La
nota segreta
Marta
Morazzoni
Ho
avuto l’impressione che questo libro mi aspettasse, aspettasse proprio me.
“La
nota segreta” è la storia di un amore assolutamente - apparentemente - impossibile tra una suora
e un diplomatico inglese. Tra l’altro, storia realmente accaduta, nel 1736, a
Milano, dove avviene l’incontro fatale, nella chiesa del monastero di Santa
Radegonda. Il particolare che mi ha reso cara questa storia, e che ne è, poi,
il tratto distintivo, è che, date le circostanze, l’incontro non avviene tra i
due protagonisti, ma tra il protagonista maschile e la voce della protagonista
femminile. Infatti il diplomatico inglese John Breval si innamora della voce
della giovanissima Suor Paola ancor prima che di lei, udendola dalla chiesa
mentre dietro la grata che separa le monache dal mondo intona, assieme a
un’altra suora più anziana, anch’essa cantante e dotata di un raro talento
musicale, lo Stabat mater di Pergolesi. Pergolesi morì proprio nel 1736, a Pozzuoli,
appena ventiseienne, e lo Stabat mater è la sua ultima - sublime – composizione. Suor Paola e la
suora più anziana, Suor Rosalba, ne sarebbero state, quindi, tra le primissime
interpreti.
Suor
Paola ha voce di contralto, e a questa voce lo Stabat mater pergolesiano affida
pagine di commovente bellezza, con una linea di canto che sovente si colloca nelle
zone basse della tessitura e che valorizza i toni cupi e brumosi del registro
grave della voce femminile. John Breval, tipico gentiluomo inglese, diplomatico
per di più, elegante e compito, frequentatore di salotti e fine conversatore, viene
attratto, fino ad innamorarsene, non dalla voce cristallina e svettante del
soprano, ma dall’altra, quella che sonda gli abissi del dolore e della
desolazione. Egli sente che quella voce
– e soltanto quella – risuona nelle parti più recondite e forse insoddisfatte
del proprio animo; e di quella si innamora, tanto da trovare il coraggio di concepire
un ardito piano di fuga per strappare l’amata voce al convento e portarla via
con sé, e disegnare così un nuovo futuro per entrambi – lui, che in Inghilterra ha
moglie e figli, dovrà rinunciare alla sicurezza della famiglia e del suo
prestigioso lavoro.
Ma
non tutto va come dovrebbe andare, e i due innamorati affrontano varie
traversie; anche se poi, come nelle più romantiche delle storie, il quadro si
ricompone, e alla fine Paola ottiene persino lo scioglimento dai voti dalla
sacra penitenzieria di Roma.
E’
un romanzo fatto di silenzi, dato il carattere assai riservato dei due
protagonisti; silenzi che restano predominanti e che nemmeno il canto delle
monache riesce a scalfire. In tali silenzi si inserisce spesso la voce della scrittrice,
che non esita a intervenire in prima persona nella narrazione con commenti e
osservazioni che spesso servono anche a
risolvere snodi narrativi complicati. A dire il vero, il finale del romanzo è
un po’ in tono minore; gli eventi iniziano a rarefarsi ancor prima di giungere
alla conclusione, che è tracciata quasi per accenni. Insomma, come succede
spesso nei romanzi d’amore, il narratore accompagna i due protagonisti fino
all’altare; quel che succede dopo non lo sappiamo… Ma non per questo il romanzo
non mi è piaciuto, anzi. La storia è troppo suggestiva per non affascinarmi e i
due protagonisti sono troppo innamorati a dispetto di tutto e di tutti per non
guadagnarsi le simpatie dei lettori, me compresa ovviamente.
Mi
dicono che il Monastero di Santa Radegonda non esiste più, anche se è rimasta
in piedi la Chiesa. Non
escludo di recarmi in visita a tale chiesa, prima o poi, per omaggiare la
memoria di due persone che per amore seppero rompere i sigilli delle rispettive
clausure, reali o metaforiche che fossero.
PRIMA
FRASE
Nel
monastero di Santa Radegonda in Milano visse e operò, all’incirca dalla prima
metà del 1700, tale Rosalba Guenzani, monaca benedettina. Suor Rosalba fu per
un certo tempo il vanto del monastero, nota in tutta Milano e forse anche fuori
dal confine della città e dello stato che era già nelle mani degli Asburgo. Era
nota, la monaca, per avere una dote, la voce, e un talento musicale raro.
ULTIMA
FRASE
“E’
vero, eminenza. Oggi abbiamo avuto, a portata delle nosre orecchie, le due più
belle voci che si conoscano in Italia e non solo, e non ne abbiamo goduto che
per cenni di parole. Che spreco! Anche per loro. Non canteranno mai più
insieme. E forse non canteranno più, né a maggior gloria di Dio né per il bene
degli uomini”, e il cardinal Petra scosse la testa. Era sinceramente
dispiaciuto.
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