domenica 6 novembre 2011

Le interviste impossibili / Umberto Eco

CRISTINA PRETI: Buongiorno, professore.
UMBERTO ECO: Buongiorno… (tace, gira la pagina del libro che ha in mano e continua a leggere)
CP… forse la disturbo? Vuole che torni più tardi?
UE: No, no… venga pure. Mi scusi, ma sono immerso in una lettura così appassionante. Un trattatello di Invernizio da Pergoleto sul Millenarismo, corredato da una serie di accurati ritratti dei più importanti esponenti del movimento. Lei conosce Invernizio da Pergoleto, immagino.
CP: … ecco… se devo essere sincera…non è che questo nome al momento mi sovvenga in modo particolare e …
UE: Capisco, capisco. Tra gli studiosi di millenarismo ormai è noto soltanto Charles Du Prêtre De la Clef Du Roi. Tutti conoscono soltanto lui, per il resto, zero. O tempora, o mores! E lei cosa ha letto di Charles Du Prêtre De la Clef Du Roi? “Le millénarisme et le jardin suspendu”?
CP: (Ma di cosa sta parlando?)… mi spiace deluderla, ma non ho fatto studi così approfonditi e …
UE: “Le merveilleux monde du millénarisme distrait”?
CP: …non conosco nemmeno questo testo…
UE “Le millénarisme, cet inconnu”? E’ il testo più conosciuto. Un classico.
CP: Guardi, mi appunto questi titoli e quando torno a casa me li procuro e li leggo…
UE: Scusi, ma vedo qui che quando mi hanno messo in agenda l’appuntamento con lei l’hanno definita scrittrice. Pensavo avesse una cultura adeguata alla sua qualifica. Ma evidentemente non è così. O tempora, o mores!        
CP: (Dio mio. È matto.) Sono mortificata. Le assicuro che non appena arrivo a casa…
UE: Invece di perdersi in scuse si metta sotto con lo studio. Mi sembra proprio che le manchino le basi. Poveri noi. O tempora… Dunque, se è definita scrittrice sarà perché ha scritto un libro.
CP: (Finalmente! Forse si comincia a parlare di cose normali) Esattamente, è proprio così!
UE: Bene. Come si intitola? E di cosa tratta?
CP: Il mio romanzo si intitola “La donna che morì bevendo caffè”. Tratta del rapporto madre-figlio.
UE: Ah. Topica classica.
CP: Scusi?
UE: Classica, classica. Topica classica.
CP: (Ma cosa ha capito?) … professore…io non voglio certo contraddirla, ma il mio romanzo non è che si concentri su questi argomenti … come dire… così scabrosi… parla soprattutto del rapporto madre-figlio e…
UE: E io cosa ho detto? Scabrosi? Quali argomenti scabrosi? Ho affermato soltanto che la topica è classica. Non può certo darmi torto. Non vorrà sostenere che la topica non è classica. A meno che lei non conosca il significato della parola “classica”…
CP: Ma no, si figuri, semmai è sull’altro termine che potrei avanzare qualche dubbio…
UE: Quali dubbi? Nessun tipo di dubbio su topica, spero. Cos’è la topica? Notoriamente il  metodo per individuare tipi di argomentazione persuasiva in questioni non risolvibili col ragionamento apodittico. Conosce lei il ragionamento apodittico?...
CP: (Dio mio, ma cosa vuole questo?) Dunque apodittico… guardi io posso solo provare a ... apò… beh mi vengono in mente altre parole che cominciano con apò… apostata, apocalisse, apostrofo…
UE: Ma cosa dice? Suvvia, si concentri… ragionamento apodittico… apodittico!
CP: (Gesù e adesso? Che figura…) Guardi, cerco di arrivarci… lascio perdere apò e mi concentro su “dittico”… dunque dittico a differenza di trittico che indica un qualcosa composto di tre parti ne indica una composta di due… quindi il ragionamento apodittico è quello che deriva dal confronto di due  questioni…e…
UE: Lei sta arrancando, è chiaro… apodittico, semplicemente il contrario di anapodittico. E quali sono le verità anapodittiche?
CP: Le verità… anapo…
UE: Guardi, se io le dico “ogni cerchio ha un centro”, il giudizio formulato è apodittico o anapodittico?
CP: (Dunque manteniamo la calma… ho il 50 e 50 di possibilità.... mi butto.) Ma ovviamente apodittico, professore.
UE: Vede? Vede che non è difficile? Non è adeguatamente preparata, eppure mi sento di affermare che può farcela. E dunque torniamo a questo suo scritto, questa “Donna che morì bevendo caffè”. In che epoca è ambientata la storia?
CP: (Ecco, via, forse è la volta buona che si comincia.) Ai nostri giorni. La donna muore nel settembre 2007…
UE: Quindi dopo il Concordato di Worms.
CP: Come ha detto, scusi?
UE: La vicenda è ambientata dopo il Concordato di Worms.  
CP: Bè… presumo di si.
UE: Che vuol dire “Presumo di si”? I casi sono solo due. La vicenda si svolge o prima o dopo il Concordato di Worms. Allora?
CP: (Accidenti a lui. Devo rispondere. Non ricordo nulla di questo cavolo di Concordato, ma sarà roba del medioevo.) Dopo, professore. Si svolge dopo.  
UE: Bene. Ma non creda di potersela cavare così. Ricorda la data del Concordato di Worms?
CP: (Oh Dio, si ricomincia.) Io… ora con esattezza non ricordo… diciamo che  potrebbe essere verso… il 1100, 1200…
UE: Mi scusi, ma è una risposta inaccettabile. Una scrittrice quale lei proclama di essere non può non ricordare la data del Concordato di Worms, snodo storico fondamentale, che segnò la momentanea chiusura del conflitto per le investiture tra Stato e Chiesa. Immagino che se non sa in quale data fu sottoscritto questo concordato tra Enrico V e papa Callisto II, non saprà niente nemmeno del canonista  Ivo di Chartres, che negli ultimi anni del secolo undicesimo…
CP: (Aiuto. Meglio scappare…) Mi scusi professore… mi sta squillando il cellulare. Devo salutarla.
UE: Come? Se ne va? Ma… lei voleva intervistarmi, farmi delle domande sui miei libri, sulle mie tecniche di scrittura… o sbaglio?
CP: Si, si, è così, ma… sarà per un’altra volta. E’ stato un piacere… arrivederci professore. (scappa precipitosamente)
UE: Arrivederci, arrivederci. (Scuote la testa) Che strano tipo. Tutti così questi giovani, pieni di ambizioni ma ignoranti come capre. O tempora, o mores! Dunque dov’ero rimasto? Ah! Il mio Invernizio da Pergoleto! (si rimette a leggere)

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