lunedì 26 settembre 2011

Le interviste impossibili/ Alessandro Manzoni

Cristina Preti: Buon giorno, Maestro. Posso chiamarla così?
Alessandro Manzoni: Faccia pure. Sa un po’ di direttore di coro, o di banda, ma può andare.
C. P: E’ che non so come ci si debba rivolgere a lei. Professore? Dottore?
A.M: Lasci perdere, è meglio. Vada per Maestro e chiudiamola qui.
C. P.: Bene, Maestro. Immagino che lei non ne possa più di interviste.
A.M.: Guardi, ne ho rilasciate talmente tante che ormai non ci faccio più nemmeno caso. Speravo che dopo la mia dipartita dal mondo terreno la gente si placasse, e invece niente. Mi tormentano anche qui, vengono a intervistarmi dal passato e dal presente. Anche dal passato remoto, intendo; l’altro giorno si è presentato Platone, voleva parlare con me dell’amore platonico.
C.P.: E lei cosa gli ha risposto?
A.M.: L’ho cacciato, ero di malumore. E lei, invece, di cosa vorrebbe parlarmi?
C.P.: Io veramente vorrei parlarle di qualcosa di molto terreno, nulla a che vedere con l’amore platonico o simili. Volevo parlare con lei dei suoi venticinque lettori.
A.M.: Cosa? Scusi, ma a me, l’autore dei Promessi Sposi, il romanzo italiano per eccellenza, dell’Adelchi, della lirica che inizia con quell’incipit memorabile,  “Ei fu…”  e che contiene il celeberrimo verso “Ai posteri l’ardua sentenza”, a me, dico, vuol chiedere questa sciocchezza… cos’è che ha detto? I venticinque lettori!
C.P. : Sarà anche una sciocchezza, esimio Maestro, ma l’ha scritta lei… le cito testualmente: dai Promessi Sposi, capitolo 1. “Pensino ora i miei venticinque lettori che impressione dovesse fare sull’animo del poveretto quello che s’è raccontato.”
A.M. Ah, ma vabbè, era una forma retorica, una espressione di modestia…
C.P. Ah sì? Ma io pensavo che questa storia dei venticinque lettori fosse vera.
A.M. Non nego che, all’inizio, avevo una gran paura di non vendere il mio romanzo e temevo di poter contare al massimo su una ventina di lettori. Subito dopo la pubblicazione tempestavo l’editore di chiamate per sapere come andavano le vendite. Ma le risposte dell’editore, ecco, come dire? Mi rassicurarono subito. “I promessi sposi” diventò immediatamente un best-seller. Ma… di grazia, perché le interessa questo particolare?
C.P. Maestro, anche io ho scritto un libro.
A.M. Ah si? E di cosa tratta?
C.P. Si intitola “La donna che morì bevendo caffè”. La storia del rapporto tra una madre e un figlio, ricostruita da quest’ultimo dopo la morte della madre.
A.M. Tutto qui? Non ci sono altri intrecci?
C.P. Bè è un tema vasto, le assicuro…
A.M. Eh, ma benedetta ragazza, avrebbe dovuto ampliarlo un po’… ci sono intrighi?
C.P. Forse… qualcosa…
A.M. Com’è morta questa signora? L’hanno uccisa?
C.P. Dovrebbe leggerlo per scoprirlo…
A.M. Ci sono potenti che tramano alle spalle dei protagonisti?
C.P. Potenti? Ma no, è una storia di ambiente borghese…
A.M. C’è un bel quadro storico di riferimento?
C.P. E’ ambientata al giorno d’oggi…
A.M. E qualche prete, c’è? Una monaca? Qualche alto prelato, magari corrotto…
C.P. In verità no… però io mi chiamo Preti… forse può essere sufficiente…
A.M. Suvvia, non faccia la burlona. Mi sembra di capire che sia una storia un po’ esile. E perché voleva sapere dei miei venticinque lettori?
C.P. Così… per un confronto. E’ che ho l’impressione di conoscere uno per uno chi ha comprato il mio libro… sa, abito in una cittadina piccola, di provincia… in libreria mi conoscono. Quando mi vedono le commesse mi aggiornano subito… ne abbiamo vendute due copie… una alla moglie del commercialista Tale, una alla moglie dell’ avvocato Talaltro…
A.M. Comunque un pubblico qualificato, sento… liberi professionisti…
C.P: L’altro giorno, ero sul treno, ho ricevuto un sms da una mia cara amica. Diceva: “Sono in libreria e assisto in diretta all’acquisto del tuo libro!” Subito le ho risposto chiedendole: “E chi lo sta comprando?” E lei: “Mezz’età, alto, un po’ freak, capelli grigi ricciuti”. Guardi, Maestro, non ci dormo la notte su questa descrizione, non riesco a capire chi possa essere. Un po’ freak! Mai frequentati fricchettoni in vita mia. Mi sento quasi offesa.
A.M: Un consiglio: se vuole vendere, non si offenda di nulla. Guardi me; gli studenti  italiani mi odiano perché il mio romanzo viene fatto leggere a scuola e per il semplice fatto che si tratta di una lettura imposta dai programmi ministeriali se potessero mi darebbero fuoco. Ma io non mi offendo delle loro imprecazioni e dei loro accidenti, che pure mi raggiungono tutti. Non mi offendo affatto  perché intanto sono state acquistate migliaia e migliaia di copie del mio romanzo. Anche da quassù percepisco i diritti d’autore sa? Avevo firmato un contratto molto, molto lungimirante.
C.P. Insomma, cosa devo fare?
A.M. Ma secondo i suoi calcoli, a quanti lettori siamo col suo romanzo… Il caffè della donna che morì bevendo…
C.P. No, Maestro, “La donna che morì bevendo caffè.” Guardi, secondo i miei calcoli dovremmo essere a ventidue.
A.M. Compreso il tipo freak.
C.P. Si, compreso il fricchettone.
A.M. Non saprei cosa dirle. Come sa, funziona il passa-parola… uno lo legge, lo dice ad un altro… certo che il tema dovrebbe essere un po’ più interessante… benedetta ragazza! Se almeno lo avesse ambientato ai tempi della prima o della seconda guerra mondiale, avrebbe potuto farlo adottare come libro di testo nelle scuole medie…
C.P. Niente da fare, c’è pure una scena di sesso; non mi pare il caso di proporlo agli studenti.
A.M. Guardi, non so che dirle. Intanto me ne porti una copia, vedrò cosa posso fare. Ehm… quanto ai  suoi ventidue lettori… ecco… le do dei buoni sconto del 20% per l’acquisto dei Promessi Sposi, l’ultima edizione con i commenti critici più aggiornati… se vuole distribuirli a questi suoi 22 amici… non si sa mai… gli italiani dovrebbero tutti possedere almeno una copia del mio romanzo, ma può accadere che…
C.P. Va bene Maestro, distribuirò ai miei 22 lettori i suoi buoni… e per quanto riguarda il mio libro?
A.M. Le farò sapere… le farò sapere…

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