Per lavoro organizzo una iniziativa a Lucca. Si tratta di un Seminario sulla formazione della Polizia Locale, e quando mi dicono che la sede convegnistica che ci è stata assegnata è la Casa del Boia mi suona un tantino di presa di giro. I vigili urbani alla Casa del Boia, non c'è male. Chiedo informazioni a un amico architetto lucchese; mi rassicura, dicendo che la struttura è molto bella, inaugurata da poco dopo un restauro seguito a un lunghissimo periodo in cui la costruzione ha versato in uno stato di totale abbandono e fatiscenza. Collocata proprio sulle mura di Lucca, in prossimità di Porta Elisa, diventerà un centro multimediale dedicato alla Via Francigena. Mi tranquillizzo; vabbè, qualcuno farà dell'ironia, però, a dispetto del nome, il contesto mi sembra sufficientemente nobile. Mi metto l'animo in pace e vado avanti. Il giorno del seminario il tempo è splendido, in questo autunno che fa il verso all'estate e che si presenta con giornate che se ne fregano del calendario. Arrivo alla Casa del Boia
passeggiando sulle mura, il primo ad accogliermi è un ragazzone dall'aspetto poco rassicurante, calvo ma con lunghi boccoli grigi ai lati della testa, che mi pare in perfetta sintonia con la denominazione del luogo. Invece è il tecnico, che inizia subito a occuparsi dei classici problemi di schermo, videoproiettore e computer che tanto complicano la vita di chi organizza questo tipo di iniziative. Io, intanto, dò un'occhiata intorno. Me l'ero immaginata come un antro spaventoso, una specie di caverna da orco feroce, e in effetti la sala principale della costruzione, una sala a volte dall'architettura monumentale e suggestiva, grazie a una illuminazione che fa l'occhiolino agli effetti cinematografici, può risultare un tantino inquietante. Ma non c'è nulla da temere, nella sala principale si attende oggi l'arrivo di un sottosegretario per una iniziativa che riguarda la nuova legge di stabilità; nulla a che vedere con gli affari del Boia. La cui storia, però, mi incuriosisce. Mi documento un po'. (www.lemuradilucca.it)
passeggiando sulle mura, il primo ad accogliermi è un ragazzone dall'aspetto poco rassicurante, calvo ma con lunghi boccoli grigi ai lati della testa, che mi pare in perfetta sintonia con la denominazione del luogo. Invece è il tecnico, che inizia subito a occuparsi dei classici problemi di schermo, videoproiettore e computer che tanto complicano la vita di chi organizza questo tipo di iniziative. Io, intanto, dò un'occhiata intorno. Me l'ero immaginata come un antro spaventoso, una specie di caverna da orco feroce, e in effetti la sala principale della costruzione, una sala a volte dall'architettura monumentale e suggestiva, grazie a una illuminazione che fa l'occhiolino agli effetti cinematografici, può risultare un tantino inquietante. Ma non c'è nulla da temere, nella sala principale si attende oggi l'arrivo di un sottosegretario per una iniziativa che riguarda la nuova legge di stabilità; nulla a che vedere con gli affari del Boia. La cui storia, però, mi incuriosisce. Mi documento un po'. (www.lemuradilucca.it)
Nella tranquilla Lucca repubblicana tra il 1629 e il 1783 si erano contate in tutto ottantadue esecuzioni capitali, eseguite secondo i classici sistemi dell'impiccagione o con la decapitazione con una mannaia. Con il Principato di Elisa Baciocchi fu introdotto il Codice penale napoleonico, particolarmente severe nel definire le pene capitali, ma per le esecuzioni fu adottata la più moderna ghigliottina. Quando serviva, veniva affittata dalla vicina Pisa, con esecutore compreso.
Con il Ducato borbonico (1817 - 1847), restato in vigore il Codice napoleonico nella sua forma più severa, si decise di far costruire una ghigliottina lucchese, copiando il modello utilizzato a Firenze; a realizzarla furono gli artigiani Giuseppe Ripari e Sante Maggini. Fu inoltre assunto un esecutore di giustizia fisso, il romano Tommaso Jona, che non trovando ospitalità da nessuno fu sistemato in questo edificio isolato ai margini della città. Il 17 maggio 1825, alle ore 16, si giustiziò, sul prato di Porta San Donato, Francesco Ramacciotti, colpevole d'omicidio, il quale "ebbe luogo di incignare la ghigliottina nuova." nel 1831 fu giustiziato Pietro Pagano, un girovago napoletano che aveva ucciso e derubato un compagno di viaggio mentre, nel percorrere la strada tra Pisa e Genova, si trovavano nella macchia di Viareggio. Nel 1834 Jona dovette
giustiziare l'autore di un atroce misfatto, Michele Petroni, di Colognora di Valdiroggio. Aveva avvelenato il padre e il fratello, facendo strazio del cadavere di quest'ultimo con una roncola e precipitandolo in un burrone.
