martedì 4 settembre 2012

Lettori in viaggio / 8



martedì 8 novembre 2011

LA SUDAMERICANA

Torno a casa con un treno del primo pomeriggio.
Davanti a me una donna dalla carnagione scura, tipo brasiliano; capelli castani striati di biondo raccolti strettamente sulla nuca, fronte ampia, zigomi larghi, naso pronunciato, pelle del viso con imperfezioni, bocca scolpita e segnata dal rossetto. Indossa un tailleur con gonna corta e attillata di un colore tra il grigio scuro e l’azzurro, ornato di profilature di colore dorato; sul sottogiacca nero a collo alto spicca una collanina d’oro con un ciondolo rotondo, a forma di timone. Niente orecchini. La gonna lascia scoperte le gambe lunghe e robuste, coperte da un paio di calze sullo stesso tono grigio-azzurro del tailleur, a rete lavorata con ampie decorazioni a motivo floreale.
Legge un libro in edizione economica, con la copertina tutta sui toni del giallo e dell’arancio, che riporta il titolo diviso in due nuvolette da fumetto: prima nuvoletta: “Perché mentiamo con gli occhi” seconda nuvoletta: “e ci vergogniamo con i piedi?”. Stringe nella destra una penna, e ogni tanto sottolinea o prende appunti, talvolta sul bordo, mettendo il libro di traverso e sfruttando tutta la lunghezza. A partire da Lastra a Signa fa una serie di sbadigli profondissimi. 

martedì 15 novembre 2011

CON LE DITA NEL NASO

Treno delle 7.16 per Firenze.
Ragazzo giovane, tra i 25 e i 30. Salito a Signa.
Capelli castano chiari, un bomber imbottito con il cappuccio, una sciarpa a quadri sui toni del grigio e dell’azzurro polveroso. Baffetti, barba volutamente malrasata.
Tira fuori dallo zaino un quadernone molto vissuto, con la copertina dai bordi un po’ arricciati e fogli che spuntano tra le pagine. Sembra stia ripassando una lezione. Poi rimette dentro il quadernone, trattiene solo un foglio piegato in due, è una fotocopia. Legge e alza lo sguardo, poi lo riabbassa, sembra ripetere tra sé e sé.
All’improvviso, quando il treno è ormai già ripartito da Firenze Rifredi e gli altri passeggeri si preparano alla discesa a Santa Maria Novella, fulmineamente rimette dentro lo zaino il foglio fotocopiato e tira fuori un libro, “Memorie di un cane giallo”, di O.Henry, in una edizione che non riesco a distinguere, forse Feltrinelli. Nei pochi minuti che mancano alla stazione di fine corsa si mette a leggere, e si infila più volte le dita nel naso.

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