martedì 13 dicembre 2011

Lettori in viaggio / 5

Giovedì 29 settembre 2011.

IL GIOVANE MANAGER
Treno Frecciarossa per Milano. Partenza da Firenze alle ore 9.00.
Di fronte a me, un giovane manager. Completo giacca e pantalone blu scuro, camicia a righine azzurre, cravatta sottile, blu. Scarpe legate, marrone scuro. Calvo, sopracciglie folte, accuratamente sbarbato, odoroso di dopobarba; bocca ben disegnata, volitiva. Dita senza anelli, mani piccole con peluria che dai polsi si allunga sul dorso. Parla continuamente al cellulare. Accento romanesco, ma controllato. Appuntamenti, percentuali, forniture, segretarie, I.V.A., fatture, spedizioni, merci, ufficio di collocamento, paesi esteri – Dakar, Ginevra, Shangai - nomi stranieri – Willy, Josè, Duke, Jennifer. Chiude una conversazione, digita un numero e ne inizia un’altra. Ininterrottamente.  Ogni tanto, parlando, consulta l’agenda, grande e sottile, con copertina di pelle nera lavorata. Prende qualche appunto. Dopo circa mezz’ora ininterrotta di telefonate, e siamo già quasi a Bologna, con mossa fulminea estrae un libro dalla borsa nera appoggiata a terra e si mette a leggere. “Per sempre” di Edoardo Nesi. Legge muovendo piano la bocca, sillabando a bassissima voce, impercettibilmente, le parole. Dopo pochi minuti, afferra il cellulare e digita un messaggio. Si rimette a leggere. Va avanti forse una pagina, quindi armeggia di nuovo con il cellulare e spedisce un altro messaggio. Siamo ripartiti da pochi secondi da Bologna, riprende il cellulare e fa una telefonata. E’ arrabbiato, è successo qualcosa che lo irrita; appoggia il libro sul tavolinetto e si lancia in una lunghissima conversazione che dura più di mezz’ora. Riprende il libro, legge forse mezza pagina, nuova telefonata. Prosegue così per tutto il viaggio: breve lettura a voce bassissima, messaggi, telefonate. Fino a Milano, dove arriviamo alle 10.45.

Martedì 4 ottobre 2011

LA TAMPONATA
Treno delle 7.23 per Firenze. Accanto a me una donna sui cinquanta. Ne sbircio il profilo. Capelli lisci sulle spalle, occhiali rettangolari dalla montatura sottile e blu, mento piccolo e sfuggente. Soprabito leggero  di un bel marrone/ruggine, jeans, ai piedi ballerine nere. All’anulare della destra, un anello caratterizzato da una grossa pietra scura. Appoggiata sulle ginocchia una grande borsa marrone, con una sciarpetta color crema legata al manico. Sopra alla borsa ha appoggiato un libro aperto, di cui non vedo né copertina, né titolo. Stringe in mano un lapis, mi accorgo che lo ha utilizzato per sottolineare il testo e per prendere appunti ai margini delle pagine. E’ distratta, guarda fuori. Distinguo i titoli dei capitoli sulle pagine del libro aperto: “La parola giusta”, e poi: “Parti col piede giusto”. Un libro sulle tecniche di comunicazione, forse, sull’empowerment personale. Ma la lettrice pare aver voglia di riflettere, più che di leggere. Guarda fuori dal finestrino e pensa. Verso Montelupo gira pigramente pagina. Compare in neretto un capitolo intitolato: “Parole d’oro, parole di piombo.” La lettura non va avanti. A Rifredi, mentre il treno è fermo per la discesa e la salita dei passeggeri, le suona il cellulare. Velocissima, chiude il libro e risponde. Voce corposa, bassa, ma un po’ arrochita; accento dell’Italia del nord. Un secondo per i saluti e poi, subito:
“Ma sai cosa mi è successo a Milano. Ero in macchina nel parcheggio del supermercato, stavo uscendo, una ha fatto retromarcia e mi ha colpito in pieno. Sono scesa, e quella è scappata. Eh ma le ho preso la targa, so già chi è e dove abita. E’ che con questa crisi la gente non paga più le assicurazioni. Per questo quella è scappata. L’ho raccontato a Fabrizio e ci siamo ricordati di quando fu tamponato lui. Rammenti anche tu? Era la figlia dei proprietari della fabbrica di fiammiferi *****. Poverina, si scusò tantissimo, era molto spaventata. Sistemammo tutto. Eh ma adesso il mondo è cambiato.”

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