giustiziare l'autore di un atroce misfatto, Michele Petroni, di Colognora di Valdiroggio. Aveva avvelenato il padre e il fratello, facendo strazio del cadavere di quest'ultimo con una roncola e precipitandolo in un burrone.
Ma nel 1845, quando fu pronunciata la condanna a morte di ben cinque imputati rei di furti violenti e sacrileghi, il settantaduenne Jona, vista l'età, fu dispensato da quell'incarico. L'uomo, evidentemente molto affezionato al suo lavoro, se ne ebbe talmente a male che rassegnò le dimissioni. A eseguire le cinque decapitazioni con la ghigliottina sistemata sul prato di Porta San Donato fu chiamato il boia di Parma, aiutato da tre figli. Nell'autunno 1846 fu poi assunto Benedetto Paltoni, di Reggio di Modena. L'annessione di Lucca alla Toscana e l'abolizione della pena di morte provocarono l'assalto popolare al carcere di San Giorgio, dove la ghigliottina era conservata.
"Il 10 ottobre, mentre nel Palazzo Ducale il marchese Rinuccini prendeva possesso di Lucca a nome di Leopoldo II, il popolo percorreva la città gridando "evviva" ed abbattendo gli stemmi borbonici. Uno dei motivi per i quali il Granduca di Toscana meritatamente si acclamava era l'abolizione della pena di morte da lui decretata il 4 ottobre. Al grido popolare di "abbasso la pena di morte", un altro ne seguì: "fuori la guigliottina". A quella parola d'ordine la massa dei dimostranti si precipita verso le carceri di San Giorgio ed esige la consegna della guigliottina e del palco. Sulla piazza si fa un monte di tutti i materiali, poi vi si appicca il fuoco. Mentre il fumo e le fiamme di quella pira si allungano verso il cielo il popolo applaude e le campane di Sant'Anna suonano a stormo. Dirigeva quelle operazioni Don Alisio Giambastiani, un tipo di prete assai strano, temperamento sovreccitabile che terminò la vita in manicomio. Il Giambastiani s'intitolava "cappellano del popolo" ed era sempre l'auriga di ogni dimostrazione popolare. (Cesare Sardi nel volume "Esecuzioni capitali a Lucca nel secolo XIX", stampato dalla tipografia G.Giusti, Lucca 1911).
Quando le fiamme si spensero rimase intatta solo la lama della ghigliottina ed allora il Giambastiani gridò che ne prendeva consegna in nome del popolo e che ne avrebbe curato la distruzione. Stando al racconto di Cesare Sardi, "nei giorni che seguirono il Giambastiani andò con alcuni amici a Viareggio portando seco la lama della guigliottina. Noleggiata una barca prese il largo e gittò quella lama negli abissi del mare".
Pare che il boia Paltoni, rimasto senza stipendio, si dedicasse a fabbricare e vendere certi impiastri di erbe, che venivano utilizzati nientemeno che per curare il mal di testa...
Torno al presente. I miei vigili discutono di degrado urbano e di contrasto all'evasione fiscale...tutt'altra storia... per fortuna.
Link alla notizia dell'iniziativa
Quando le fiamme si spensero rimase intatta solo la lama della ghigliottina ed allora il Giambastiani gridò che ne prendeva consegna in nome del popolo e che ne avrebbe curato la distruzione. Stando al racconto di Cesare Sardi, "nei giorni che seguirono il Giambastiani andò con alcuni amici a Viareggio portando seco la lama della guigliottina. Noleggiata una barca prese il largo e gittò quella lama negli abissi del mare".
Pare che il boia Paltoni, rimasto senza stipendio, si dedicasse a fabbricare e vendere certi impiastri di erbe, che venivano utilizzati nientemeno che per curare il mal di testa...
Torno al presente. I miei vigili discutono di degrado urbano e di contrasto all'evasione fiscale...tutt'altra storia... per fortuna.
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