sabato 24 settembre 2011

Lettori in viaggio / 1

IL GIGANTE BUONO
Mattina presto. Sul treno per Firenze. A Montelupo sale un ragazzo che si siede davanti a me e subito si mette a leggere. E’ un tipo corpulento, davvero grosso, con la fronte ampia, una gran massa di capelli biondi ricciuti e lunghi, legati a coda di cavallo. Ha gli occhi chiari, baffi e barba alla Cavour, una faccia liscia, rosa, giovane, occhialini dalla montatura piccola e dorata, che però per leggere si è tolto. Ha le mani paffute; sembrano mani di bambino, solo un po’ più grandi.  Indossa un ingombrante cappotto di pelle nera. Legge un libro in edizione economica, ne sbircio il titolo: Mario Rigoni Stern, “Il sergente nella neve” e “Ritorno sul Don”, riuniti in un unico volume. E’ molto concentrato nella lettura. Lo immagino buono, politicamente impegnato e di sinistra, colto, curioso. Non stacca gli occhi dal libro per tutto il viaggio; soltanto pochi secondi prima che il treno si fermi a Santa Maria Novella chiude il volume, si alza, lo infila in una tasca del cappotto e si prepara a scendere.
(Venerdì 10 dicembre 2010.)

LA FIDANZATINA
Ragazzina salita a Signa. Ha uno zaino leggero, è sola. Probabilmente va a scuola, deve essere al primo anno delle superiori. Indossa un cappottino di panno blu scuro e dal collo e dalle maniche spunta un maglione sempre blu a lana grossa. Ha i capelli lunghi, di un bel castano, mossi, con le punte a boccoli. Le guance rotonde da bambina, labbra tumide, pelle dalla grana biscottata, senza un filo di trucco. Estrae dallo zainetto un libro dalla copertina azzurra e si mette a leggerlo. “La ragazza di Berlino”, di Anne Wiazemsky. Le suona il cellulare. Risponde con una voce squillante, anche se il modo di parlare è pacato, tranquillo. Forse un fidanzatino; lei chiede subito: ”Sei davanti alla scuola?” e aggiunge “Ti sei fatto i capelli lisci stamani?” Poi risponde alle domande dell’altro. “Non avevo voglia di ripassare la lezione. Sto leggendo.” E poi ancora “Come, cosa leggo? Leggo il libro. Il libro mio.” Quando spenge il cellulare resta per un po’ con lo sguardo perso al di là del finestrino, il libro chiuso in grembo. Poi riprende a leggere.
(Mercoledì 12 gennaio 2011)

LA DONNA PRATICA
Sul treno delle 17.38 che mi riporta a casa.
Siede davanti a me una donna non giovanissima ma neanche vecchia, sui quarantacinque. Tipo sportivo, non molto curato; felpa blu piuttosto vissuta, jeans, scarpe tipo sneakers color marrone, giubbotto nero imbottito con pelliccetta al collo. Capelli rossicci, lisci, fini, a caschetto, con ricrescita bianca abbastanza evidente, occhiali dalla montatura rettangolare. Viso struccato, naso un po’ arrossato in punta. Per un po’ sonnecchia, si guarda intorno. Poi estrae un libro, la copertina sul davanti è blu, dietro gialla. “La civiltà villanoviana.” Inizia a leggere. Le squilla il cellulare. Comunica che siamo all’altezza di Montelupo, dà direttive per la spesa; non nomina nessun prodotto, si limita ad approvare la lista proposta dall’altra parte, dicendo a un certo punto: “Basta così, sennò poi avanza e ci tocca buttar via la roba.” E ancora: “Se vuoi comprarlo fallo pure, ma solo per te, costa un’esagerazione e io non ci trovo nulla di speciale.”
(Venerdì 14 gennaio 2011)

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