13
dicembre 2011
LA MONOCOLA E IL FREQUENTATORE DI BIBLIOTECHE
Treno
per Firenze delle 7.22
Un
treno che viene da Siena, stracolmo di studenti che escono a decine e decine,
sembrano non finire mai.
Salgo
e trovo subito da sedere. Di fronte a
me, una donna sui tentacinque, con i capelli castano/ramati, lisci, lunghi, con
un ciuffo sulla fronte così compatto che le copre completamente l’occhio
sinistro. Ha un naso importante, niente trucco, vistose borse sotto gli occhi,
o almeno sotto l’occhio visibile, che pare verde chiaro. Ha un corto giubbetto di pelle con un bel
collo di pelliccia, pantaloni sportivi color fango, stivaletti. Legge “L’educazione
delle fanciulle”, di Franca Valeri e Luciana Littizzetto; sul retro di
copertina vedo che ci sono vistosi adesivi con codici a barre, tipici dei libri
acquistati a sconto al supermercato. All’altezza di Montelupo chiude il libro,
lo infila in borsa e si mette a smanettare sul cellulare.
Accanto
a me, un signore distinto sui cinquantacinque, capelli radi e fini castano
chiaro, occhi azzurri, occhiali appesi al collo con una cordicella, un bel
vestito di tessuto operato che forma minuscoli quadrettini bianchi e
grigio/verdi, sotto una camicia azzurro chiaro, cravatta blu, belle scarpe
marroni. Legge un libro dalla copertina di un rosso squillante, ha infilato tra
le pagine a mò di segnalibro una striscia di cartoncino su cui sta scritto
Biblioteca Vallesiana.
Anche
lui più o meno a Montelupo smette di leggere, si mette il libro in grembo (“Ratti
rossi”, Xiaolong Qiu) , appoggia la testa e dorme.
22
dicembre 2011
PRECIPITOSA
RICERCA DELLA FELICITA’
Treno
da Firenze delle 16.28
Una
volta partiti, dato che accanto a me non c’è nessuno, appoggio sul sedile vicino
al mio borsa e portacomputer. A Rifredi una ragazza appena salita mi fa: “Posso?”
e non appena libero il posto si siede precipitosa, quasi gettandosi. Indossa un
piumino imbottito lungo color verde, con il cappuccio contornato di pelliccia,
anch’essa verde. La sbircio di profilo, ha i capelli corti e lisci sul
castano/rossiccio, porta occhiali dalla montatura verde. Estrae da una borsa un
libro, un volumetto sottile, piegato su se stesso: “Felicità in questo mondo.
Un percorso alla scoperta del buddismo e della Soka Gakkai”. Si mette a
leggerlo scorrendo le righe con il dito, ha le unghie curate, laccate di smalto
trasparente. Quando il treno arriva a Lastra a Signa, non più di dieci minuti da quando è salita,
alza la testa dal libro e si accorge che è la sua fermata, scatta su e si
precipita all’uscita.
23
dicembre 2011
LA
GIOVANE CONTADINA RUSSA
Treno
da Firenze delle 18.10
Di
fronte a me una donna giovane, ma non giovanissima, fuori moda, fuori tempo;
robusta, faccia larga, tonda, assolutamente priva di trucco, naso a patata,
labbra sottili, capelli castani corti con ciuffo fermato di lato da una
molletta; un maglione marrone a collo alto, pantaloni neri di velluto
sciupacchiati e lisi sui ginocchi, scarpe da ginnastica nere un po’ infangate.
Il maglione è ampio, ha dovuto arrotolare le maniche troppo lunghe; al polso
sinistro, un orologio swatch nero; all’anulare la fede. Sembra una giovane e
robusta contadina russa. Sulle ginocchia tiene ben aperto un libro voluminoso,
dalla copertina cartonata, con la sovraccoperta dai tenui colori pastello. “Ho
un castello nel cuore”, di Dodie Smith. Legge composta, senza muoversi. Le
suona il cellulare, risponde in italiano, ma con un forte accento slavo.
“Arrivo tra dieci minuti”.
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