giovedì 6 ottobre 2011

Lettori in viaggio / 2

LA RAFFREDDATA, L’INGLESE, IL TOPO DI BIBLIOTECA E L’ARCHITETTO
Sul treno delle 7.09 per Firenze. Accanto a me si siede una ragazza alta, giovane, con i capelli castani e lisci, gli occhiali, pelle del viso molto bella, levigata e bianca, mani curate con unghie laccate di colore scuro. Ha degli orecchini a pendente lunghi, una fila di pietrine scure  (corniola?) tra le quali ne spicca una color ambra. All’anulare destro un anello d’argento con un brillantino. E’ raffreddata; ogni tanto si soffia il naso. Ha narici sottili, eleganti. Estrae un libro dalla borsa e si mette a leggere: “Cent’anni di solitudine.” Le soffiate di naso diventano più frequenti. Si sta commuovendo?
Davanti a me un uomo sui quarantacinque, che in gioventù deve aver avuto i capelli chiari, biondi, ora in avanzata fase di ingrigimento. Occhi celesti.  Ha una faccia larga e lunga, da inglese, lo vedrei bene  con i favoriti recitare in un film tratto da Jane Austen. Ha una sciarpetta blu annodata intorno al collo, su un maglione scollo a V, anch’esso blu. Legge un libro dal titolo “Un corpo nel lago”, non riesco a decifrare il nome dell’autore, troppe consonanti, certo uno dell’Europa del nord, di quelli che vanno ora di moda,  magari uno svedese.
Accanto a lui un signore sulla cinquantina, tutto grigio: capelli abbastanza folti  grigio/bianchi, gilet a rombi grigi, neri e bianchi, pantalone grigio. Indossa un paio di occhiali molto spessi, rotondi, da topo di biblioteca. Legge un tascabile della serie Urania, ma non riesco a distinguerne il titolo. E’ immerso nella lettura, tanto da stare con la faccia quasi dentro il libro, forse anche perché ci vede poco e ha bisogno di avvicinare molto gli occhi alla pagina. A Montelupo si riscuote,  inizia frettolosamente a prepararsi e scende a Lastra a Signa. 
Al suo posto si siede un passeggero appena salito sul treno, sui quarantacinque. Tipo freak: capelli castano-grigi, lisci, un po’ lunghi, pettinati con la divisa nel mezzo. Occhiali rettangolari, baffi e barba quasi completamente bianca. Indossa una camicia a righe colorate sotto una giacca blu, la camicia è sbottonata al collo. Porta una sciarpa a righe blu scure, oro e bordeaux. Indossa un cappello di feltro bordeaux, morbido, e se lo toglie subito dopo essersi seduto. Lo immagino architetto, o forse restauratore. Ha in mano un libro, un volumetto dalle pagine patinate, non tanto corposo, illustrato. Si mette subito a leggerlo: “Le Madonne di Vitale”.
L’inglese che legge noir svedesi scende a Firenze Rifredi. Io, la ragazza raffreddata e l’architetto a Firenze Santa Maria Novella.
(Giovedì 10 febbraio 2011)

IL PATRIOTA
Treno del mattino. Mi siedo di fronte a un signore immerso nella lettura. Un libro di grande formato con la copertina cartonata e la sovraccoperta. Antonio Caprarica, “C’era una volta in Italia”. I colori dominanti della copertina sono il bianco, il rosso e il verde. Il signore si aggira sui cinquantacinque/sessanta, ha la faccia larga e tonda, capelli corti grigi, con attaccattura alta sulla fronte, piccoli occhiali dalla montatura dorata, irrimediabilmente fuori moda. Passiamo da Montelupo e lui, all’improvviso, chiude il volume, se lo appoggia in grembo, serra gli occhi e si addormenta.
(lunedì 14 febbraio 2011)

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