martedì 29 dicembre 2015

Rinascimento privato

Finisco il 2015 leggendo Rinascimento privato, di Maria Bellonci. Un libro che da moltissimi anni mi ripromettevo di leggere: lo avevo in casa da ragazzina, lo prestai, non mi è mai stato restituito... il desiderio di leggerlo era rimasto intatto, ma era come se aspettassi il suo ritorno sulla mia libreria. Alla fine mi sono rassegnata all’evidenza, ho smesso di aspettarlo, e l'ho preso in prestito in biblioteca. Un libro che all'inizio mi ha creato qualche difficoltà; ammetto di non ricordare molto della storia del cinquecento e nelle prime pagine ho faticato un po' ad orientarmi. Ma la lettura si è rivelata da subito affascinante, prima di tutto per la lingua utilizzata. La Bellonci usa un linguaggio punteggiato di parole desuete e forme arcaiche che conferiscono alla narrazione una seducente patina di antico. Ammaliata da questo stile particolare mi sono lasciata conquistare dalla narrazione e adesso che l'ho finito non posso fare a meno di esprimere un giudizio entusiasta! Si tratta di una autobiografia immaginaria di Isabella d'Este, figlia di Ercole Duca di Ferrara e Marchesa di Mantova in seguito al matrimonio con Francesco II Gonzaga. Sua madre era la figlia del Re di Napoli; sua sorella la moglie di Ludovico il Moro; suo fratello sposò in seconde nozze Lucrezia Borgia, figlia di Papa Alessandro VI e sorella del famigerato Valentino. La nostra Isabella curava attivamente gli interessi della famiglia e del suo Marchesato destreggiandosi tra Francia, Venezia, Papato, Impero; non meno importanti erano i suoi contatti intellettuali e artistici. Giovinetta alla corte di Ferrara ebbe a che fare con Pico della Mirandola, a Mantova incontrò tra gli altri Niccolò Machiavelli e Ludovico Ariosto, suo ambasciatore era Baldassarre Castiglione, suo pittore di corte Andrea Mantegna; e tra gli artisti con cui fu in relazione
figurano Tiziano, Perugino, Leonardo da Vinci, il Correggio; alla sua corte lavorarono i compositori Bartolomeo Tromboncino e Marchetto Cara. Insomma era in contatto con tutti i grandi del tempo. I libri di storia ce la restituiscono come una donna colta, appassionata di arte e di musica, abile diplomatica e assai capace in politica, tanto da essere definita la "Primadonna del Rinascimento". Alla morte del marito governò Mantova come reggente del figlio Federico e si adoperò con successo per aumentare il prestigio del suo marchesato. Infatti Mantova divenne un ducato, e per il figlio minore Ercole Isabella riuscì ad ottenere il titolo di cardinale. Nel libro della Bellonci questi e molti altri avvenimenti vengono descritti dal punto di vista privato della Marchesa che nel 1533, nella sua Stanza degli orologi, ripercorre la sua vita narrandone i fatti salienti e intervallando il filo dei ricordi con le lettere a lei spedite da un prelato inglese (“anglico”, come lo definisce lei) che ha incontrato una sola volta e con il quale si è instaurato un rapporto intenso ancorché espresso soltanto attraverso queste lettere che le giungono a distanza di anni, e alle quali lei non risponde mai.
Tanti sono gli aspetti che mi hanno colpito di questa narrazione. Non si può resistere al fascino di questa donna, vera stratega e abilissima diplomatica, capace di destreggiarsi nel complicato intrigo di rapporti tra le potenze del tempo e di uscirne vittoriosa. Mi è piaciuto molto il modo in cui la Bellonci dipinge questo personaggio, umanissimo ed estremamente femminile. Una donna di potere e di governo che aveva una vera passione per gli abiti, i gioielli, la cosmesi, la bellezza in generale. Una donna che viveva intensamente la sua condizione di madre; ebbe nove figli, tra i quali tre maschi destinati a vite importanti, per i quali palpitava e si adoperava senza risparmiarsi. “Avevo dedicato venticinque anni di meditate invenzioni a favoleggiare e a crescere, col figlio delle mie viscere, il figlio del mio spirito.” La vita di corte viene descritta in modo mirabile, e davvero sembra di vederlo il gruppo di donne che fa compagnia alla Marchesa e segue le sue indicazioni in merito a pettinature elaborate, abiti raffinatissimi, musica, poesia e passatempi vari, e che naturalmente ha un suo ruolo nelle politiche del marchesato dei Gonzaga. Una dama di Isabella, detta la Brognina, spicca per bellezza e intelligenza, e coglie clamorosi successi a Milano, dove si è recata al seguito di Isabella, che è stata chiamata a conferire fasto e splendore alla corte ducale degli Sforza. Durante quel soggiorno, fitto di cene, di balli e di tornei, le vittime della bellezza della Brognina e del suo brillante gioco seduttivo furono molteplici e importanti: il rappresentante imperiale a Milano, Matteo Lang, vescovo di Gurk, il viceré di Napoli Raimondo de Cardona, e il Duca di Milano in persona.
Tra i tanti episodi narrati in questo romanzo, memorabile l’incontro tra Isabella e Lucrezia Borgia, sua cognata, e ben presto anche sua rivale in quanto diverrà amante del marito. L’incontro avviene a Mantova; la marchesa, nel predisporre l’accoglienza per l’illustre ospite, fa si che non venga disposta una sedia per lei, la quale è costretta a non trattenersi e a togliere presto il disturbo; e ricambia la scortesia andandosene senza salutare.
L’aspetto che mi ha più avvinta in questa lettura è stata, comunque, la bravura della scrittrice nel creare uno stile narrativo “antico” del tutto plausibile, fondamentale per immergere il lettore nel clima cinquecentesco e accompagnarlo in una sorta di viaggio nel tempo. Ho amato in particolare l’uso di termini antichi e desueti, capaci da soli di evocare una certa atmosfera, un’ ambientazione, la “tinta” di un’intera epoca. Affascinanti i termini che definiscono i colori: tané per castano, berrettino per bigio, carnicino per roseo, lionato per fulvo…così come tante altre parole, le costruzioni dei periodi, la sintassi in generale, che mi hanno fatto apprezzare ed amare non solo il grande personaggio storico di Isabella d’Este, ma anche la grande scrittrice Maria Bellonci! Che è stata capace di rendere la complessità psicologica e la grandezza storica della sua eroina punteggiando il testo di frasi icastiche e memorabili. Una su tutte: “La mia natura è tale che preferisco una calda angoscia ad una frigida pace.” Un motto che, tutto sommato, sento di poter adottare anche per me.

mercoledì 9 dicembre 2015

venerdì 18 dicembre alle ore 21,30

all'Evolution Jazz Cafè
a Empoli, Piazza Ristori 18
Presentazione di Pomeriggio alle Antiche Terme
Con gli Avicenne Jazz project 
... un libro in cui non si parla né di terme, né di antichità, e nemmeno di jazz...
un libro in cui si parla di DONNE ! 
Letture a cura di 
Cinzia Giuntoli
Carla Benedetti
Loredana D'Ermiliis