MA
QUANTO PESA LA CREATIVITA’
All’Eremo di Montecastello (700 m a
picco sul Lago di Garda) partecipo nel giugno 2012 a un seminario residenziale
con la filosofa Francesca Rigotti : “Creatività e minimi sistemi”. Tre giorni
di filosofia, di lago, di natura, di compagnia insolita, e di una me stessa
diversa.
Ci
sono occupazioni tradizionalmente considerate femminili che, dopo una opportuna
trasfigurazione metaforica, vengono depurate dal loro significato materiale e
diventano degne del genere maschile. Si tratta di una vera e propria
espropriazione delle attività femminili attraverso una purificazione linguistica:
attività, concetti, ambiti che per una forma di bonaria misoginia vengono
considerati appannaggio femminile nella loro esplicazione realistica, ma
possono assurgere alla dimensione maschile una volta spogliati del loro significato
immediato e interpretati nella loro accezione simbolica e metaforica. Arti
minori che, opportunamente sublimate attraverso la metafora, assurgono al rango
di arti maggiori. Eccole qua, sono cinque:
1)
- tutto ciò che riguarda i fili e le attività ad essi connesse (filare,
tessere).
Le
donne, col filo, cuciono, tessono tele,
lavorano a maglia e all’uncinetto. Gli uomini tessono trame politiche e intessono
alleanze. Privato del suo aggancio realistico, il filo diventa immagine assai
più significativa e importante: camminare sul filo del rasoio, dare del filo da
torcere, reggere o tirare le fila. I ragionamenti hanno un filo logico.
2)
- tutto ciò che riguarda lo stirare.
Le
donne, col ferro da stiro, stirano i
panni. Stirare vuol dire “togliere le pieghe”, e quindi “spiegare”. Cioè, come
recita il Devoto-Oli, “appianare una difficoltà di natura intellettuale;
chiarire, rendere accessibile alla mente, illustrare”. Siamo passati dall’asse
da stiro sistemato in soggiorno all’aula magna dell’Università.
3)
- le attività di cucina.
Tradizionalmente,
alle donne è affidata la cucina routiniera, quella di tutti i giorni. Gli
uomini invece hanno l’appannaggio della eccezionalità, nella più domestica
delle ipotesi si dedicano al barbecue, in quella più mondana sono grandi chef.
In senso figurato, poi, cucinare è utilizzato nel linguaggio giornalistico
(cucinare un articolo) o per indicare il modo con cui si trattano le persone (cucinare
a fuoco lento, per le feste, a puntino…) E non ci soffermiamo sulle
innumerevoli metafore di ambiente culinario… sono fritto… cosa bolle in
pentola…finire dalla padella nella brace…
4)
- tutto quel che attiene il contatto con l’acqua. Le donne, con l’acqua, lavano
i pavimenti, i panni, i figli. Gli uomini solcano gli Oceani ed effettuano
avventurosi viaggi. Indicativo in questo senso l’incontro tra Ulisse e
Nausicaa, avvenuto sulla spiaggia dell’isola dei Feaci: lui, come sappiamo, è nel
bel mezzo di una delle tante tappe del suo avventuroso viaggio, lei si è recata
con le ancelle a lavare i panni. E linguisticamente? Lavare l’onta, lavare col
sangue, lavarsene le mani…
5)
- infine, tutto quel che attiene la procreazione: concepimento, parto,
allattamento. La capacità generativa non è una competenza che si possa
acquisire, pertanto si tratta di un campo ad esclusivo e assoluto dominio
femminile, difficilmente espropriabile… Per questo l’espropriazione metaforica
deve essere molto, molto più forte. Ed ecco che dalla pro-creatività femminile si passa alla creatività maschile…
…il
pensiero è come un grosso gomitolo di filo arrotolato, a tratti strettamente, a
tratti in modo più lento, e visivamente è raffigurabile come il groviglio delle
meningi nel cervello, del tutto simile, a guardarlo, al groviglio delle
viscere. Due diversi tipi di raffigurazione, di cui il primo collegabile alla creatività
come un atto etereo e leggero, un parto dell’ingegno, un parto metaforico e
quindi indolore, proprio perché ricondotto alla capacità generativa maschile,
del tutto astratta e estranea a quella femminile; quest’ultima è fisica e
carnale, riconducibile, appunto, al groviglio di viscere.
Il
parto maschile produce le idee immortali; le donne, invece, producono gli
esseri mortali. E quali sono i tratti caratterizzanti questa diversa idea di
creatività, intesa nella sua accezione femminile, legata alla gravidanza e al parto?
-
è qualcosa che
sta vicino alle origini
-
è qualcosa di
autentico, non è copia né riproduzione
-
è qualcosa di
nuovo, fuori dal comune
Questo
diverso modello di creatività, quindi, non è leggerezza, non è l’idea carina
che improvvisamente ti si dipana dal cervello. Creatività è gravità, come
gravido è il ventre delle donne in attesa. La creatività si realizza attraverso
lo sforzo e la fatica che accompagnano la gestazione; e il parto creativo, come
il parto fisico, è sgravio, liberazione.
Creatività
è la grazia della pesantezza.
Francesca Rigotti, Partorire con il
corpo e con la mente – Creatività, filosofia, maternità, Bollati Boringhieri
2010