Mario Spinella
Le donne non la danno
Ma come si fa a intitolare così un
libro? C’è da vergognarsi a portarlo in
giro. E infatti, leggendo io prevalentemente sul treno, e non reggendo
l’imbarazzo di esibire in pubblico un libro così bizzarramente intitolato, ne
ho nascosto la copertina con una delle mie solite sovraccoperte fatte con una
pagina di
giornale, che applico ai libri che mi porto in spiaggia per
proteggerli dalla sabbia. Mi sono
accorta, una volta terminata la lettura e rimesso il libro sullo scaffale, che
la pagina di giornale che avevo utilizzato per la sovraccoperta era
evidentemente uno speciale dedicato alla salute e l’articolo che finiva per
spiccare sulla copertina del mio libro, scritto tra l’altro a grandi caratteri
in grassetto, era dedicato all’incontinenza maschile… “L’incontinenza da
urgenza. Nota anche come vescica
iperattiva, è il tipo d’incontinenza più diffuso tra gli uomini…” Cioè, era
meglio se i miei compagni di viaggio sul treno avessero letto il vero titolo
del libro… chissà che risate si sono fatti, mentre io, concentratissima sulla
lettura, macinavo pagina dopo pagina. Ho pensato però che forse questa curiosa
circostanza non avrebbe irritato l’autore Spinella, che, a giudicare da questo
romanzo, doveva avere un debole per il grottesco…
Il personaggio che funge da voce
narrante della storia è un tapiro ospite dello zoo di Milano. Un tapiro
marxista, per la precisione. Gli animali, in questo stravagante libro, formano
una sorta di società segreta che osserva gli umani, ne registra comportamenti,
pensieri e vicende varie. E il nostro tapiro segue da vicino quel che avviene
al signor Mario Spinella, detto Signor Spinella o, per brevità, dalle iniziali
di quest’ultima denominazione, SS. Questa è soltanto una delle numerose bizzarrie
nomenclatorie del romanzo, che accanto al Tapiro - di
nome Rikki - e a SS ci presenta la signorina Alatiel Bescapè detta Lalieta
nonché Lalli, un pretore che si chiama Vincenzo De Pretore, la gallerista vedova
Gliozzi… e poi gatti, farfalle e insetti che spiano gli umani, il tutto in un
profluvio inarrestabile di citazioni, divagazioni, divertissement, incisi,
condotti da una narrazione a tratti didascalica, a tratti saccente, un po' compiaciuta, talvolta delirante. L’esilissima trama che a fatica si fa strada
tra pagine e pagine di ragionamenti più o meno pretestuosi e paradossali prevede
che la graziosa signorina Lalli Bescapè, sonnambula e impiegata in una azienda che
produce computer, si trovi a fungere da anello di congiunzione tra la dimensione
ultraterrena da lei abitata quando è in trance e le misteriose e inquietanti
potenzialità dei calcolatori elettronici. Il tutto per arrivare a sancire una
connessione tra donne e computer e a delineare in chiusura di racconto un mondo
pacificato in cui le donne comandano e dove vi è cibo, pace e pane per tutti.
Ma cosa c’entra lo strano titolo con
tutto ciò? C’entra, o meglio c’entra con quello che le donne, appunto, non
danno, che, al di là dell’ammiccamento malizioso, è in realtà tutt’altra cosa
rispetto a quella cui l’allusione potrebbe far pensare. E che viene rivelata
soltanto nell’ultimissima pagina del romanzo, lasciando il lettore, a dire il
vero, a bocca aperta, e facendo venire la voglia di rileggere tutto da capo,
alla luce dell’ultima rivelazione.
Leggo che Mario Spinella, scomparso
nel 1994, ha avuto una vita davvero
densa. Poco dopo la laurea (in lettere, alla Normale di Pisa) è stato
lettore di italiano all’Università di Heidelberg, quindi soldato in Russia con
l’ARMIR, poi partigiano in Toscana, poi giornalista per “Vie nuove”, “Società”,
“Rinascita”; fu chiamato dai Padri Gesuiti a tenere corsi sul marxismo
all’Aloisianum. Infaticabile promotore culturale, fu direttore responsabile
della rivista “Utopia”, quindi redattore per “Il piccolo Hans” e “Alfabeta”,
curatore e traduttore di testi letterari e scientifici, nonché narratore e
romanziere. Un particolare che mi è rimasto molto impresso delle note
biografiche che ho letto è che aveva una passione per l’Orlando Furioso di
Ariosto, al punto da essersi in pratica innamorato del personaggio di
Bradamante; e il predominio di quest’ultima nel cuore di Spinella era insidiato
soltanto dalla Gilberte di Proust. Un intellettuale talmente ispirato da
innamorarsi di personaggi letterari… non credo ne esistano ancora. Mi sarebbe
piaciuto conoscerlo!
PRIMA FRASE
Il fatto, indubitabile, che io sia
un tapiro non toglie credibilità alle osservazioni e deduzioni che, nel corso
di una pluriennale esistenza, mi è stato dato di compiere a proposito delle
donne.
Nessun commento:
Posta un commento