domenica 15 gennaio 2012

Tra Pratolini e Proust, ovvero buoni propositi per l'anno nuovo

E’ successo la prima volta a Milano, nell’autunno scorso; ingannando il tempo dell’attesa dell’eurostar per Firenze tra gli scaffali della Feltrinelli, alla stazione centrale, mi accorgo quasi per caso che tra le migliaia di volumi presenti in libreria c’è anche il mio, allineato sullo scaffale dei titoli disposti per ordine alfabetico in una posizione che si colloca – come puntualmente indicano due targhette applicate sul bordo della mensola – tra Pratolini e Proust.
Nei giorni seguenti, alla prima occasione vado da Feltrinelli a Firenze, cerco di capire dove sono gli scaffali degli autori per ordine alfabetico, li trovo, e appena scorgo le due targhette Pratolini – Proust controllo se tra i volumi allinenati nello spazio così delimitato emerge la costola violacea del mio romanzo. C’è!
Per le feste natalizie trascorro qualche giorno in Umbria. A Perugia non può mancare una sosta da Feltrinelli e stavolta  - non c’è due senza tre - vado a colpo sicuro: le targhette che indicano la presenza dei volumi di Vasco Pratolini e Marcel Proust mi guidano alla ricerca della Donna che morì bevendo caffè. Che c’è, tra un Metello e una edizione completa della Recherche.
Se non altro, sono in buona compagnia…
Rimugino tra me delle possibili relazioni tra questi tre cognomi. Pratolini viene – in modo abbastanza evidente - da prātum, prāti, col significato di distesa di terreno più o meno coltivato; anche l’etimologia di Preti è di immediata evidenza; Proust è probabilmente una contrazione di Prévost, antico termine che significa “funzionario pubblico”… col fiorentino Pratolini, quindi, posso vantare una comunanza di tipo esclusivamente geografico, mentre con Proust condivido il profilo professionale…
Mi sovviene, però, un’altra suggestione: ma vorrà pur dirmi qualcosa questo accostamento? Cosa ho letto, cosa so di Vasco Pratolini? E di Marcel Proust?
Dell’autore fiorentino  posso dire a colpo sicuro di aver letto cinque romanzi, perché possiedo un volume che li riunisce tutti e so di averlo letto addirittura più volte, da ragazzina: Il quartiere, Cronaca familiare, Cronache di poveri amanti, Le ragazze di San Frediano, Metello. I romanzi sono tutti scritti e pubblicati nella seconda metà degli anni ’40, il volume che ho io risulta pubblicato nel 1982 ed è probabilmente in quell’anno che l’ho letto per la prima volta. Romanzi che ho letto e riletto, quindi, e che ho molto amato; tutti ambientati nella Firenze degli anni del fascismo, della seconda guerra mondiale e dell’immediato dopoguerra, (eccetto Metello), dei quali mi è rimasta dentro, struggente, al di là dei dettagli della trama, la raffigurazione di una città che ho sempre frequentato da provinciale; una città grande e piccola nello stesso momento, attraversata da avvenimenti di portata internazionale e nel contempo da vicende piccole, quotidiane. 
I personaggi sono molti, Pratolini ne narra le storie minime, che giorno per giorno si intrecciano per le strade popolari dei quartieri fiorentini; Santa Croce, San Frediano.
Cronache di poveri amanti è ambientato in Via del Corno (dietro Palazzo Vecchio) ed è stato forse il mio preferito. Ci sono dei personaggi memorabili, come i Quattro Angeli Custodi, (le quattro giovanette di Via del Corno), tra le quali Aurora, sedotta dal Nesi carbonaio e in seguito amante del figlio di lui; e poi il ciabattino Staderini, la Signora (una vecchia maitresse che seduta dietro una finestra controlla tutti i minimi  accadimenti di Via del Corno, aiutata dalla cameriera Gesuina), Maciste l’antifascista, Ugo l’ortolano, i fascisti Osvaldo e Carlino.
Il romanzo di cui ricordo meno particolari, invece, è Metello; di quel romanzo mi resta la memoria del tema forte del lavoro e della politica, dall’anarchia al socialismo, e dei personaggi ancora una volta tipicamente pratoliniani, dipinti con molto realismo come poveri diavoli, senza nessun tipo di enfasi né di accento eroico, nemmeno per i protagonisti.
Un primo buon proposito per l’anno nuovo potrebbe essere quello di rileggere Metello. Ma, se ci penso appena un po’ di più, trovo che un proposito ancora migliore potrebbe essere quello di dedicarmi all’altro mio vicino di scaffale, e leggere Proust… perché si, lo ammetto, io, della Recherche, non ho letto nulla, nemmeno il primo volume.
So, come sanno tutti, che la Ricerca del tempo perduto è composta da sette volumi, che il primo si intitola Dalla parte di Swann, che inizia con la celeberrima frase “A lungo, mi sono coricato di buonora”, e che a un certo punto il protagonista mangia un particolare biscottino – una  madeleine – che gli riporta alla memoria (il meccanismo della memoria involontaria…) ricordi di un tempo lontano. Si, ma non so nient’altro, e questa lacuna mi appare improvvisamente un po’ grave. Insomma, è giunto il momento di porre rimedio a questa ignoranza, e quale migliore momento se non l’inizio dell’anno nuovo, quando si è animati dai migliori propositi e si è pieni di energia?
E ecco che sul mio comodino se ne stanno già, in fiduciosa attesa, i libri che mi aspettano in questo 2012: la Recherche, nei volumi dei Meridiani Mondadori, traduzione di Giovanni Raboni. E accanto, non si sa mai, Metello … nel caso l’altro buon proposito venisse meno…

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