giovedì 19 aprile 2012

La coda di Berta (nei tubi)

L’Assessorato e il Consiglio delle pari opportunità del Comune di San Giuliano Terme organizzano “La primavera delle donne”, ciclo di incontri in cui scrittrici locali presentano altre scrittrici locali. E’ nell’ambito di questo ciclo che il 13 aprile sono stata chiamata a presentare “Berta nei tubi”, raccolta di racconti scritti da Maria Rita Battaglia. Il luogo dell’incontro è la saletta convegni della stazione di San Giuliano. Arrivo in anticipo sull’orario, faccio due passi in questo luogo dove non sono mai stata. Quello che credo sia il centro del paese è carino, c’è l’atmosfera silenziosa e retrò tipica delle località termali. Passeggio, scatto delle foto come una turista. C’è molto verde e questo è un particolare che mi  predispone positivamente. 

 
Con Maria Rita Battaglia ci siamo viste una sola volta, ci siamo scambiate dei messaggi; quanto ai suoi racconti, li ho letti e riletti. All’inizio mi hanno lasciata un po’ interdetta, tanto grande mi è subito sembrata la distanza tra Maria Rita e me; distanza di temi e soprattutto di stile. Però mi sono detta che è proprio dalle diversità e dai confronti che possono nascere  le riflessioni più interessanti e stimolanti. Se Maria Rita avesse avuto il mio stesso stile, la mia stessa ispirazione, cosa mai avrei potuto chiederle? E ne sarei stata incuriosita? Chissà. Invece i suoi racconti così surreali e, a tratti, onirici hanno finito per conquistarmi. Anche perché mi sono accorta che in definitiva non sono affatto così surreali né tantomeno onirici, ma molto più realistici di quanto sembri; è lo stile narrativo che ti spiazza,  e che non seguendo una concatenazione classicamente logica ti costringe ad una lettura su più piani. Le situazioni, i personaggi descritti rimandano ad altro, ed è in questa operazione di rimando che lo stile di Maria Rita si fa apprezzare.
Un architetto in visita ad una cliente si accorge che quest’ultima ha la coda, una lunga coda imposta dal marito.
Un iguana mangia pezzi di banana seduto a tavola, imboccato come un bimbo. “Una famiglia regolare”.
I ritratti degli avi appesi ai muri colano via nei tubi del riscaldamento.
In un teatro che è un mattatoio o forse è una chiesa, un manicomio, un bastimento, attrici bistrate distratte recitano la pazzia di Orlando.   
Mahasveta, una danzatrice che è una donna tigre, si accoppia con il danzatore Charu, che, alla fine, la paga per la sua prestazione e prende l’autobus per Bufangi.
Realtà e finzione, allucinazione e cronaca, spiegazione e allusione convivono nella stessa pagina, trasmesse attraverso uno stile che rivela la passione per le parole in quanto suoni, per le assonanze e le consonanze, per il divertimento nell’accostarle seguendo criteri non tanto logici ma piuttosto estetici, di pura estetica acustica, che ne asseconda e ne gusta i fonemi.
 “Saputelli e sapidi”
“Saccente, secerne sentenze.”
“Attrici bistrate distratte attraversano in trance il transetto di questa tragica cattedrale.”
Del resto, anche “Berta nei tubi”, il racconto che dà il titolo alla raccolta, ha una chiara assonanza con un’ altra denominazione artistica: “Marta sui tubi” nome di un gruppo punk folk italiano. 

 
Io e Maria Rita parliamo di queste cose e di altro, di famiglia e maternità, di oriente e della donna, “il negro del mondo” secondo la definizione di Yoko Ono riportata dalla mia ospite; parliamo di legami familiari e del precariato giovanile, del futuro incerto e del presente altrettanto incerto, del confronto con il “diverso da noi” che dobbiamo, in fondo, soltanto accettare come parte ineluttabile dell’ esistenza.
Le nostre chiacchiere sono accompagnate dalle letture di Cristina Sanae Valota e Antonio Ferazzoli, e intervallate dal magico suono dell’arpa di Francesca Andreazzoli.
Un pomeriggio piacevole, che mi ha lasciato la intrigante sensazione di essere dotata di una coda, e di non essermene mai accorta.
Il blog di Maria Rita Battaglia si trova all’indirizzo www.cartataglia.blogspot.com. Lì sono riportati tutti i racconti della raccolta “Berta nei tubi”, pubblicata dalla casa editrice 18:30 (collana I Tags) con licenza creative commons. Ne consiglio caldamente la lettura.

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