto tra l’altro a grandi caratteri in grassetto, era dedicato all’incontinenza maschile… “L’incontinenza da urgenza.  Nota anche come vescica iperattiva, è il tipo d’incontinenza più diffuso tra gli uomini…” Cioè, era meglio se i miei compagni di viaggio sul treno avessero letto il vero titolo del libro… chissà che risate si sono fatti, mentre io, concentratissima sulla lettura, macinavo pagina dopo pagina. Ho pensato però che forse questa curiosa circostanza non avrebbe irritato l’autore Spinella, che, a giudicare da questo romanzo, doveva avere un debole per il grottesco…
Il personaggio che funge da voce narrante della storia è un tapiro ospite dello zoo di Milano. Un tapiro marxista, per la precisione. Gli animali, in questo stravagante libro, formano una sorta di società segreta che osserva gli umani, ne registra comportamenti, pensieri e vicende varie. E il nostro tapiro segue da vicino quel che avviene al signor Mario Spinella, detto Signor Spinella o, per brevità, dalle iniziali di quest’ultima denominazione, SS. Questa è soltanto una delle numerose bizzarrie nomenclatorie del romanzo, che accanto al Tapiro  -  di nome Rikki - e a SS ci presenta la signorina Alatiel Bescapè detta Lalieta nonché Lalli, un pretore che si chiama Vincenzo De Pretore, la gallerista vedova Gliozzi… e poi gatti, farfalle e insetti che spiano gli umani, il tutto in un profluvio inarrestabile di citazioni, divagazioni, divertissement, incisi, condotti da una narrazione a tratti didascalica, a tratti saccente, un po' compiaciuta, talvolta delirante. L’esilissima trama che a fatica si fa strada tra pagine e pagine di ragionamenti più o meno pretestuosi e paradossali prevede che la graziosa signorina Lalli Bescapè, sonnambula e impiegata in una azienda che produce computer, si trovi a fungere da anello di congiunzione tra la dimensione ultraterrena da lei abitata quando è in trance e le misteriose e inquietanti potenzialità dei calcolatori elettronici. Il tutto per arrivare a sancire una connessione tra donne e computer e a delineare in chiusura di racconto un mondo pacificato in cui le donne comandano e dove vi è cibo, pace e pane per tutti.
Ma cosa c’entra lo strano titolo con tutto ciò? C’entra, o meglio c’entra con quello che le donne, appunto, non danno, che, al di là dell’ammiccamento malizioso, è in realtà tutt’altra cosa rispetto a quella cui l’allusione potrebbe far pensare. E che viene rivelata soltanto nell’ultimissima pagina del romanzo, lasciando il lettore, a dire il vero, a bocca aperta, e facendo venire la voglia di rileggere tutto da capo, alla luce dell’ultima rivelazione.
Leggo che Mario Spinella, scomparso nel 1994, ha avuto una vita davvero  densa. Poco dopo la laurea (in lettere, alla Normale di Pisa) è stato lettore di italiano all’Università di Heidelberg, quindi soldato in Russia con l’ARMIR, poi partigiano in Toscana, poi giornalista per “Vie nuove”, “Società”, “Rinascita”; fu chiamato dai Padri Gesuiti a tenere corsi sul marxismo all’Aloisianum. Infaticabile promotore culturale, fu direttore responsabile della rivista “Utopia”, quindi redattore per “Il piccolo Hans” e “Alfabeta”, curatore e traduttore di testi letterari e scientifici, nonché narratore e romanziere. Un particolare che mi è rimasto molto impresso delle note biografiche che ho letto è che aveva una passione per l’Orlando Furioso di Ariosto, al punto da essersi in pratica innamorato del personaggio di Bradamante; e il predominio di quest’ultima nel cuore di Spinella era insidiato soltanto dalla Gilberte di Proust. Un intellettuale talmente ispirato da innamorarsi di personaggi letterari… non credo ne esistano ancora. Mi sarebbe piaciuto conoscerlo!   

PRIMA FRASE
Il fatto, indubitabile, che io sia un tapiro non toglie credibilità alle osservazioni e deduzioni che, nel corso di una pluriennale esistenza, mi è stato dato di compiere a proposito delle donne.